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La città ideale

Creato il 28 giugno 2013 da Drkino

Uno sciroppo contro il mal di gola causato dalla ventosità dei fatti; l’effetto non è garantito; controindicazione: grosso sforzo delle sinapsi ….

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Se avete avuto la fortuna di ammirare la tavola “La città ideale” ad opera di un anonimo pittore ed esposto nel Palazzo Ducale di Urbino avrete provato sulla vostra pelle la fascinazione che essa opera sull’essere umano. Infatti dietro le tavole dedicate alla città perfetta vi è un’utopia, fondata sugli spazi ben disposti che permettano un’armonica convivenza degli esseri umani all’interno di essi. Come dice Luigi Lo Cascio le città ideali raffigurate sono tutte bellissime, ma in esse manca un elemento fondamentale: l’essere umano. L’esordio alla regia dell’attore famoso per la sua interpretazione di Peppino Impastato ne I 100 passi  di Marco Tullio Giordana racconta un personaggio quasi ideale. Michele Grassadonia è un architetto palermitano, ecologista e ambientalista convinto, con un’eccessiva inclinazione al rispetto delle regole, che ha lasciato la sua terra natia per trasferirsi in quella che per lui è la città ideale, Siena. Durante una serata piovosa tampona un’ombra e finisce contro un’automobile parcheggiata. Qualche chilometro dopo ritrova il corpo di un uomo steso sull’asfalto. Chiamate le forze dell’ordine per denunciare l’incidente, viene interrogato dalla polizia stradale sull’accaduto. La macchina ammaccata e alcune sfortunate circostanze, convincono gli agenti della colpevolezza del Grassadonia, che da soccorritore diventa indagato. È l’inizio di un’avventura paradossale e di una ricerca angosciata della verità.

Lo Cascio confeziona un’opera prima interessante, una storia che avanzando dalla realtà più concreta scivola nella sfera del surreale. In realtà di surreale c’è la messa in scena della mancanza di buon senso e di una verità labile e mutevole, soprattutto quando si deve misurare all’interno di un caso giudiziario, che anche l’uomo più convinto della propria innocenza inizia a dubitare di sé stesso. A mettersi d’intralcio “la ventosità dei fatti che fa sì che la realtà non sia più la stessa”. Il sogno del protagonista, quello di procedere verso un’epoca più sostenibile, si schianta sul muro dell’umanità, diffidente e pronta a girare le spalle verso un senso di arrivismo. Quello che si respira di buono in questa pellicola è la sicurezza con cui Lo Cascio si auto dirige, muovendosi sapientemente nella scena e restituendo un senso di realtà –  a tal proposito è riuscitissima la scena dell’interrogatorio – veritiero e annichilente.

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Lo Cascio propone interrogativi kafkiani immergendoli in un’atmosfera da noir ribaltato. La forza de La città ideale sta tutta nel personaggio di Grassadonia, un alieno o semplicemente un ingenuo che crede di poter affrontare a viso aperto la giustizia e affermare la propria verità. Il regista, sceneggiatore e attore prende in carico un lavoro di un certo peso, denunciando la mancanza di senso civico della società odierna e la totale sfiducia nel sistema giudiziario italiano. Una denuncia che attraversa il protagonista sviscerando tutti i suoi dubbi e paure; un vortice angosciante in cui cadrà anche lo spettatore che in ultima istanza sarà interrogato e messo alle strette per prendere una decisione morale.

SFIAMMANTE

Dr. Dakota Block


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