14 maggio 2014 • Speciale Film, Vetrina Cinema
“Quando la casata dei Grimaldi sarà estinta, il mondo continuerà a ricordare il tuo nome, la tua regalità. Tu sei la favola, la serenità a cui tutti aspiriamo e la pace arriverà quando ricoprirai il ruolo cui sei destinata”.
Sulle note d’opera cantata da Maria Callas (nel film interpretata dalla spagnola Paz Vega) si sente la voce di Padre Tucker, interpretato da Frank Langella, consigliere dei Principi, che predice il futuro di Grace Kelly. La Principessa viene poi ritratta mentre partecipa alle cene ufficiali insieme a Ranieri (Tim Roth), passeggia per i corridoi del Palazzo, sale i gradini del Casino. Su una decappotabile sfila Hitchock, nel suo profilo inequivocabile mentre segue Grace nel Palazzo, in una panoramica si vedono i tornanti della Costa Azzurra dove pochi anni dopo, per un incidente d’auto, la sua musa perderà la vita. E poi compare lei in primo piano, una Nicole Kidman che ruba le sembianze alla Principessa. Si sfila gli occhiali da sole, lo sguardo è profondo e malinconico, mentre guarda in camera. Come se quel gesto simboleggiasse l’addio agli spettatori, al suo pubblico cinematografico “tradito”.
Sono le prime immagini del film di Olivier Dahan (che si è già misurato con la biografia di Edith Piaf in La vie en Rose, valso un Oscar a Marion Cotillard) che racconta sei mesi cruciali della doppia vita di Grace. È il 1962, mentre come Principessa di Monaco deve affrontare una crisi con la Francia in materia di tasse, come attrice riceve la proposta di Alfred Hitchcock di tornare a girare un film. Il maestro del brivido aveva, dopo il matrimonio del ’57, tentato più volte di riportare sul set la sua musa bionda, il suo “ghiaccio bollente, vulcano sotto la neve”, come amava chiamarla. Il titolo in questione era Marnie e Ranieri, dopo che per anni le aveva proibito di girare film, le diede il suo benestare, ma furono i sudditi e i ministri del Principato a levare gli scudi nei confronti della loro principessa sul grande schermo.
Grace si rassegnò a interpretare solo e soltanto Sua Altezza e il ruolo passò a Tippi Hedren. Avrebbe dovuto approdare nelle sale lo scorso autunno, Grace of Monaco, adesso si parla di maggio 2014. Di passaggio al Festival di Zurigo, il distributore americano Harvey Weinstein, l’uomo più potente di Hollywood, ha detto che “semplicemente, il film non è pronto”.
Secondo il regista francese Olivier Dahan, invece, il film è così finito che ce ne sono due: il suo e quello di Weinstein, che ha recuperato le sequenze scartate da Dahan in montaggio e si sta rimontando il film per conto suo, a Hollywood. Lo scontro titanico fra i due è stato raccontato da Dahan a “Libération” (con titolo brillante: “Disgrâce de Monaco“), scelta non casuale per una storia presentata come lo scontro fra la creatività e il business, il cinema e il commercio, l’impotenza dell’arte e l’onnipotenza del dollaro. Di che far fremere i cinefili del mondo, o almeno quelli francesi. Ma torniamo alla pellicola. Pur non avendo ancora visto il film, le rassomiglianze tra le due attrici sono sempre più sottolineate e valorizzate, e sono già da tempo circolate immagini della Kidman con il foulard in testa o che sfoggia un taglio vaporoso e ricciolo anni ‘50, alla Kelly. Molti tra abiti, accessori, persino automobili sono stati ricreati per l’occasione. Come la tiara Cartier, perfettamente ricostruita dalla Maison e molti altri gioielli sfoggiati regolarmente dalla principessa. Proprio una delle scene iniziali del film è ambientata nel negozio Cartier di rue de la Paix. E’ lì che Grace annuncia di aver deciso di ritirarsi dal cinema per dedicarsi agli impegni regali.
