Del Balzo è stato l’inventore, con L’ultima neve di primavera, del genere cinematografico meglio definito come lacrima movie: melodrammi che più che alla vista miravano al cuore, facendo giocoforza su una sequela improbabile di sfortune esistenziali, cui erano vittima i protagonisti del racconto (solitamente l’epilogo era costruito sulla tragica dipartita del protagonista). Con La domenica del diavolo – conosciuto sul mercato internazionale come Midnight Blue – il regista romano prende chiaramente a modello L’ultima casa a sinistra di Wes Craven, aggiornando la formula in termini di "mostrabilità" e dinamiche di vendetta.
"Quando tre giovani e attraenti atlete invitano tre uomini a trascorrere la notte con loro pensano ad un occasionale flirt estivo. Ma molto presto l’avventura diventa un incubo violento."
Se idee riuscite come l’anomala ambientazione solare, l’originale evoluzione narrativa (che inizia da un’ottica reazionaria per divenire velatamente femminista nella parte finale) e l’inclusione nel cast delle splendide presenze femminili di Christiana Borghi, Elisabetta Valgiusti e Monica Como facevano presagire al meglio, a conti fatti il prodotto finale non si discosta molto da rape’n'revenge ben più imprevedibili come L’ultimo treno della notte (1975) o Non violentate Jennifer (1983). Sul versante erotico, l’estetica di fondo degrada astutamente verso le concessioni del prossimo cinema hard (senza tuttavia osare l’esplicito), mentre tecnicamente si alternano ottime soluzioni visive a strafalcioni a dir poco ingiustificati: come conciliare l’ispirata sequenza del giavellotto finale con continui errori di montaggio e fotografia, spesso virata con un effetto notte inguardabile? Complice forse la fretta, l’interessante idea di partenza si dissolve in nulla minuto dopo minuto, portanto i circa 80′ minuti di girato verso una conclusione frettolosa ed impropria, talmente paradossale da apparire persino comica.
Restano nello spettatore il ricordo dei corpi ed i volti magnifici delle tre protagoniste e la musica ipnotico/straniante del maestro Stelvio Cipriani. Non memorabile, ma piacevole.
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