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Dovrebbe essere domanda retorica e invece non è così.
Ci sono spicchi di mondo in cui si uccide ancora nel nome di Dio, quasi facendosene scudo.
Il film di Villeneuve, tratto dall'omonima piece teatrale è un viaggio indietro nella memoria storica della loro stirpe di due gemelli , Jeanne e Simon, che alla morte della madre scoprono di avere un padre ( che pensavano morto) e un fratello ( che ignoravano di avere).
E mentre Simon comprende subito che intraprendere questa ricerca equivale a immergersi nel dolore, Jeanne dall'alto della sua formazione matematica che impone conoscere tutto fino in fondo, decide di sapere a tutti i costi.
La verità sarà però più brutta del peggiore degli incubi.
La donna che canta è il viaggio di una figlia alla riscoperta di una madre che probabilmente non ha mai conosciuto.
Una donna indomita, incapace di chinare il capo anche dopo anni e anni di prigionia in una segreta in cui non c'è spazio neanche per distendere le braccia.
Una donna cristiana a cui la guerra di religione ha negato l'amore, capace di uccidere il capo delle milizie cristiane e capace di pagare il suo debito nella massima sofferenza e senza il minimo cedimento fisico nè morale.
Non un film sulla religione ma sulla mancanza di tolleranza tra uomini di religioni diverse e che con le loro azioni negano la parola del loro Dio.
Perchè non c'è nessun Dio che può insegnare di far male ad altri uomini.
La donna che canta è un film che vive di momenti intensissimi come lo sguardo della protagonista, o quello del ragazzino all'inizio del film che posa i suoi occhi grandi e penetranti sulla macchina da presa.
Un'opera importante, di grande presa emotiva che si allontana dai canoni estetici del cinema che circola in gran massa sui nostri schermi.
Un film diverso e proprio per questo da preservare.
La musica dei Radiohead accompagnata a musiche mediorientali è stridente con la brutalità che viene mostrata ma contribuisce alla forza di sequenze quasi insostenibili dal punto di vista emotivo.
Villeneuve dimostra ancora una volta il suo talento nella narrazione con un film che geometricamente alterna senza soluzione di continuità il passato col presente.
La donna che canta racconta il viaggio di Jeanne e il tormentato percorso di vita della madre con la loro grande somiglianza che suggerisce ellitticamente una sorta di identificazione.
Quella che Simon rifiuta a priori ma non è un semplice atto di codardia.
E' solo cercare di evitare un dolore sordo e lancinante ma soprattutto inutile.
L'unica cosa che potranno fare è cercare di alleviare questo peso portando le lettere della madre a destinazione.
Perchè, per dirla nei termini del paradosso matematico evocato nel film, a volte 1 + 1 fa sempre 1....
( VOTO : 9 / 10 )
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