Magazine Diario personale

La difficile arte di vivere un pigiama.

Da Gattolona1964

Vi è mai capitato di indossare il vostro pigiama preferito, come abbigliamento pomeridiano? Avete mai provato a  tenerlo anche mentre preparate la cena, mentre cenate, mentra rassettate la casa o mentre conversate con gli amici? Ri indossandolo anche anche il mattino seguente, il pranzo successivo per un totale di almeno quarantotto ore filate? Avete mai fatto caso perché in certi giorni, a volte tutto il giorno, a volte solo il pomeriggio, ciondolate per casa, con addosso il vostro pigiamino o camicia da notte? Scommetto che non vi siete mai domandati il perché non riuscite a staccarvi da quel pezzo di stoffa, che odora ancora di cuscino e di notte, come mai non vi sentite a disagio nel mostrarvi a voi stessi e agli altri, in abiti privati e non in abiti da giorno? Io, curiosa della vita e di tutto ciò che la compone, ho fatto i miei dovuti studi e mi sono accorta, che resto in pigiama in determinate situazioni e solo in alcune circostanze ben precise, vediamo quali sono. Tralascerei la sciatteria e l’incuria nei confronti di me stessa, non fa parte del mio mondo, a meno che io non “stia covando” una malattia. In quel caso me ne infischio del pensarte a cosa indosso, ma cerco un termometro, corro a letto, mi preparo un altrettanto antiestetica borsa dell’acqua calda, infilo una cuffia di lana in testa, metto gli scalfarotti di lana ai piedi, quelli fatti ai ferri da mia nonna ed attendo. Amo fare un pisolino pomeridiano, indossando uno dei miei pigiami, quelli da pomeriggiom, quando apro gli occhi sento dentro di me se intendo rimanere così o vestirmi di tutto punto, per scendere al piano di sotto. Uno dei motivi che mi inducono a rimanere in pigiama al pomeriggio, è il desiderio di comunicare il mio disappunto per qualcosa che è accaduto in famiglia, al lavoro, a scuola, o un disagio che provo improvviso. Come una premonizione dei qualcosa di spiacevole che sta per accadermi, raramente mi sbaglio sulla sensazione provata e vissuta. Non vestirmi con abiti da giorno e nemmeno con una tuta da ginnastica, (altro indumento da usare solo in palestra!) ma tenere addosso quel due pezzi notturno o diurno un poco deforme, accompagnerà il mio pomeriggio e svolgerò le mie attività con addosso  pigiama, ricoperto dal grembiule, se dovrò impastare una pizza o fare una torta!  Una scena da vedersi terribile! So già a priori che lafarina e lo zucchero si infileranno nelle pieghe del pigiama laddove, sarà difficiel e complicato estrarre gli ingredietni base. A meno che il pigiama non sia di raso o seta, di voile o di chiffon, di pizzo o fatto all’uncinetto, quindi niente pizza o erbazzone, ma…e qui rientriamo nel discorso dei bauli della nonna, son altri discorsi, altre stoffe ,altri portamenti, riservati a momenti della vita molto particolari. In pigiam di chiffon ho scritto buona parte del mio Romanzo (Ninuccia…), non avrei potuto indossare che quell’indumento, data la trama e le difficoltà incontrate nella stesura del testo. Poi ci sono i pigiami “del bisogno improvviso”, cioè quelli che tengo sempre pronti in una valigia: se dovessi andare di corsa all’ospedale, nessuno in casa saprebbe prepararmi un trolley d’emergenza! I miei pigiamini invernali, decorati con torte e pupazzi di neve, orsetti e cagnolini spauriti, bamboline di paille e alberelli di natale, sono felpatini, un “mezzo peso”  direbbe in gergola merciaia di famiglia! Alcuni sono “lana fuori e cotone sulla pelle”, oppure cotone pesante, dipende dalla temperatura esterna. Sono accollati, non dolcevita badate bene, ma girocollo, con i bottoni sul davanti per praticità nell’ indossarlo. La parte di sotto cioè i pantaloni, sono almeno una tg 46/48, desidero sentirmi larga e comoda pur possedendo ancora una tg 44 di tutto rispetto. Potrei indossare una camicia da notte, direte voi, ne posseggo alcune di varie lunghezze, ma a quel punto avrei le gambe non protette e da un anno a questa parte, le mie estremità sono sempre gelide, vampate calorifere a parte. Va da sé, che a furia di lavaggi anche i pigiami più agguerriti, quelli che puoi strapazzare  a 60°, perdono la consistenza iniziale, assumendo i connotati di veri e propri stracci da polvere. Il cotone felpato si può allargare come si può restringere, dipende in quale Stato del mondo, è stato confezionato e quali pecore o capre sono state abbattute. Sbiadiscono i colori, gli elastici si allentano, le cerniere cedono, ed i bottoni oltre che i nervi, saltano, per non parlare dei pupazzi sul davanti che saltano giù dal ramo dell’albero. Ti  ritrovi quindi nelle ore pomeridiane, a circolare per casa sotto gli occhi dei passanti, come il Puffo dispettoso, ripreso e sgridato dal Grande Puffo, senza però  ottenere nessun cambio d’abito! Le maniche invece tendono ad accorciarsi e ad allargarsi nello stesso tempo, così che oltre all’incuria subentra pure la donna cannone .Brutto segno se rimango in pigiama! Qualcosa non va, è una protesta la mia, anche contro la crisi economica che ci fa imbruttire tutti quanti. Non recandomi in piazza con le bandiere a fare la pagliaccia, decido di protestare rimanendo in pigiama. Se mia figlia non vuole fare i compiti e per puro caso mi sono vestita, ritorno in camera e indosso il due pezzi pigiamesco, quello che stavo per mettere in lavatrice! Se qualcuno suona il mio campanello apro in pigiama, fosse anche l’elettricista di famiglia (cioè mio marito..). Se sono triste e fuori piove resto in pigiama, così accorcio le distanze tra il pomeriggio ed il momento di coricarmi la sera. Non parliamo poi di quando ho voglia di coccole e tenerezza! Non c’è abito nuovo e firmato che tenga, non ci sono jeans e maglietta aderente che mi facciano cambaire idea, è una guerra persa in partenza: pigiama ad oltranza, anche il giorno dopo, sino a quando non faccio scorta abbondante di coccole & affini. Con tutto ciò che sta succedendo in Italia e all’estero, questa ci parla del pigiama! Eh ragazzi miei, se ci pensate bene c’è correlazione e c’è un senso, ognuno trovi il suo, poi mi farete sapere….Rimanendo in pigiama mi sento protetta ed accudita, dagli attacchi esterni, dimostro  come una bambina, strofinando le braccia e toccando la parte esterna dei pantaloni mi sento a casa e non vorrei più toglierlo per un giorno intero. Peccato che la stoffa assorba gli odori del cibo, della carta, dei detersivi, si impregni degli aromi di cucina e anche degli odori sgradevoli, che a volte, senza volerlo si accumulano in certi angoli della casa. Mi son detta che non devo rimanere così al pomeriggio, non è elegante, denota trascuratezza come le signore che giravano per casa con i bigodini ed i cetrioli sopra alle occhiaie! Potrei perdonarmi al sabato mattina o alla domenica prima di andare alla Messa, non in altre occasioni. “Ma se li abolissi per sempre, ‘sti pigiami, ed andassi a letto solo con due gocce di Chanel numero 5? O mi blocco con la schiena e le sue ernie, o è la volta che li brucio in piazza assieme ai reggiseni, che non uso quasi più!

La difficile arte di vivere un pigiama.

Pigiama Disney art WD20301

 



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