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La conchiglia di zia nana

Da Nina
Aspettavo questa conchiglia, quando è arrivata l'ho accolta con gioia perché era davvero attesa da tempo. Conoscevo Zia Nana per altre vie (le strade del web sono infinite!), ma non conoscevo la sua storia nel dettaglio.  Lei è contagiosa, con la sua ironia, la sua grinta... la sua energia positiva è palpabile. In molte cose mi sono rivista, perché è schietta e sincera - come solo voi conchigliette sapete essere - perché  ha saputo trarre, dall'esperienza di condivisione nata con questo blog, la determinazione, il coraggio e la voglia di provare a realizzare il suo sogno attraverso la via della Fecondazione Assistita. Leggere di me, di voi, dei nostri percorsi, può davvero fare la differenza per molte lì fuori e questo è straordinario.  Ci avete mai pensato?
'Ma poi accade quello di cui parli anche tu, cominci a capire che il segreto è accettare che noi siamo diverse, abbiamo un altro percorso. Che questo non vuol dire essere escluse dalla natura, possiamo continuare a fare parte del ciclo della vita, in modo alternativo, diciamo così. Il resto verrà, e devi credere che verrà, perché farai tutto il possibile per farlo accadere. Ecco, è un percorso di crescita e consapevolezza :) Grazie per la tua storia, sono felice e l'aspettavo a dire il vero. Ora ti conosco un po' meglio ed è bello. Lo so che avresti preferito un problema, un nemico da combattere, ma la nuova Alessandra, che sta nascendo ora, sa che non c'è nessuna battaglia in atto, nessuna lotta. Si tratta solo di scoprire qual è il tuo percorso, la strada migliore per te, la più adatta, per allinearti al tuo destino e provare a realizzare il tuo sogno.'
LA CONCHIGLIA DI ZIA NANA LA CONCHIGLIA DI ZIA NANA
LA CONCHIGLIA DI ZIA NANA Illustrazione di Francesca Ballarini *
Oddio, e ora da dove comincio? Non ho intenzione di scrivere la Divina Commedia, direi che una basta e avanza. Cominciamo dall’ovvio, more or less. Se sono approdata sulla tua splendida spiaggia e sul tuo blog, è perché mi trovavo in uno di quei momenti, quei vortici infiniti in cui ti metti a fare ricerche idiote e deliranti su google, e googli di tutto di più, tipo CAUSE STERILITA’ FEMMINILE. CONSIGLI PER RESTARE INCINTA.  Potrei andare avanti, ma ho una reputazione anch’io, meglio fermarmi qui. Insomma, leggendo il tuo blog mi sono sentita subito meno sola, quindi mi ci sono affezionata subito.
Ma torniamo alla mia storiella. Ci sposiamo a maggio 2007 e i primi mesi passano così, a goderci la nostra nuova casetta e la nostra nuova vita. Un giorno di fine novembre, non me lo potrò mai scordare, LUI, il maritozzo in persona, mentre eravamo in argomento non so manco io come, mi fa: “Dai, cominciamo a provare ad avere un bimbo, quando viene viene, senza programmarlo”. In quel momento non sapevo se ridere o piangere. Cioè, ero contenta che me lo avesse detto lui, ero consapevole che prima o poi avremmo parlato seriamente della cosa, ma così, uno stupido pomeriggio di novembre qualsiasi, ma come te ne esci, vuoi farmi prendere un coccolone? Risultato, io quella notte (dopo esserci dati per bene da fare, hai visto mai) non chiudo occhio. Ma che ne so, ero in preda all’agitazione. A ripensarci, mi sento una deficiente. Non ti dico, dopo quella volta, il primo ritardo di tipo un giorno che abbiamo creato. Test, su test, sensazioni… va beh, stendiamo un velo pietoso. Ovviamente quel Natale (del 2007, ndr), il regalino non arriva. E non arriva manco per la Befana. E manco per San Valentino. Va beh, che me manca? Il compleanno a maggio? L’anniversario? Dai, sarà QUELLO il momento.
