Una prova di forza, un segnale di debolezza. La nuova legge restrittiva su Internet, in vigore in Turchia da poche settimane, ha fatto la sua prima vittima: nella sera di giovedì 20 marzo, la presidenza delle telecomunicazioni e della comunicazione (TIB) ha infatti bloccato l’accesso a Twitter. Un provvedimento che era stato anticipato e salutato con soddisfazione – qualche ora prima – dal primo ministro Recep Tayyip Erdoğan, in un comizio a Bursa (domenica 30 marzo si vota per le politiche).
Un provvedimento drastico, ma sostanzialmente inefficace: sono state immediatamente diffuse le contromisure – sempre via social network – per aggirare il bando, il numero complessivo di tweet è addirittura aumentato rispetto alla media, sono dilagate critiche dalle istituzioni internazionali e beffe dal popolo della rete, persino il presidente Abdullah Gül – in visita di Stato in Danimarca – è intervenuto per definire il bando totalmente “inaccettabile”, auspicando una revoca in tempi brevi.
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