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La Corte Europea censura la Legge n. 40 sulla diagnosi preimpianto. Una riflessione etica

Creato il 29 agosto 2012 da Iljester

La Corte Europea censura la Legge n. 40 sulla diagnosi preimpianto. Una riflessione eticaLeggendo qua e là su internet i vari commenti alla notizia, emerge sempre e solo un unico sentimento: soddisfazione perché è stata censurata una norma introdotta dal Governo Berlusconi; soddisfazione perché si è dato torto alla dottrina cattolica, il cui unico scopo certamente non è ostacolare la vita, ma tutelarla.

Approfondendo il discorso sulle diagnosi preimpianto e sul divieto imposto dalla legge n. 40 del 2001, è evidente che la norma di divieto aveva una finalità ben chiara e assolutamente condivisibile: evitare la selezione eugenetica. In altre parole, utilizzare il sistema della DPI per scegliere elementi caratterizzanti del nascituro, quali il colore dei capelli, degli occhi, il sesso ecc. Una possibilità questa che personalmente reputo aberrante, in ragione del fatto che il proprio figlio non è un prodotto o una merce, ma è un essere umano.

La Corte Europea censura la Legge n. 40 sulla diagnosi preimpianto. Una riflessione etica

Sicuramente, invece, la DGP assume una funzione fondamentale e condivisibile quando viene utilizzata per prevenire la nascita di figli con difetti genetici gravi, tali da menomarne il naturale corso della vita. È evidente, infatti, che tale diagnosi eviti in modo efficace il pericolo ed eviti, peraltro, le conseguenze nefaste della diagnosi prenatale, e dunque l’aborto terapeutico, pratica oggi legale in Italia a differenza della diagnosi preimpianto.

Ed è su questa contraddizione che ha argomentato la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per censurare la norma. La legge 40 – secondo i giudici europei - risulterebbe infatti incoerente sotto il profilo del rapporto tra la norma che vieta la diagnosi preimpianto e quella che vieta l’aborto terapeutico, con la conseguenza che se è permesso il secondo, non si vede perché debba essere vietato il primo, certamente meno invasivo e traumatico del secondo, sia sotto il profilo etico-morale che su quello psichico.

Il problema semmai è capire bene quali saranno d’ora in poi i limiti alla DGP. Ho parlato poco più su del divieto di utilizzare la tecnica per fini eugenetici. È da verificare se la sentenza della Corte Europea possa o meno incidere su questa possibilità. Mi auguro di no. Mi auguro che la censura dei giudici europei sia limitata alla possibilità per i genitori di utilizzare la DGP per prevenire difetti genetici gravi come la Beta-Talassemia, la Fibrosi Cistica, l’Anemia Falciforme, l’Emofilia A e B, la Distrofia Muscolare di Duchenne-Becker, la Distrofia Miotonica, l’Atrofia Muscolare Spinale (SMA) e la X-Fragile.

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Allo scopo occorre peraltro ricordare che la Corte Costituzionale, nel 2009, censurò la legge 40 sul numero massimo di embrioni da poter creare mediante le tecniche di procreazione assistita, che secondo la suddetta legge doveva essere “non superiore a tre” (sent. n. 151). Ebbene questa censura fa il paio con la sentenza della Corte Europea, tanto che è possibile affermare con una certa sicurezza che tutti i più discussi limiti della legge sulla procreazione assistita siano stati ormai eliminati. 

È da vedere ora se i cittadini italiani sapranno fermarsi davanti ai limiti invalicabili e incensurabili dell’etica, che vieta assolutamente l’utilizzo di queste tecniche mediche per fini che nulla hanno a che vedere con la salute del nascituro, rispondendo semmai a un diffuso sentimento eugenetico che tende a parificare il dono della maternità e della paternità all’acquisto di un qualsiasi autoveicolo, potendone scegliere la marca, il modello, il colore e gli accessori.


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