Scritto da: Ivan Lagrosa 12 marzo 2014 in Attualità, News, Politica Inserisci un commento
365 sì, 156 no e 40 astenuti. Questi i numeri con cui la legge elettorale, il cosiddetto Italicum, ha finalmente ottenuto il sì definitivo alla Camera. Ora la palla passa al Senato.
L’iter che ha portato all’approvazione definitiva della legge è stato una vera e propria corsa ad ostacoli che l’Italicum ha sì superato, ma lasciando dietro di se non pochi feriti.
Accantonando per il momento ostacoli e feriti, vediamo in cosa consiste l’Italicum. Il punto fondamentale della nuova legge elettorale è il doppio turno: se nessuna coalizione riuscisse a superare la soglia del 37% dei voti, si andrebbe ad un ballottaggio tra le prime due classificate. La coalizione vincente otterrebbe in questo modo un premio di maggioranza (massimo il 55% dei seggi) che assicurerebbe governabilità al Paese.
Le soglie di sbarramento sono fissate al 12% per le coalizioni, al 4,5 per i singoli partiti delle coalizioni e all’8% per i partiti che decidono di non stringere alleanze.
Infine ci sono liste bloccate che, essendo molto corte – al massimo sei nomi – assicurano all’elettore la possibilità di conoscere le persone a cui andrà il voto, come prescritto dalla sentenza della Corte Costituzionale.
Questo è l’Italicum. Vediamo ora in cosa consistono gli ostacoli che ha superato.
Primo scoglio per la legge elettorale è stato il tema delle preferenze: caldeggiate da molti, bocciate qualche anno fa con un referendum dai cittadini, molti deputati hanno cavalcato oggi questo tema per cercare di affossare l’intera riforma. L’emendamento che avrebbe introdotto le preferenze è stato bocciato dalla Camera con uno scarto di appena 35 voti.
Un altro pericolo scampato – se così si può dire – è stato quello dell’alternanza di genere, bocciata con appena 20 voti.
Questi gli ostacoli superati. Rimane solo più da vedere in cosa consistano le ferite che la legge elettorale sta lasciando dietro di sé.
Quando parliamo di ferite politiche, parliamo come sempre di Partito Democratico. Lì infatti si sta consumando la resa dei conti tra la vecchia guardia e la nuova classe dirigente che ha vinto le primarie. Dalle pagine di Repubblica Matteo Renzi attacca e denuncia la volontà che c’è stata da parte di esponenti del Pd di affossare la legge elettorale per affossare lo stesso Segretario del Partito, una sorta di rivincita dopo la sconfitta delle primarie.
In effetti, è singolare che oggi tutti i leader del Pd, penso a Bersani o Bindi, che in questi anni non sono riusciti a cambiare la legge elettorale oggi si affannino così tanto per cercare in tutti modi di affossare l’Italicum. Questa situazione all’interno del Pd è stata descritta in modo a mio avviso perfetto da Roberto Giachetti (Pd): “Improvvisamente noi siamo nella repubblica delle banane nel nostro gruppo, per cui quelli che erano maggioranza (Bersani e Bindi ndr) e hanno imposto la scelta di silurare la mia proposta, oggi che sono minoranza decidono di fare come gli pare”.
Camera Governo legge elettorale matteo renzi 2014-03-12