Macché. Passano mesi e mesi, io neanche me ne rendo conto, finché non vado dalla mia gine (da qui in poi, La Scema), e gliela butto là. Dico: “Sa, sono 7-8 mesi che proviamo…” e lei: “Uuuuh, si figuri, troppo poco! Ma facciamo i dosaggi ormonali così, tanto per.” Va beh. So’ dici te. Dosaggi ormonali fondamentalmente ok, lui relativamente ok. “Bisogna solo avere pazienza”. Sì, ciao. Io pazienza? Io che quando mi metto in testa una cosa la voglio e faccio di tutto per averla, e la ottengo il più velocemente possibile, a ME parli di pazienza? Fatto sta, che inizio un po’ a entrare in quei vortici di cui sopra, e in questo, internet devo dire che proprio non aiuta. Cerco, ricerco, leggo e rileggo. Storie di miracoli, storie tremende, tristissime, di tutto di più. Arrivo poi a un punto in cui mi sento bloccata, non riesco a fare niente, non lo so, forse sono i primi sintomi della depressione. Non riesco neanche a parlare con le mie amichette, roba che non sono amiche, sono sorelle, ma niente, bloccata. Vivo così, sospesa, per quasi tre anni. Mamma mia, a scriverlo mi rendo conto di quanto sia realmente… E in questi tre anni, La Scema che fa? Niente. Anzi, peggio! Mi fa sottoporre a dei cicli di stimolazione col Clomid senza monitoraggi. Una pazza. Averlo saputo prima, giuro che l’avrei denunciata. Fortuna che, vista la mia condizione psicologica non proprio ottimale, mando affanculo lei e il clomid e inizio a vivere alla giornata.
Questo fino all’ottobre del 2010, giorno in cui faccio l’isterosalpingografia. E lì, la mia vita cambia. Arriva un dottore, mai visto e conosciuto prima, che inizia a farmi l’istero. Lo guardo e mi mette tranquillità. Mi parla come se mi conoscesse da sempre. Mi rassicura, mi dice: “Una tuba è chiusa, ma qualcosa si può fare, ci possiamo lavorare su, tranquilla”. Basta. Sono perdutamente innamorata di lui. E’ LUI il mio uomo, V! Faccio di tutto per scoprire chi è, e alla fine riesco a sapere che V ha uno studio. Evvai, ho svoltato! Mollo la scema e vado da lui! (ah, nel frattempo chiaramente sono passati altri sei mesi). Era maggio dello scorso anno.
In quest’anno non è successo molto di più, a parte il fatto che ora ho all’attivo anche una laparoscopia (tutto perfetto e nella norma, a parte la tuba chiusa di cui sopra che non si può riaprire), svariate ecografie, cisti venute e riassorbitesi, e da oggi, anche un’isteroscopia. Risultato dell’isteroscopia di oggi? Cito lui: “Rassegnati, purtroppo stai benissimo”. Ecco. Cioè, non che volessi che scoprisse chissà che o chissà cosa, ma cavolo, un polipetto, un’aderenza, ‘na stronzatella qualunque che avremmo potuto indicare come la colpevole! No, eh? Oggi mi sento un po’ giù, in fondo ci speravo che qualcosa sarebbe potuto cambiare, e invece no, anche stavolta è andata così.  Mi vengono in mente le parole di una mia cara amica, che manco una settimana fa ha avuto un aborto e proprio oggi mi ha detto: “Siamo nelle mani di qualcosa o qualcuno più grande di noi e la medicina può arrivare solo fino a un certo punto. In fondo, siamo relativamente artefici del nostro destino”. Cacchio, è proprio vero.
