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LA CASA 4 – WITCHCRAFT (1988) di Martin Newlin (Fabrizio Laurenti)

Creato il 19 ottobre 2013 da Fascinationcinema

la casa 4 fascination cinema 200x300 LA CASA 4 – WITCHCRAFT (1988) di Martin Newlin (Fabrizio Laurenti)Che sublimi i tempi dei sequel apocrifi! Da grandi artigiani-autori quali erano, i registi degli anni settanta lanciavano i generi, negli anni ottanta scimmiottavano il mercato americano con risultati mai disprezzabili. Nello specifico, i film prodotti dall’autoctona Filmirage del grande Aristide Massaccesi rappresentano un malinconico ma sincero addio al cinema che fu, un meccanismo ben rodato costruito su pseudonimi inglesi, locandine lazzarone ed una confezione il più esportabile possibile (magari arruolando vecchie glorie in stallo lavorativo).

Chi può dimenticare titoli come “L’alcova” (1984), “Killing Birds2 (1987) o Troll 2 (1990)? Ma nel bizzarro carnet del produttore e regista romano non potevano mancare le case maledette, vero fenomeno cinematografico di fine decennio. Ecco serviti allo spettatore ben tre capitoli sul tema: La Casa 3 (1988) di Umberto Lenzi, “La Casa 4″ (1988) di Fabrizio Laurenti e, per concludere , La Casa 5 (1990) dell’inossidabile Fragasso (si noti, tutti film rigorosamente autoconclusivi e quindi non connessi narrativamente). Nella triade, sarà il giovanissimo Laurenti a svettare e sorprendere non poco.

“Jane e Gary arrivano in un vecchio albergo abbandonato che si trova su un’isoletta al largo di Boston assieme ad altri visitatori; lei è incinta ed è una studiosa di stregoneria, lui invece è sul posto per fotografare uno strano fenomeno che avviene nella casa: una strana luce che a volte illumina una delle finestre. Uno degli ospiti, il piccolo Tommy, incontra spesso una strana signora vestita di nero che gli parla”

Lo stile rimanda esplicitamente ad un’estetica marcatamente statunitense, scelta confermata dal coinvolgimento di due icone-simbolo dell’America al tempo molto “percepita”: il David Husselhoff del serial “Supercar” e la Linda Blair de L’esorcista (attori sfortunati, imprigionati perennemente nelle loro interpretazioni più note). Tuttavia la natura commerciale e derivativa del lungometraggio non tradisce le aspettative dello spettatore; la regia coinvolge (soprattutto grazie ad un uso intelligente degli spazi), gli attori recitano in modo funzionale al plot e, dato non secondario, le sequenze puramente horror inquietano come dovrebbero! (la sequenza dell’anziana donna legata ed imbavagliata all’interno del camino che gli sventurati accenderanno per scaldarsi è una sintesi di cinismo ed ironia preziosa).

Dispiace constatare che, dopo un ritorno al genere (“Contamination .7″ del 1990), Laurenti si troverà costretto – suo e nostro malgrado – ad accettare lavori televisivi piuttosto piatti, segno che spesso sono i migliori a dover fare un passo indietro… Sempre che Tarantino non si ricordi di questo suo piccolo, riuscito film di genere.


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