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La Bibbia e il Corano

Creato il 25 febbraio 2013 da Profrel
La Bibbia e il Corano Il Corano è il testo sacro della religione islamica: il termine arabo significa lettura o recitazione di un testo a fini liturgici.
Alla base c'è una rivelazione di Allah al suo profeta  Maometto, attarverso l'angelo Gabriele, di un messaggio destinato a tutti gli uomini.
Esso è diviso in 114 Sure o capitoli, per un totale di 6219 versetti.
Per i cristiani ed ebrei la Bibbia è stata ispirata da Dio; per i musulmani il Corano è stato rivelato, parola per parola, da Dio al profeta Maometto. Proprio per questo la recitazione liturgica del Corano deve avvenire sempre e comunque in arabo.
Questo testo, lungo quasi quanto il Nuovo Testamento della Bibbia cristiana, non è strutturato nel modo in cui sarebbe stato rivelato a Maometto, ma secondo la lunghezza dei capitoli, che sono generalmente più brevi verso la fine del libro.
Diversi sono gli argomenti trattati: prescrizioni etiche e morali; moniti sulla venuta dell'ultimo giorno e del giudizio finale, narrazioni che riguardano la vita dei profeti che precedettero Maometto (Adamo, Noè, Abramo, Isacco, Mosè, Elia, Giovanni Battista, Gesù) e dei popoli presso i quali essi furono inviati; regole riguardanti la vita religiosa o sociale come il matrimonio, il divorzio e l'eredità.
La Bibbia e il Corano Il messaggio fondamentale è che esiste un solo Dio, il creatore di tutte le cose, che richiama continuamente l'umanità alla sua adorazione e al suo servizio.
Il Corano si riferisce di continuo all’Antico Testamento e, in modo particolare, alle tradizioni e ai racconti: li esamina, li valuta, li utilizza e li trasforma.
Così per il Nuovo Testamento il Corano raccoglie le tradizioni attorno a Gesù (alla sua vita e alle sue opere), anche se in misura minore rispetto all’Antico Testamento.
In ogni caso gli eventuali paralleli con il testo biblico vengono sviluppati in modo diverso.
Così Abramo, nel Corano, è immagine del vero credente. La differenza sostanziale non riguarda semplicemente il fatto che, per la tradizione musulmana, egli sacrificò il figlio Ismaele e non Isacco, come invece riporta la tradizione giudaico-cristiana, bensì l’assenza d’un riferimento storico-salvifico, che invece è sempre presente nel testo biblico. Il Corano riserva un interesse particolare per alcuni libri: Genesi ed Esodo. Sono narrati continuamente, e ripresi in diversi punti e modi, i racconti della creazione del mondo e dell’uomo, nonché le storie di Noè, d’Abramo, di Mosè e dell’esodo, come pure la storia di Giuseppe. È presente anche il racconto di Babele, però riletto diversamente: è il faraone d’Egitto a chiedere la costruzione della torre (cf. 40,36-38).
La Bibbia e il Corano Il Corano non percepisce la distinzione tra Antico e Nuovo Testamento e, diversamente, dal cristianesimo, non rilegge l’Antico in funzione del Nuovo, né si riconosce nelle radici giudaiche. Sporadici e poco significativi i richiami alla vita di Gesù, ai suoi miracoli, agli apostoli.  La morte e la risurrezione di Gesù ricevono un’interpretazione molto diversa rispetto ai Vangeli. L’immagine di Gesù, per Maometto, è stata contraffatta dagli stessi cristiani. Gesù non può essere figlio di Dio (cf. 19,34-35) né Maria può aver partorito un Dio ed essere all’interno della Trinità: Dio-Gesù-Maria. Di solito si presenta Gesù come il Figlio di Maria: di Giuseppe non si parla minimamente.
Nella sura 19,30-33, Gesù bambino parla di se stesso presentandosi come servo di Dio, colui che ha ricevuto il Libro (il Vangelo) ed è diventato un profeta: egli è stato benedetto da Dio che gli ha prescritto la preghiera e l’elemosina fino al giorno della sua morte.  Gesù, nel Corano, 11 volte è citato con il titolo di Cristo e 13 con il nome Gesù Cristo. Tuttavia, l’appellativo “Cristo” non è stato recepito in senso escatologico né messianico: è il nome proprio di Gesù.
Gesù appare come modello di fede, o quale norma della fede nel Corano. La stessa sua madre, Maria, è un modello da seguire per tutti gli uomini di buona volontà d’ogni tempo (cf. 66,14).
È rifiutata in misura totale la morte in croce di Gesù perché Dio non abbandona mai i suoi profeti (cf. 3,52-54; 4,155-159).
Chi volesse  approfondire, può leggere integralmente il testo da cui ho tratto alcune di queste informazioni: cliccate qui.

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