“La scuola di perfezionamento è stata un errore, l’hanno troppo perfezionata”. Mai battuta fu più azzeccata per descrivere il fascino esercitato da un’icona come Grace Kelly, rimproverata in questa maniera dalla madre fittizia in una delle sequenze più ironiche di Caccia al ladro, il celebre thriller in cui l’attonito Cary Grant faticava a rintuzzare gli attacchi della bella ereditiera bionda, cedendo ovviamente alle sue grazie dopo un lunghissimo tira e molla. E conoscendo un po’ Alfred Hitchcock, dietro a quella battuta si celava forse una riflessione veritiera su una delle attrici da lui più ammirate. Grace Kelly era venerata dal regista inglese proprio perché rappresentava tutto quello che dà sapore ad un rapporto, ossia il mistero, la scoperta continua di quel quid imponderabile che non ci si aspetta di trovare in una figura di donna apparentemente glaciale.
Più che l’erotismo sfacciato, incarnava l’attesa spasmodica prima dell’amplesso, il bacio inaspettato, lo sguardo inatteso. Grace era la perla rilucente contenuta in una rigida conchiglia. Bisognava essere temerari e tenaci per forzare quello scrigno inarrivabile. E a trent’anni dalla morte il Cigno, è ancora un modello di inarrivabile eleganza e, pur con tutte le puntualizzazioni del caso, l’emblema della fiaba, quella in cui la ragazza borghese sposa il principe azzurro e tenta di vivere felice e contenta. Portando alla ribalta un concetto di bellezza unica, molto diversa da quanto lo star system proponeva (Marilyn aveva il sesso stampato su ogni angolo del viso, così come la Bardot).
Verrebbe da chiedersi insomma quale dei due aspetti della sua vita abbia avuto la meglio sull’altro; se sia stata soprattutto l’attrice in grado di ammansire un osso duro come Alfred Hitchcock, la regina di stile, o la sovrana di un piccolo regno delle favole, forse meno dorato di quanto in realtà non apparisse all’esterno. Galeotto fu il set del servizio voluto da Paris Match che scattò alcune foto di Grace al Palazzo Reale di Montecarlo. Lei ha solo 26 anni, Ranieri III di Monaco 32 ed è lo scapolo più ricco e ambito del mondo.
Colpo di fulmine o meno, i due senz’altro si piacciono. Il 19 aprile del 1956 vengono celebrate le nozze nella Cattedrale di San Nicola, una cerimonia che verrà ricordata a lungo e che per la prima volta è stata trasmessa in mondovisione. L’abito è la quint’essenza dello sfarzo; 24 metri di taffetà di seta e altrettanti di gros de longre di seta e decine di metri di pizzo Valenciennes per completare l’opera. Tra i capelli una preziosissima tiara e per bouquet rose in boccio e mughetti. Forse le favole non esistono, o più semplicemente anche ciò che nasce sotto i migliori auspici è destinato ad incrinarsi. La versione ufficiale parlava di un malore che ha colpito la Kelly mentre era alla guida dell’auto; in molti però sospettavano che dietro al volante della Rover SD1 ci fosse la principessa appena diciassettenne e che l’incidente si fosse verificato al culmine di una furiosa lite tra le due. Dopo un giorno di coma, Grace Kelly muore all’età di 52 anni. Stava lavorando al film che avrebbe rappresentato il suo ritorno sul grande schermo, Rearranged di Robert Dornhelm. La pellicola, parzialmente completata, non fu mai distribuita per volere del principe Ranieri.
Forse l’enigma che si nasconde dietro alla doppia anima di Grace Kelly è destinato a rimanere insoluto. Come artista è stata in grado di recitare con il fascino che solo le vere regine hanno. Come principessa ha avuto i suoi travagli, nascosti con consumato mestiere.
di Valeria Ventrella per Oggialcinema.net
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