Da un po’ di tempo non mi occupavo di Fini Gianfranco, il nostro «amatissimo» presidente della Camera. Oggi infatti avevo intenzione di scrivere due righe sulla proposta aberrante di Frattini (che comunque stimo) di liquidare a ogni immigrato clandestino 1700 euro per tornarsene a casa. Poi però mi sono detto: che dico? Che non è giusto? Certo che non lo è. Ma poi? Così alla fine ho lasciato perdere. È scontato che quella del ministro Frattini sia una proposta irricevibile. E certamente non avevamo bisogno di Bossi e di tutto il folklore leghista per capirlo. Era sufficiente fermarsi un attimo e ascoltare il signor Buonsenso.
Tornando comunque a Fini – che magari in cuor suo sarà pure d’accordo con la proposta del ministro, viste le recenti evoluzioni sul tema immigrazione – leggevo nei giornali di oggi che il nostro Presidente ha deciso di sospendere la nota regola (non scritta) che gli imporrebbe – in quanto figura istituzionale – di non partecipare alle campagne elettorali del proprio partito o della propria coalizione, poiché queste comprometterebbero la sua posizione super partes, rendendolo non più il Presidente di tutti. Ebbene, pare che abbia scoperto che forse non esserlo non è poi così importante. Da qui la decisione di dimenticarsi della nota regoletta e di partecipare a una serie di comizi a Milano per promuovere il candidato del terzo polo, un certo Palmeri, già consigliere comunale nel capoluogo lombardo.
Chiaramente salta all’occhio la capacità di Fini di relativizzare le dichiarazioni passate, che spesso assumono il granitico valore dell’intransigenza, fino ad attribuire alle posizioni assunte un valore parametrato alla convenienza contingente. Eccolo dunque cambiare repentinamente idea. Se ieri dichiarava a caratteri cubitali che lui sul palco a fare campagna elettorale per la Polverini non ci saliva perché comprometteva la sua posizione super partes (nonostante la Polverini fosse cosa sua), oggi sembra che l’idea non lo disturbi affatto per il candidato del Terzo Polo alle comunali di Milano. E di fatti, messo da parte lo scranno di Presidente della Camera, e rivestito il caro abito dell’arringatore di folle, eccolo in fase amarcord nuovamente a esternare tutta la sua vis polemica e politica contro il PDL e la Lega, contro la Padania (che non esiste, e sul punto potrei pure essere d’accordo) e le ronde. Insomma, in un tripudio retorico, pare abbia (ri)scoperto (?) che in fin dei conti essere o no la terza carica dello Stato non è un grande ostacolo all’attività politica. Anzi, si potrebbe persino azzardare l’idea che se un giorno egli verrà ricordato per qualcosa, probabilmente lo sarà per aver modificato la prassi istituzionale che tanto gli era cara, quando ha dovuto sfruttarla contro Berlusconi.
In tutto questo – ancora una volta (e certo non sono il solo) – mi chiedo dove sia il Capo dello Stato, sempre così attento al rispetto delle prassi e delle regole istituzionali, ma troppo spesso capace di sorvolare sulle condotte non proprio super partes del nostro «amato» Presidente della Camera…
Autore: Il Jester » Articoli 1379 | Commenti: 2235
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