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La conquista islamica dell’Europa, terra considerata “Dar Al Harb”

Creato il 24 settembre 2012 da Iljester

La conquista islamica dell’Europa, terra considerata “Dar Al Harb”Ho letto stamattina un interessante articolo a firma di Fiamma Neirstein sulla riconsiderazione dell’Islam nel suo rapporto con l’occidente. E non posso che trovarmi d’accordo con lei su tutti i punti.

La giornalista-scrittrice – interpretando le ultime vicende islamiche (vedere il film su Maometto) – ha stigmatizzato la scuola storica che ha dipinto l’Occidente come quella civiltà che sopraffà l’Islam e tenta di piegarlo ai suoi interessi e al suo dominio. Parla della scuola di Edward Said, che critica l’Occidente colpevole di demonizzare l’Oriente e di mistificarne gli usi e i costumi (!).

La conquista islamica dell’Europa, terra considerata “Dar Al Harb”

La verità storica è però un’altra ed è quella che purtroppo è andata perdendosi nel mare del buonismo e nella religione “new age” del multiculturalismo a tutti i costi; una verità che si è dileguata nell’ideologia comunista e nella stolta considerazione che per accogliere gli altri sia necessario cancellare noi stessi: la nostra identità e la nostra cultura. Ed è la verità di un Islam incapace di accogliere i princìpi di libertà e tolleranza; incapace di abbracciare i princìpi del rispetto e della verità.

Mai come oggi stiamo facendo un piacere all’Islam, perché favoriamo quello che per secoli gli occidentali-cristiani hanno combattuto: il tentativo – neanche tanto malcelato – della civiltà islamica di conquistare l’Europa e di spazzare via il cristianesimo e la rivoluzione illuminista, o entrambi nella loro attuale integrazione nei principi delle democrazie occidentali.

Afferma efficacemente la giornalista:

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Nel VII se­colo il bacino mediterraneo era cristiano finchè non arrivò l’Islam dall’Arabia e conquistò la Palesti­na, la Siria, l’Egitto, il Nordafrica. Avanzò in Europa conquistando la Sicilia, la Spagna, il Portogallo, arrivando fino in Francia e in Ita­lia. Le navi giunsero fino a Ostia. Le Crociate, che è di moda dipin­gere come prima forma di impe­rialismo occidentale, furono un modo di rispondere alla Conqui­sta, quale che possa essere (e il mio è disgustato) il giudizio sul comportamento dei crociati in guerra. Questa fu solo la prima on­data, e la conquista si concluse se­coli dopo con l’ondata Ottomana.

Questa è una verità che molti storici politicamente “corretti” non amano raccontare nelle loro opere. È una verità scomoda, come è scomoda la verità raccontata da Oriana Fallaci nei suoi articoli e nei suoi libri, quando parla di un Islam reazionario e intollerante, che nei paesi in cui è maggioranza (ma il termine “maggioranza” è un eufemismo: si potrebbe infatti affermare più efficacemente “totalità”) fa strage di cristiani e non solo di cristiani, non tollerando niente che non si rifaccia a Maometto.

Del resto, che l’Europa sia sempre stata nelle mire dei mori, degli ottomani e comunque dei saraceni, non è una narrazione da Mille e una Notte. Come afferma Fiamma Neirstein, l’Europa è sempre stata oggetto del desiderio islamico. Al Zawahiri, il secondo di Bin Laden, disse una frase significativa in proposito:

Con le vostre leggi vi conquisteremo e con le nostre vi domineremo.

Non è una frase detta così, estemporanea o dettata dall’odio per l’Occidente. La frase è un programma politico: rispecchia perfettamente la filosofia islamica. Perché bisogna ricordare che l’Islam non è solo una religione, una fede, ma è anche un’ideologia politica, un modo di essere e di organizzare la società. Nel Corano la questione è chiara: il potere è di Allah e non già dei popoli (come in democrazia). La struttura sociale politica deve rispecchiare e perpetuare la forma costituzionale imposta dal Corano: il Califfo (khalifa, in arabo), i consiglieri (i visir) e l’esercito. Il popolo è sottomesso e deve obbedire, incensando e pregando Allah. Stop!

Oggi l’Europa è considerata Dar Al Harb, terra di conquista o “casa della guerra”. Tutti i musulmani rispettosi della volontà di Allah e del Corano, hanno il sacro dovere della Jihad, anche attraverso l’utilizzo dei mezzi democratici, e finché la terra non islamica verrà conquistata. Allora diventerà Dar Al Islam o “terra islamica”. Quando ciò accadrà, la democrazia dovrà essere spazzata via, anche grazie al soprannumero garantito dalla prolificazione del matrimonio poligamico, in favore della struttura politica riconosciuta dal Corano, che è quella più sopra descritta. O comunque con una struttura sociale e politica che ponga Allah e Maometto al di sopra di tutto e tutti (come accade in Iran con la nota “repubblica islamica”).

Fiamma Neirstein dunque invita i popoli europei e i politici a togliersi i prosciutti dagli occhi e smetterla con la “vittimizzazione dell’Islam”:

Bi­sognerebbe ristabilire nella co­scienza pubblica la verità storica, togliere la vittimizzazione dell’ Islam dalla testa nostra e degli islamici in primis, costruendo su un piano di parità un rapporto finalmente senza rancore da parte lo­ro… Se mettessimo dinnanzi ai nostro oc­chi il faro dei diritti umani e civili e la libertà di opinione, potremmo forse avere la stessa luminosa ini­ziativa che portò Ronald Reagan, con l’emendamento che condizio­nava certi rapporti economici e commerciali alla libertà di movi­mento dei russi, a mettere l’Unio­ne Sovietica in scacco

Personalmente la vedo molto dura. Per quanto mi piaccia credere e pensare che esista sul serio un Islam moderato e dei musulmani che desiderano convivere in una democrazia liberale, sono fortemente scettico. Chi è davvero islamico, segue fedelmente i precetti del Corano; e questo non lascia spazio a dubbi interpretativi su quali siano i “doveri” di ogni islamico. Ciononostante, in un motto di fiducia, ritengo che il criterio suggerito dalla Neirstein sia assolutamente condivisibile: porre davanti a noi il faro dei diritti civili e umani ci permetterebbe di valutare con occhio critico e obiettivo quanto sta accadendo in Europa e nel mondo. Peccato però che l’occhio critico e obiettivo, oggigiorno, pare essere accecato dalla paura e dalla viltà – spesso determinata da ansia di piacere e di compiacere – che i nostri governanti occidentali mostrano nei confronti dei paesi islamici e in generale della cultura islamica, svilendo e cancellando quello che siamo e quello che siamo stati.

Fonte: Blog di Fiamma Neirstein


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