Ora però ti spiego però perché ti scrivo proprio ora. Perché in fondo in questi ultimi mesi qualcosa è successo. Fino a poco tempo fa, diciamo qualche mese, nelle fasi acute anche un anno o più, ogni volta che vedevo una panzona, una carrozzina o simili, mi veniva il magone. Non devo certo spiegare a te e alle altre la sensazione che provavo. Ci sono stati momenti in cui, quando venivo a sapere che la conoscente di turno era in dolce attesa, mi ritrovavo a pensare, nell’ordine:
1) E sti cazzi? 2) Perché a te sì e a me no?  3) Quello era il mio bambino, me lo hai rubato.
Roba da strizzacervelli, eh? Io che, quando all’inizio della mia caccia leggevo i vari forum che girano in rete, e leggevo di quelle che pensavano queste cose, pensavo fossero solo delle povere pazze. Faccio mea culpa, okay? Mi sono sbagliata, ma che è mo’, la legge del contrappasso? In quel periodo, gli unici momenti in cui ero felice di vedere mamme&nani, era quando vedevo le mie amichette e i loro nanetti, che amo follemente e piano piano diventano sempre di più. Ma per il resto no, non ce la potevo fare, avrei voluto dei paraocchi per uscire di casa.
Come dicevo però, da qualche tempo qualcosa è cambiato. Non so perché o per come, sono sincera. Fatto sta che ora, quando vedo pance, nani o passeggini, sinceramente non me ne frega niente. Cioè, ovvio che pensi: “Un giorno anch’io avrò tutto questo”, ma sento una specie di senso di pace dentro, mi sento un po’ zen, ecco. Ho iniziato a pensare che non posso andare avanti così, non posso e non devo concentrarmi su quello che non ho, ma su quello che ho! Ecco, cerco di tirare fuori sempre pensieri positivi, del tipo: tu, mamma con bimbo piccolo, non puoi uscire per andarti a prendere un gelato la sera o non puoi andare in vacanza perché il pupo non dormirà mai nel lettino che non è il suo? Be’, io per ora queste cose le posso ancora fare, e le voglio fare, me le voglio godere finché potrò, voglio viaggiare più di quanto non facciamo già, voglio cercare di realizzare tutti gli altri miei sogni, non voglio restare bloccata ad aspettare qualcosa che sì, forse un giorno arriverà, e io farò di tutto perché accada, ma nel frattempo voglio vivere e reagire. Ridendo ;) AGGIORNAMENTO DI GENNAIO
Dalla fine dello scorso anno-inizio di questo, io non lo so com’è, ma sento una forza dentro che tu neanche ti immagini. Ho voglia di sfogarla, canalizzarla e farla diventare qualcosa di bello, di positivo. Ho ricominciato a correre, a giorni inizierò a fare pilates e mi sento iperattiva, più del solito. Devo dire che sono diversi mesi che ormai sto bene con me stessa e con la mia “condizione”. Dall’ultima volta che ti ho scritto, se non sbaglio era l’estate scorsa, è stato un crescendo. Già in quel momento ti dicevo che tutto sommato stavo bene, il periodo buio ormai sentivo di averlo superato. Però negli ultimi sei mesi del 2012 non ho fatto nulla di nuovo da quel punto di vista, ho semplicemente continuato a vedere il mio gine mensilmente, spesso anche 3-4 volte al mese, ormai era diventato praticamente il mio secondo marito! Abbiamo continuato con la terapia, Clomid, Gonasi… ma non è cambiato nulla.  L’ultima volta che l’ho visto l’anno scorso, prima di Natale, era quasi più depresso lui di me. Continuava a scuotere la testa e a dire: “Eh no, non ci siamo. Di fatto, non hai mai risposto BENE al Clomid”. In quel momento, quelle parole mi sono riecheggiate in testa. Mi sono sentita come sospesa. Una volta uscita dal suo studio, ho iniziato a elaborarle.  Ed è stato in quel momento esatto che, parlando con la mia amica MC che mi aveva accompagnato quel giorno, mi sono uscite di getto le fatidiche parole: “Basta, devo fare qualcosa. E’ il momento di agire”. Tornata a casa ne ho parlato con Max, che per tutta risposta mi ha detto: “Se non lo avessi detto tu, te lo avrei detto io. E’ il momento”. Okay, ricapitoliamo. Dobbiamo fare qualcosa. Dobbiamo agire. E’ il momento. E quindi?! Come direbbe er poro Lubrano, la domanda nasce spontanea, e alla fine, la risposta pure. Fecondazione assistita. Tante volte ce lo siamo detto, in tanti momenti diversi. Abbiamo sempre detto che avremmo fatto di tutto per riuscire a realizzare il nostro sogno, ma finora non avevamo avuto, di fatto, il coraggio di pronunciare queste parole. Probabilmente non era il momento giusto. Del resto, per affrontare un percorso del genere non ci vuole solo tanta buona volontà, ma anche una serenità mentale che fino a un annetto fa di certo io non avevo.
