Sono felice di salutarci proprio con lei: una storia che mi emoziona tanto, per la sua schiettezza, per la sua tenera umanità. Una conchiglia nuda, trasparente come l'acqua del mare (della Sardegna però). Una storia che mi commuove, perché parla anche di una mamma e di sua figlia. Perché è vero che ci si sente in obbligo di specificare che qualcosa in noi non va, come se questo dovesse fare la differenza per un uomo che ti ama. Perché mi ricorda una giovane Nina, quella dopo l'operazione che mi ha cambiato la vita, rendendo per me impossibile la cosa più naturale al mondo: procreare. La Nina 20enne a cui un ginecologo quel giorno disse: - Potrai aver problemi quando cercherai una gravidanza - E quel Potrai, quella predizione, negli anni è diventata certezza. Ma questa è la mia storia, la mia esperienza, non la tua Almitra. Perché una previsione è solo una probabilità, una possibilità fra le tante, sta a noi non permettere a quel tarlo di lavorarci ai fianchi. Io allora non ci sono riuscita, ho ceduto, mi sono fatta influenzare, ho lasciato che una prognosi mi definisse per sempre. Io quel giorno mi sono arresa. Non farlo tu. Conosco molte donne per cui l'endo non è stata un limite.
Ho davvero poco da aggiungere alla sua storia, perché molto ci siamo dette via mail, però vorrei almeno ricordarle una cosa, ripeterle quel che lei ha scritto a me e che mi è stato di conforto:
Niente è perduto mai e nessuna lacrima è versata per niente.
Perché il domani deve ancora arrivare, il domani ce lo creiamo noi. Non conta quel che ci viene detto o prospettato, tutto può essere cambiato, aggiustato, modificato, perché le strade da percorrere sono tante e non sappiamo domani cosa saremo, dove saremo, cosa vorremo.
Il tempo non è un contenitore da riempire nel più breve tempo possibile, la vita non è una gara a chi arriva primo. Perciò possiamo prenderci il nostro tempo per respirare e godere del panorama, confidando nel fatto che dove c'è un problema, lì accanto dorme la sua soluzione. E la Soluzione non arriva mai dal tanto pensare e meditare, ma dal riposo della mente e dall'ascolto dell'anima.
Siamo tante quante le strade possibili e praticabili... e ci teniamo la mano.
Non perdiamo la fiducia nel domani e nei suoi doni.
Buon Agosto a tutte Conchigliette della Spiaggia, ci rivediamo a Settembre
postilla: il blog non chiude, solo la sezione 'Conchiglie e Perle'.
LA CONCHIGLIA DI ALMITRA
Un po' conchiglia, un po' no
"Rubo la sabbia al mare, per sottrargli tempo e farlo mio"
(Illustrazione di Francesca Ballarini)
*
Ti avevo promesso una conchiglia tanto tempo fa.
Una conchiglia che non parlava di me ma della mia mamma.
Nel mezzo son passate tante cose e adesso la conchiglia, che forse è più una cozza, parla anche un po’ di me.
Io e mia mamma siamo molto simili, anche se a volte ho un rifiuto per questa somiglianza. E anche le nostre vite sembrano avere gli stessi tratti. Un carattere un po’ troppo forte, coriaceo, indipendente. Mia mamma si è sposata a 34 anni. Non hai mai pensato di volere tanti bambini, ma non ci ha pensato come tutte le donne che prima di incontrare L’UOMO giusto non ci pensano. Poi improvvisamente realizzi che hai tutto e ti manca solo quello. SI è sposata ed è rimasta incinta nello stesso mese del matrimonio. Gioia infinita. Gravidanza splendida. Ha lavorato fino al 7 mese. Poi il disastro. La pressione che si alza. Le corse in ospedale, la negligenza dei medici. L’hanno abbandonata, abbandonata insieme alla sua bambina che lei si sentiva morire dentro. Era entrata da poco nell’ottavo mese ed era il 6 giugno, ha perso la bambina e ha perso anche un rene. I medici dissero a mio padre che da quel momento avrebbe dovuto assolutamente evitare qualsiasi gravidanza. Che era sopravvissuta una volta e nessuno le poteva assicurare che sarebbe sopravvissuta anche la seconda.
Mio padre prese il corpicino della bimba e da solo in macchina se lo portò via piangendo, mentre mia mamma faceva un po’ di dialisi per recuperare la funzionalità renale.
Il 6 Giugno di 2 anni dopo sono nata io. Anch’io prematura, anch’io presa per i capelli insieme a mia mamma. Ha rischiato la vita, di nuovo. Ha rischiato la vita per la vita. E questo è un peso che mi son sempre portata dietro come un macigno. Che ogni volta che volevo fare qualcosa di un po’ più azzardato lei mi diceva “io ho rischiato la vita per te” e io mi arrabbiavo. Non te l’ho mica chiesto io di venire al mondo.
Dopo di me, i miei genitori avrebbero voluto avere ancora dei bambini. Mia madre sarebbe stata disposta a rischiare ancora. Ma mio padre nel frattempo era diventato sterile. Il fortissimo trauma avuto dopo la prima bambina e dopo aver rischiato ancora di perdere sia me che mia mamma lo avevano reso sterile. I suoi spermatozoi erano senza testa o senza coda. E anche se per un assurdissimo caso fosse riuscito a fecondare mia madre, il bambino avrebbe avuto di sicuro delle grosse malattie genetiche.
