La crisi del Manifesto e gli intellettuali che, per capirli, ci vogliono tre lauree. La rivoluzione di massa.
Creato il 03 marzo 2012 da Slasch16
Premetto che l’eventuale chiusura del Manifesto sarebbe una grande perdita per l’informazione e la stampa alternativa al sistema ma ritengo che le difficoltà del manifesto derivino anche dalla line editoriale, intellettuale e di nicchia, che il Manifesto si è scelto.
Se questo andava bene negli anni in cui sono stati espulsi dal Pci, per via del fatto che il tessuto sociale era politicizzato al massimo, oggi non regge più nel tempo del qualunquismo imperante.
Non regge più e non perchè il Manifesto non si occupa di cronaca spiccia o di sport e quando se ne occupa ne fa un’analisi socio politica economica approfondita o perchè non ci riferisce nulla sulla situazione del grande fratello, il Manifesto non regge perchè non è possibile avere tre lauree, conoscere tutta la storia del movimento operaio per capire gli editoriali.
Insomma il Manifesto più che un giornale sembra Rinascita la rivista di approfondimento del Pci che c’era una volta, non credo che esista ancora e non sono andato su Google a vedere se c’è.
Noi Donne era già diverso, scriveva dei problemi delle donne ed era più diretto in più veniva letto da donne che notoriamente hanno più sensibilità di noi sia istintivamente che culturalmente.
Non puoi comprare ogni giorno un giornale dignitosissimo ma diretto e comprensibile solo per degli intellettuali, non può reggere e se l’intellettuale non scrive così bene da farsi capire anche da chi ha fatto le elementari ha fallito al suo scopo di intellettuale, di guida e riferimento per la massa.
Più volte ho scritto che con L’Unità molti italiani ex contadini o pastori emigrati in città hanno imparato a leggere, ovviamente saltavano la terza pagina quella dell’approfondimento e per quello usavano i dibattiti in sezione.
Non scrivo questo per mettere in contrapposizione L’Unità con il Manifesto in quanto L’Unità stessa è diventata ostica per il qualunquismo imperante da una parte e per le critiche feroci dall’altra che le arrivano dalla sinistra radicale.
Io ho solo la terza media e penso che la cultura, l’intellettuale, lo studioso, l’ideologo di sinistra ed i sognatori di un sistema diverso come sono io se non sono in grado di farsi capire anche da me hanno fallito il loro compito di guida ideologica ed intellettuale per il semplice fatto che il cambiamento, non dico la rivoluzione, per vincere ha bisogno del movimento di massa.
Ci sono giuste battaglie sull’etica medica, le staminali, il riconoscimento delle coppie di fatto di qualsiasi tipo sono incomprensibili o ritenute secondarie dalla maggior parte della massa di gente comune.
Molto spesso l’editoriale più comprensibile del Manifesto è la vignetta di Vauro che dimostra in modo dirompente la sua genialità, anche un analfabeta la comprende al volo, leghisti, Gasparri e La Russa esclusi ovviamente.
La mia non è una polemica è un atto di dolore, un conto era cercare di capire problematiche più grandi di noi nei dibattiti in sezione con compagni istruiti e documentati più di noi che ci facevano i corsi di storia sulla Rivoluzione francese perchè non la confondessimo con la rivoluzione proletaria, la Rivoluzione francese fu una rivoluzione borghese contro le gabelle che la nobiltà imponeva e la parte più buona, sempre attuale, della Rivoluzione francese e quella che riguarda la libertà, l’uguaglianza e la fraternità che andrebbe benissimo anche per il proletariato.
Ed è proprio perchè il proletariato ha dimenticato la libertà, la fraternità e l’uguaglianza che il Manifesto è in crisi, dobbiamo tornare all’ abc della sinistra, all’asilo degli ideali socialisti che vorrebbero una una società diversa e non si accontentano di condizionare il capitalismo economico parassita e sfruttatore.
Detto questo, secondo me, si deve rinunciare a qualcosa per creare almeno uno zoccolo duro, compatto, sul quale costruire poi una società diversa che liberi la politica dal ruolo subalterno all’economia e prenda la guida dell’economia perchè è a questo che serve la politica.
Intendiamoci, per come la vedo io la sinistra antagonista ha tutte le ragioni, non condivido la strategia perchè, secondo me, porta all’isolamento in quanto incomprensibile alla massa non politicizzata e meno istruita e vorrei che le teste di punta sapessero parlare e coinvolgere quelli che abbiamo dietro, che schifano la politica, la rifiutano perchè incomprensibile per loro.
Senza un vero movimento di massa non riusciremo a cambiare niente e l’epoca della calata dall’alto dell’idea illuminante è sepolta da tempo.
La stessa rivoluzione sovietica fu una rivoluzione di intellettuali, il famoso tutto il potere ai soviet altro non era che la classe dirigente del Partito Comunista Leninista, Lenin era un intellettuale e la rivoluzione fu prima di avanguardia e dopo venne coinvolta la massa.
