La Bella e la Bestia

Creato il 07 marzo 2014 da Mattia Allegrucci @Mattia_Alle
Se si provasse a paragonare la pellicola di Christophe Gans con, ad esempio, il popolare e omonimo film d'animazione Disney, sarebbe anche troppo facile sminuire il lavoro del francese. Tuttavia evitiamo qualunque confronto (che, per me, è la più becera e semplicistica forma di analisi) e concentriamo le nostre forze invece sul perché questa nuova edizione de La Bella e la Bestia, tornata in Francia dopo l'epica versione di Jean Cocteau, non funziona. La storia è ben nota a tutti, tuttavia Gans cerca di sfruttare l'effetto sorpresa troppo spesso, sviluppando la narrazione su tre diversi piani temporali: il presente, dove due bambini stanno ascoltando la storia narrata da due sinuose labbra che, secondo il regista, dovrebbero restare avvolte nel mistero; la storia stessa, un ipotetico passato che verrà confermato (o smentito) nel finale; i flashback narrativi, dove scopriamo il "misterioso" passato della Bestia famelica, brutta e spaventosa.Un mostro che in realtà mostro non è, probabilmente a causa della reinvenzione contemporanea dei tipici freak: se dopo Twilight vampiri, zombie e licantropi hanno subito mutazioni più eleganti e meno spaventose, più attraenti e meno repellenti, perché non fare lo stesso con la Bestia? Ecco, infatti, che ci troviamo di fronte ad un gattone dal pelo liscio con un brutto carattere, un leone selvatico da addomesticare. Spetta a Belle, una Léa Seydoux fresca di scandali e premi (e ancora fluttuante nel caldo colore blu, dalla fontana delle lucciole alla bandana da contadina) e pronta a tuffarsi in questa ennesima prova; bella lo è, la Seydoux, ma forse lo sono di più i costumi che indossa, ad opera di Pierre-Yves Gayraud, forse anche a causa di una sceneggiatura realizzata dallo stesso Gans e da Sandra Vo-Anh che non aiuta per nulla lo spettatore ad immergersi in questa narrazione a singhiozzo raccontata da una voce fuori campo, la quale ogni tanto interrompe la fluidità del racconto per tornare al presente e ricordarci che ci sono un paio di bambini che stanno ascoltando una storia raccontata da quella misteriosa ragazza che misteriosa non è per nulla (un po' per la voce, un po' per le labbra). Tra momenti canonici, alcune scene ben realizzate e ottime panoramiche, troviamo anche momenti vuoti e inutili, come una sequenza in cui André Dussollier parla da solo o la Seydoux che gioca ad un'improbabile nascondino assieme a degli improbabili mostriciattoli vittime della maledizione della Bestia, presentati dalla voce fuori campo come i migliori amici di Belle quando invece non hanno una vera e propria importanza nella storia. E ancora: i sentimenti della ragazza nei confronti del mostruoso essere che mutano dal giorno alla notte senza un motivo concreto, il cervo d'oro telefonatissimo e tante altre cose che preferisco non citarvi un po' per mancanza di voglia e un po' per non rovinarvi quel poco che c'è in questo film. Consigliato solo ai bambini più piccoli di sette anni che non hanno mai conosciuto questo racconto, anche se c'è sempre il film di Trousdale & Wise anche per loro. Ecco, alla fine il paragone è scappato. 

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