E’ strano parlare di queste cose in termini così generali, però io le ho sapute poco tempo fa e neanche loro ci hanno mai capito molto. 20 anni fa era tutto molto diverso. Mia mamma mi diceva sempre che avrebbe voluto che io fossi un ginecologo, per far nascere tutti i bambini che lei non aveva avuto. Effettivamente se penso al ginecologo che si è rifiutato di assistere mia madre e che ha fatto morire quella che E’ MIA SORELLA mi viene una rabbia infinita. Loro non fecero neanche denuncia.
Tutte queste cose, comunque, le ho sempre avute nel mio cuore, ma con un certo distacco. Io sono quella che ha sempre detto che i figli magari anche no. Fino all’anno scorso.
Il 7 Dicembre 2010 mi è stata diagnosticata l’Endometriosi. Gli organi riproduttori sono ancora intoccati ma probabilmente mi dovranno recidere un tratto di intestino. Me ne sono accorta perché ho sempre dolori atroci, durante l’ovulazione, durante il ciclo, quando faccio la pipì, quando faccio l’amore. L’amore. Per me è una parola quasi impossibile. Per me vuol dire solo dolore.
Mi hanno detto che Endometriosi ovviamente non significa 100% sterile, ma che le probabilità di avere dei bambini sono poche. Mia madre l’ha presa come una tragedia, una specie di maledizione. Continuava a piangere e io continuavo a non capirla. Ero solo felice che mi avessero trovato il motivo per il quale avevo dolore. Pensavo trovata la causa, troveranno anche il rimedio.
E per i bambini c’è tanto di quel tempo. Ma chissene.
Poi mi son resa conto che quel seme di infelicità si è comunque innestato in me. Ho scoperto di guardare le donne incinte con occhi diversi e pensare che forse io non potrò mai esserlo. Ho scoperto di non riuscire più a rapportarmi con gli uomini. Di sentirmi sempre in colpa. Adesso ogni volta che conosco un uomo c’è una voce dentro di me che mi dice “beh dovresti dirglielo che sei difettata”. Ho 24 anni e sono già difettata. E’ terribile. Sono in attesa di un’operazione per la quale mi hanno già chiamata 3 volte. Ma io ero qui in Germania e non ho voluto interrompere il mio lavoro. In realtà lo so che sto solo rimandando qualcosa che non voglio affrontare. Per la prima volta ho paura. Ho paura di essere sola.
Tante volte leggo i tuoi post e mi viene da dirti “Son sicura che ce la farai”. Perché sei una persona troppo bella, perché siete una COPPIA stupenda, perché ve lo meritate. Però poi penso che non ho il diritto di dire cose che non so. Anche se ne son convinta, anche se ci spero tantissimo. La tua vittoria sarebbe la vittoria di tante. Di tutte noi che ti seguiamo. Che in qualche modo ti vogliamo bene, anche se non ci siamo mai strette la mano o guardate negli occhi.
Questa mail non ha né capo, né coda, lo so. Non è una conchiglia vera, non c’è nessun lieto fine, sono solo considerazioni mie. E ci tenevo a parlarti di me. Ci tenevo a dirti che purtroppo la vita è agrodolce. (Lo sai già , lo so) Quando sembra che tutto sia perfetto hai delle brutte sorprese, ma magari quando tutto sembra perduto c’è ancora qualche speranza.
Ti ammiro, tantissimo, per la sconcertante sincerità con la quale parli di te e dei tuoi sentimenti. Per la dolcezza con cui affronti questi discorsi. Per la forza che hai. Perché CE L’HAI!! Anche se a volte ti sembra di no.
Tieni duro, elabora la paura e la tristezza e fa’ che diventino forza. La tua e la Sua. Insieme.
AGGIORNAMENTO DEL 30 MAGGIO
E niente...mi trovo a scrivere a te sapendo che mi capirai più di mia mamma Perché certe cose sono difficili da spiegare e so che con te non ce ne sarà bisogno. La ginecologa ha deciso di interrompermi il ciclo per 6 mesi “per precauzione” dice. Poi si spera che io mi operi e poi interromperanno per altri 12 mesi.
La mia ginecologa è una delle persone più speciali che io conosca, è quasi un'altra mamma. Mi conosce, psicologicamente e non solo ovaricamente. Mi fa sempre parlare tanto e ridiamo insieme.
Ma oggi è stata seria. Mi ha guardata in faccia e mi ha detto "Programma una gravidanza". Io mi son messa a ridere, lei mi conosce, sa che un figlio non è nei piani,almeno per i prossimi 10 anni. Ma oggi mi ha guardata seria e mi ha detto "Fai un figlio, il prima possibile".
E io mi son sentita morire. Come si fa a fare un figlio come se fosse una medicina? Ho 25 anni e non è l'età che mi spaventa, ma la mia vita. I miei progetti. Sono sola, sto scoprendo il mondo, sto costruendo le mie certezze sulla base di quello che sono.
E poi una sera di maggio una ginecologa ti dice "Fai un figlio". E tu completi la frase mentalmente pensando "prima che sia troppo tardi". Ma un figlio si fa per amore non per paura. E io di paura ne ho tanta.