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Lasciandoci (finalmente) alle spalle delle zuccherose giornate scandite dai momenti magici del "matrimonio del secolo" (i miei migliori auguri di lunga durata a questo matrimonio, che ancora prima di iniziare è stato investito di così tanta responsabilità... Vogliamo pensare a quanto sarà poi umiliante, nel caso si dovesse presentare, ingoiare l'amaro boccone del "divorzio del secolo"???), viene spontaneo perdersi in riflessioni sulla bella favola dell'amore... L'amore eterno, quello che, ci assicurano le favole, quella granculo di Cenerentola (giusto per usare una delle frasi cult della grande "lezione di vita" che è stato Pretty Woman) ha trovato andando ad un ballo e non l'ha più mollata.
Una delle scorse sere già primaverili, durante una serata con il mio amico da "pazzo pazzo divertimento" (scusate, ma al giorno d'oggi se una blogger non utilizza i termini cult del pazzo pazzo mondo, chi è?????!!!!) discutevamo più o meno di questo argomento (complice lo Chablis? chissà. Chiedo scusa, vi assicuro che solitamente sappiamo essere molto, molto più superficiali). Ed il mio amico se ne è uscito fuori con questa frase raggelante: "Nella vita, se sei sfortunato l'amore dura tre anni. Se ti va bene cinque".
Peeeerò. OK, non è certo nuova questa affermazione; Beigbeder anni fa nel suo libro affermava più o meno lo stesso. Ma detto da lui, che quando lo conobbi ormai sei anni fa, era un pischello superinnamorato, ansioso di sposare la sua fidanzata, di metter su casa, mi ha fatto effetto. Mi ha fatto effetto anche perchè la fidanzata è sempre lei, la casa se la sono presa, ma "qualcosa è cambiato". Lui sostiene che non è una sconfitta rendersene conto. Devi solo saper trovare occasioni comuni di divertimento. Qualcosa che ancora faccia ridere insieme. E allora il gioco delle parti prosegue.
Ci crediamo? Voi cosa ne pensate?
Nonostante la mia scorza di cinica razionale ammetto di essere un'ingenua romanticona, come già ho affermato in passato. E per quanto una parte di me dica che l'affermazione potrebbe essere vera, un'altra si ribella. La parte di me che non potrebbe mai rinunciare alla passione, all'attrazione, alla necessità di starsi vicini, di sentirsi vicini. Ammetto che divertirsi sia importante. Ma pensare di essere pronti a lasciarsi alle spalle l'amore per un sano affetto... Oddio. Io ancora non ci credo. Non ci credo perchè non sono certa di potermi accontentare dell'affetto. Non a trentanni almeno... Riparliamone a 60...
Forse al giorno d'oggi ci facciamo troppe domande, approfondiamo troppo tutto. Abbiamo più strumenti per farlo e ciò ci porta a pretendere il massimo da noi, dai nostri sentimenti. A volere di più. Non dico sia un male, anzi. Ma cinquantanni fa, forse, le domande erano molte meno. E tutto filava via più semplice. La coppia era la coppia. Era quasi un dogma. E viveva felice e contenta non si sa. E senza fermarsi a riflettere se l'amore ancora ci fosse o meno. Forse si viveva meglio. Senza sapere a cosa si stesse in realtà rinunciando. Probabilmente anche Cenerentola non si faceva poi tante domande. Avrà sfornato una serie di pargoli perfetti, che tanto poi avrà cresciuto la fata madrina. Chissà. Se fosse vissuta ai nostri tempi, sarei proprio stata curiosa di vederla.
E la mitica Kate? Di cui ormai conosciamo ogni singolo capello, ogni carie (sempre che ne abbia), marca di mutande compresa: lei, si farà delle domande???? Ammetto che, nella sua situazione io, non so se mi farei granchè di domande... che dite? ;-) Diciamo che lei ha saputo farsi le domande giuste, ecco.
Oggi vi lascio con una bella riflessione seria, per essere domenica e peraltro festa dei lavoratori... spero non me ne vogliate! E' tutta colpa dell'attacco glicemico britannico. W PIPPA! :-)
Una buona serata.... dalla Ms. Bunbury.
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