Magazine Diario personale

La collezione di Marta Calisi

Creato il 14 febbraio 2013 da Giulia13

Marta Calisi. "La collezione"

                                              Henry sentì un fracasso tremendo. Veniva dalla cantina, cos’altro aveva combinato la signora?Scese le scale con apprensione, le labbra sottili appena un po’ aperte. Quando l’aria fredda investì il suo viso, le narici avvertirono l’inconfondibile profumo. La signora sollevò la testa, i capelli scomposti, gli occhi allargati in uno spasmo di terrore, la bocca stravolta. L’aprì emettendo un piccolo gemito e allargando le braccia, mostrò le mani nelle quali teneva dei frammenti di vetro. Scosse la testa verso Henry, ma nessuno dei due disse nulla. I mocassini blu di lei erano ormai intrisi di rosso ed anche la sua gonna bagnava l’orlo in un vasto delta dove confluivano lentamente dei rosso bordò e dei rosati, dei rosso sangue e dei rosso blu mirtillo, creando volute sinuose da cui Henry rimase per un attimo ipnotizzato.-Si è fatta male?- La testa bionda appena striata di bianco si tirò di nuovo su e fece segno di no, ancora senza dire una parola. Henry assunse un’espressione triste e compunta per solidarizzare con l’indicibile dolore che aveva di fronte. In quella stanza tutto brillava. La luce rimbalzava dai vetri delle bottiglie rotte a quelle che erano rimaste sane nonostante la scaffalatura ciondolasse tutta da una parte, sorretta ancora solo dallo sforzo titanico di un’unica vite conficcata nel muro crepato. Brillava il pavimento su cui era scivolata l’intera collezione di vini rossi italiani trasformandosi in un mare al tramonto, dove barchette scheggiate mostravano con orgoglio le proprie insegne, vele strappate dagli eventi in un viaggio impossibile e già compiuto. Le mani della donna le sollevavano con delicatezza ruotandole per il verso dell’etichetta, in un’ultima, intima lettura delle poche parole ancora leggibili e poi le rimettevano giù, con altrettanta delicatezza. Henry avanzò, non potendo evitare il dolore nel vedere le sue scarpe sciacquettare impunemente in quel tesoro alla deriva. Aiutò la piccola donna ad alzarsi. Si guardarono negli occhi, quelli di lei cercando disperatamente qualcosa. Henry guardò verso il pavimento. I nomi dei vini sparsi in terra si rincorrevano da un’etichetta all’altra, creando una nenia dolcissima ; collina a collina, paese a paese, sole a sole, filare a filare. L’invisibile ragnatela di terre emerse dal mare, si formarono così tutt’intorno a loro. Henry guardò di nuovo la signora: -Ecco. Ora l’Italia è davvero ai suoi piedi. - La donna inclinò la testa da una parte in un accenno di sorriso che voleva essere un ringraziamento per quelle poche parole che del resto, no, non avrebbero potuto sollevarla del tutto dall’enorme perdita. Il sorriso risalì verso gli occhi allargandosi in un pesante velo di lacrime. Henry le vide e fu a quel punto che furono, ora, i suoi occhi ad allargarsi per un improvviso spavento. Le sue mani cominciarono a frugarsi addosso agitate fino a trovare il fazzoletto che porse sollecito alla donna proprio quando alcune lacrime ciondolanti lungo il mento, stavano per compiere il gran salto. Il sospiro di sollievo per la sciagura evitata, fu lungo e profondo.-Vino versato sì, vino annacquato, no. - pensò l’uomo fra sé mentre accompagnava lentamente la signora fuori dalla cantina. Il viso di lei reclinato in petto, le braccia conserte, le mani intorno al fazzoletto, la lunga gonna blu trascinata in terra, il tutto molto lento e traballante come di statua di santa in barca portata infine verso la riva.

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