Fu più facile, sotto ad un certo aspetto, in quando la situazione era talmente retrograda, feudale e disperata che chiunque promettesse uno modello diverso avrebbe avuto il seguito.
Dal mio punto di vista fu quello che è successo con il fascismo. Il duce era ben visibile, le nefandezze del regime pure, il fatto che ci portò in una guerra scellerata fece il resto in una Italia per la maggior parte analfabeta.
Nonostante tutto per fare la Resistenza gli illuminati che la organizzarono e la praticarono cercarono l’unità con tutti gli oppositori di qualsiasi colore fossero ed è da lì che è nato il coinvolgimento di massa, che il popolino non istruito appoggiò e pagò a duro prezzo la sua scelta.
Anche la nostra bellissima Costituzione è figlia della partecipazione cultura di tutte le componenti democratiche del Paese ed è per questo che raggiunge quasi la perfezione, per questa ragione non fa mai veramente applicata sino in fondo.
Adesso il nemico è impalpabile, escluso Berlusconi sono rimasti i berlusconisti, i piduisti, i banchieri ed i parassiti globali, in questa nebbia politico culturale è difficile individuare il nemico e se gli intellettuali non accendono la lanterna che faccia capire alla massa dov’è veramente il problema c’è il forte rischio che non si venga compresi.
A volte, anche da amici carissimi, vengo accusato di qualunquismo per via del fatto che mi scaglio contro battaglie di nicchia, sono cosciente perfettamente che queste battaglie di libertà e democrazia riguardano tutti noi, il nostro futuro ma non sono d’accordo con la strategia che, per forza di cose, porta all’isolamento ed alla mancata comprensione del problema da parte della massa.
Che ci sia un nucleo di avanguardia che guidi il movimento è fuori discussione, meno male che esiste, ma se va troppo in avanti e si isola dalla massa proletaria è destinato all’isolamento ed alla sconfitta.
Vedo che Bersani è massacrato quotidianamente dalla sinistra, per uno come me che piuttosto di ha preferito piuttosto e cioè Prodi, mi risulta non dico incomprensibile ma autolesionista, non è con il 10% che possiamo sperare di governare questo paese e di iniziare a cambiare le cose.
Purtroppo, se vogliamo fare il primo passo verso una democrazia compiuta, dobbiamo allearci con tutti quelli che ci stanno, anche quelli che ci fanno venire l’orticaria.
Secondo me più che criticare il Pd, in modo così feroce ed autodistruttivo, dovremmo lavorare pazientemente all’interno per spostarlo a sinistra, lo spazio e le possibilità ci sarebbero tenendo sempre e comunque conto che siamo immersi in un mondo capitalista corrotto ,parassita e marcio che noi vogliamo combattere.
E’ più facile arrivare al 35% partendo dal 27% e non dal 9% + uno 0,6 ed un 1% sempre in lotta tra di loro.
Certo che il mio è un discorso opportunista, una strategia che parrebbe rinunciataria e che mi costa tantissimo sul piano ideale, ma non vedo alternative e, se ci sono, non le ho ancora capite.
L’unica certezza che ho è che dal 1992 ad oggi abbiamo dilapidato un patrimonio culturale e di massa che sarà difficilissimo recuperare e tutto questo non è dovuto a mani pulite, non solo a quello, ma al disimpegno che dal finire degli anni 70 in poi c’è stato da parte della massa proletaria convinta che le conquiste ottenute sarebbero durate all’infinito e si è messa a guardare la televisione.
Oggi siamo tutti omologati, tutti corrotti, tutti ladri e se Travaglio maliziosamente accusa Bersani di essere favorevole alla Tav per via del fatto che le cooperative rosse hanno vinto l’appalto tutta la sinistra corre a dargli ragione.
Le cooperative rosse sono potenti da tempo ed in tutta Europa, non è questo il problema, il problema è che Bersani ne è convinto culturalmente, purtroppo e non solo lui. Quindi il problema è politico e non di appalti.
Forse Bersani si è difeso male, ma peggio di lui si è difeso Travaglio dicendo di non aver detto niente ed è un falso per il semplice fatto che non ha avuto il coraggio, le palle, di dire: siete per la Tav perchè avete le cooperative rosse che hanno l’appalto .
L’ha solo fatto intuire e tutta la sinistra illuminata è corsa a dargli ragione.
Ho letto quasi tutti i libri dove c’è di mezzo Travaglio e non ho mai avuto da ridire quando documenta fatti concreti che riguardano anche la sinistra, ho fatto politica negli anni 70/80 nello stesso partito di Penati e quando ho saputo di quello che è accusato ho scritto nel mio blog: se le accuse si dimostreranno vere chiedo, da ex comunista come Penati, che la pena sia raddoppiata per tutti quelli che hanno militato nel Pci.
Per risarcire tutti i compagni che ci hanno creduto e sono stati traditi.
Questa inutile polemica a sinistra mi sta stancando mentre, il mondo è sempre più prigioniero della finanza parassita e la politica ed i governi, quasi tutti, sono al servizio dell’economia e non al comando della stessa.
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