Uno sciroppo contro il mal di gola causato dalla ventosità dei fatti; l’effetto non è garantito; controindicazione: grosso sforzo delle sinapsi ….
![La città ideale 49194](http://m2.paperblog.com/i/186/1862240/la-citta-ideale-L-fEvOIE.jpeg)
Lo Cascio confeziona un’opera prima interessante, una storia che avanzando dalla realtà più concreta scivola nella sfera del surreale. In realtà di surreale c’è la messa in scena della mancanza di buon senso e di una verità labile e mutevole, soprattutto quando si deve misurare all’interno di un caso giudiziario, che anche l’uomo più convinto della propria innocenza inizia a dubitare di sé stesso. A mettersi d’intralcio “la ventosità dei fatti che fa sì che la realtà non sia più la stessa”. Il sogno del protagonista, quello di procedere verso un’epoca più sostenibile, si schianta sul muro dell’umanità, diffidente e pronta a girare le spalle verso un senso di arrivismo. Quello che si respira di buono in questa pellicola è la sicurezza con cui Lo Cascio si auto dirige, muovendosi sapientemente nella scena e restituendo un senso di realtà – a tal proposito è riuscitissima la scena dell’interrogatorio – veritiero e annichilente.
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Lo Cascio propone interrogativi kafkiani immergendoli in un’atmosfera da noir ribaltato. La forza de La città ideale sta tutta nel personaggio di Grassadonia, un alieno o semplicemente un ingenuo che crede di poter affrontare a viso aperto la giustizia e affermare la propria verità. Il regista, sceneggiatore e attore prende in carico un lavoro di un certo peso, denunciando la mancanza di senso civico della società odierna e la totale sfiducia nel sistema giudiziario italiano. Una denuncia che attraversa il protagonista sviscerando tutti i suoi dubbi e paure; un vortice angosciante in cui cadrà anche lo spettatore che in ultima istanza sarà interrogato e messo alle strette per prendere una decisione morale.
SFIAMMANTE
Dr. Dakota Block