Roma è una città bellissima. Ha qualcosa che ti resta dentro e non t'abbandona, che ti fa sospirare. Roma è il colosseo illuminato, San Pietro e l'imponenza della bellezza, piazza Trilussa e tanta gente che beve e ride e mangia ed è felice.
Roma è una canzone sussurrata, un film d'autore, una notte d'amore.
Roma è anche Termini a mezzanotte, la mia rabbia e la mia indignazione.
Ero appena scesa da un treno ed ero stanca, assonnata e felice. Amico CNVMEN camminava col mio gigantesco ombrello multicolor, e io trascinavo un trolley rotto, un brutto paio di scarpe e un sorriso sciocco.
Dovevamo decidere se fare un giro per la capitale o dirigerci di filato a Fiumicino e, nel frattempo, consumavamo una cena romantica a base di cheeseburger e mc toast alla fermata dell'autobus.
Davanti a noi, file di tassisti aspettavano i clienti e, intanto, chiacchieravano in romanesco stretto.
Poi abbiamo sentito gridare. Roma di notte è anche questo: gente che parla a voce alta, probabilmente ubriaca, magari divertita.
Non ci abbiamo fatto caso, lì per lì.
«La sta a mena', la sta a mena' n'altra volta. Mo' l'ammazza, sicuro che mo' l'ammazza», ha esordito un tassista.
Io e Amico CNVMEN siamo rimasti impietriti.
Una delle guardie giurate di Termini ha preso la ricetrasmittente e ha detto qualcosa là dentro, prima di spiegare: «Ma io non posso fa' niente. In 'ste cose non mi ci metto».
Ci siamo alzati in piedi, siamo andati a guardare che succedeva.
Via Marsala n° 12. Un uomo alto, coi capelli rasati, muscoloso, con una canottiera nera, urlava contro una giovane donna, alta pure lei, coi capelli lunghi e scuri.
Lei gli chiedeva di essere lasciata in pace, e lo scostava, lui la prendeva per i capelli, per il collo, le gridava cose che non capivamo. La spingeva contro il muro, con forza, la schiaffeggiava, la buttava per terra. Lei trovava la forza per rialzarsi, lui allora si allontanava e lei lo inseguiva. Ed erano altre botte.
I tassisti, tra una sigaretta e l'altra, si godevano lo spettacolo, i passanti non distoglievano lo sguardo da terra, la guardia giurata era andata non si sa dove.
Ho preso il cellulare e ho chiamato i carabinieri, mentre Amico CNVMEN non perdeva di vista la strana coppia che intanto si stava spostando in direzione di una traversa.
Lei s'era buttata per terra e lui le si era inginocchiato davanti. Allora lei s'era alzata di nuovo, ma senza scappare, senza lasciarlo.
Abbiamo aspettato venti minuti e nel frattempo la lite perdeva intensità e la riacquistava ciclicamente. Quando i carabinieri sono arrivati, noi siamo corsi loro incontro. Amico CNVMEN ha descritto la scena e i protagonisti, e i carabinieri hanno domandato: «Erano stranieri?». Solo questo.
I due, poco distanti, sembravano tranquilli, erano seduti per terra con le mani tra i capelli.
Abbiamo visto che venivano chiesti loro i documenti, li abbiamo osservati parlare coi due uomini delle forze dell'ordine. Poi un carabiniere ha porto all'uomo un accendino.
Si sa, dopo aver sfogato i propri istinti, una sigaretta è d'obbligo. Poco importa che gli istinti di quell'uomo prevedessero pestare una donna in mezzo alla strada, tirarle i capelli, metterle le mani attorno al collo, sbatterla contro il muro.
La volante se n'è andata via a sirene spente, io e Amico CNVMEN non sapevamo che fare, che pensare, disgustati da quello che avevamo visto, dall'indifferenza della gente, dalla sottomissione di lei, dall'aggressività di quella bestia, e dal fatto che i carabinieri, arrivati dopo venti minuti, volessero sapere solo se erano stranieri.
Intanto, lei e lui si avvicinavano all'ingresso della stazione, discutendo. Ci sono sfilati accanto e li abbiamo sentiti parlare.
Lei, era evidente, non era italiana. Anche su di lui non c'erano dubbi: era romano.
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