E così, ci siamo, passa Natale, inizia il nuovo anno e risento il gine, al quale anticipo via mail che gli voglio parlare per rivalutare tutta la situation. Quando entro nel suo studio e inizio a parlargli, vedo accendersi nei suoi occhi una luce. Che ne so, pare più contento lui di me! Gli dico che abbiamo deciso, la fecondazione assistita (99% FIVET, vista la condizione delle mie tube) sarà il nostro futuro, l’unico che al momento ci sembra possibile, e lui non fa che annuire e sorridere. Bello de casa, lui. Con la sua solita pignoleria mi spiega per filo e per segno come avverrà tutta la procedura… e io non ho il coraggio di interromperlo per dirgli che in questi mesi (anni) mi sono letta di tutto di più, che potrebbero darmi una laurea in medicina honoris causa, tante ne so. Comunque, alla fine di tutta la tiritera, giungiamo alla conclusione che poiché A) Non ho 5.000 euri da spendere per un centrO privato e B) Non ho intenzione di aspettare 18 mesi per andare nel pubblico, il compromesso è andare fuori regione, e mi propone il Demetra di Firenze (!!!). Ho chiamato e ci hanno dato appuntamento per il 6 febbraio. Quasi non ci credo. Così, cotta e magnata. Ma che davvero?! E questa è la situazione a oggi, 29 gennaio 2013. Io spero solo che un po’ delle tue vibrazioni positive siano rimaste al Demetra e che mi portino fortuna. Anzi, qua ci vuole proprio la BDC della vita :D
Ah, un’ultima cosa. Sappi che in questo processo decisionale, anche tu hai fatto molto. Leggendo di te, della tua esperienza, leggendo le  splendide conchiglie, come quella di Sofonisba, che mi ha commosso e dato speranza come non mai, mi sono ricordata che le cose nella vita non succedono per caso, ma che bisogna lottare con le unghie e con i denti per ottenere quello che si vuole. Come andrà a finire io non lo so, ma quello che conta adesso è non mollare e continuare a crederci fino all’ultimo. AGGIORNAMENTO DI FEBBRAIO Il primo colloquio è andato bene. L’ho fatto con M, che è stato davvero carino e disponibile! Per ora ha rispulciato tutte le analisi, laparoscopie e indagini varie fatte finora, s’è segnato tutto, ci ha fatto tremila domande e alla fine mi ha detto di rifare dei dosaggi ormonali (quelli che avevo erano un po’ datati), poi ci rivediamo e decide che protocollo seguire. Intanto abbiamo rifatto le analisi per la microcitemia (anche se sappiamo che io lo sono e lui no), ma tanto erano gratis ahahaha.  Per ora me ne devo stare buonina per un po’ di giorni, perché devo aspettare che mi torni il ciclo, credo tra una decina di giorni, e poi fare sti dosaggi.  Se tutto va bene, dovrei iniziare prima dell’estate, come aveva detto il mio gine. LA CONCHIGLIA DI ZIA NANA


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