La fede nella Materia tipica del marxismo è trasmigrata nella fede nella Natura (maiuscolo), cioè una realtà autonoma e sufficiente che ha in se stessa la sua spiegazione e le sue leggi. Tutto è Sacro nella Natura, tranne l’uomo che è nocivo, un parassita che rovina l’ambiente moltiplicandosi e vivendo una Terra che starebbe meglio senza di lui. Questo si può definire una sintesi del manifesto ecologista estremo, in voga molto più in anni passati che oggi fortunatamente.
Da un sano rispetto per l’ambiente e una giusta militanza per la salvaguardia del creato, con la fine delle illusioni ideologiche si è tornati ad aggrapparsi alla religione panteista (o pagana) di Gaia, profondamente nemica dell’essere umano. Filippo, duca di Edimburgo, fondatore del WWF diceva: «Se rinascessi, vorrei essere un virus letale per contribuire a risolvere il problema dell’eccesso di popolazione. Il maggiore dramma del mondo è che ci sono più culle che casse da morto». Ed ecco allora proliferare associazioni e gruppi (anche su Facebook: qui e qui) che inneggiano all’estinzione dell’uomo per il bene delle piante e degli animali.
L’ottimo Claudio Magris sul “Corriere della Sera” osserva tutto questo e commenta: «In molti sacrosanti critici dello stupro dell’ambiente vi è inoltre una distorta, misticheggiante fede nella Natura, con l’iniziale maiuscola, identificata soltanto con alcune delle sue manifestazioni, nel falso presupposto che l’uomo e l’attività umana non ne facciano parte anch’essi. Una creatura per noi mostruosa degli abissi marini o un bacillo per noi mortale non sono meno “naturali” del nostro amato cane e di noi stessi. Escludere l’attività umana dalla natura è stupido e impossibile». Fortunatamente, come si spiega su Mercator.net, tanti ecologisti stanno mettendo in discussione l’idea che la natura sia qualcosa di immutabile e l’uomo un intruso distruttore. Lasciare che la natura faccia il suo corso, senza alcun intervento umano, può anche essere fatale per la stessa natura.
Come fa notare benissimo Enzo Bianchi: l’ecologia è cattolica. Ovvero, «l’interesse per la creazione, e dunque per il rapporto dell’umanità con essa, è un’istanza della fede biblica. La tradizione cristiana, infatti, non può e non sa separare giustizia ed ecologia, condivisione della terra e rispetto della terra, attenzione alla vita della natura e cura per la qualità buona della vita umana. Questione sociale e questione ambientale sono due aspetti di un’unica urgenza: contrastare il disordine, la volontà di potenza, far regnare la giustizia, la pace, l’armonia. La Terra è desolata quando viene meno la qualità della vita dell’uomo e della vita del cosmo, e la qualità della vita umana dipende anche dalla vita del cosmo di cui l’uomo fa parte e nel quale è la sua dimora».
Francesca Santolini, esperta di tematiche ambientali, spiega sull’Huffington Post che la Chiesa cattolica è un grande alleato dei movimenti ecologisti (quelli sani!), di questo si parla poco. Eppure «sta contribuendo sensibilmente alla maturazione del concetto di responsabilità ecologica», attraverso «il forte richiamo alla responsabilità dei cattolici verso il creato, che impone una condotta che potremmo definire, con parole moderne, ecologica». Non a caso la GMG di quest’anno a Rio De Janeiro che si terrà a fine luglio si aprirà alle tematiche ambientali e dello sviluppo sostenibile.