Non è una grande scoperta affermare che un romanzo è diverso da un racconto. O da una raccolta di racconti. Non è solo una questione di più pagine e più personaggi: ma di uno sguardo diverso. E quando dico “sguardo” in realtà intendo che occorre coinvolgere tutto il proprio essere.
Il 2015 dovrebbe essere l’anno di questo mio romanzo; attenzione, uscirà nel 2017, probabilmente. Intendo dire che dopo aver terminato la rilettura e riscrittura dei nuovi racconti, avrò la mente per dedicarmi a quest’opera.
In realtà ci lavoricchio da un po’ di mesi; le prime 50/70 pagine sono state riscritte 4 volte (credo). Purtroppo un mio difetto è che se non conosco bene il protagonista, e il suo ambiente, non riesco a ingranare. Di certo è un mio limite, e infatti tutti ripetono sempre:
Scrivi! Scrivi senza rileggere! Scrivi!
Non ce la faccio. Se non lo definisco, se non riesco a capire come ragiona, a vedere con la necessaria nitidezza lui, il suo ambiente, posso anche riuscire a buttare giù 100 pagine; ma sarebbe semolino, e il lettore non ha bisogno di roba del genere.
Non solo questo.
Dov’è il divertimento?
Un romanzo deve divertire. Mi rendo conto che se hai buttato un’occhiata ai miei racconti, ti si gelerà il sangue nelle vene perché ti assicuro che non si ride affatto. Però non è questo il nocciolo della faccenda.
Un romanzo come “Delitto e Castigo”, che tu ci creda o no, è anche divertente. La scena del rinfresco dopo il funerale di Marmeladov, è da leggere.
Un romanzo deve avere almeno un paio di altre qualità, rispetto a una raccolta di racconti.
Deve anche divertire; e deve proseguire il discorso avviato nei racconti.
Non intendo dire che ci si deve smascellare a ogni pagina; ma offrire al lettore dei momenti godibili. Esatto, come faceva il buon Charles Dickens. In effetti avrei trovato anche un prezioso alleato: Dicken’s Working Notes for his novels. Purtroppo il prezzo è un po’ impegnativo, quindi per il momento sono costretto a lasciar perdere.
Come dici? Che tutto questo voler costruire, fissare, pianificare, non fa che sabotare l’ispirazione? Lo spero.
L’altra qualità: be’, i temi che in un racconto appaiono in filigrana, nel romanzo possono essere sviluppati meglio. Non credo che lo si possa usare per dire “altro”, ma per dire “meglio” quello che restava sullo sfondo.