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La dura vita di chi vuole pubblicare

Creato il 29 gennaio 2013 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Valentina Bettio Cari lettori su Diario l’argomento autopubblicazione continua a suscitare interesse, come dimostrano i molti post che vi stiamo dedicando da mesi. Una tematica che ancora non sembra destinata a esaurirsi e che continua a fornirci nuovi spunti di riflessione. E come poteva sfuggirci un’altra interessante notizia? Non poteva ovviamente ed eccoci infatti a condividerla con voi: Mauro Casiraghi, autore del giallo La camera viola, edito da Fazi, ha abbandonato i binari delle case editrici ed ha pubblicato il suo secondo romanzo, Un chilo di cenere, in formato Kindle su Amazon. Un romanzo impegnativo, che affronta un argomento che riguarda ognuno di noi: la morte e l’ovvia cappa di paura, ansia, apprensione e dolore che circonda l’atto finale di ogni vita. Facile prevedere che la pubblicazione di questo secondo manoscritto avrebbe potuto non essere semplicissima, ma qui arrivano le dichiarazioni veramente interessanti di Casiraghi, in un’intervista rilasciata alla rivista “Glamour”: il succo è che, dopo una prima buona pubblicazione, questo talentuoso autore ha ricevuto come risposta la solita lunga sequela di no, correlata da spiegazioni che vertevano sul tema comune del “è il bilancio a condizionare le scelte” e comunque da apprezzamenti per il suo stile, che continuavano ad arrivare anche dai lettori. Si avvicina così all’idea di autopubblicarsi sfruttando Amazon – scontrandosi con i suoi pro ma anche con i suoi limiti – per far pervenire comunque il suo romanzo ai lettori, nonostante Casiraghi dichiari di non apprezzare il colosso digitale. E un meritato lieto fine a conclusione di questa avventura, con un’ottimistica dichiarazione conclusiva: “La parola fatturato, di colpo, non aveva più nulla a che fare con l’opera letteraria. Finalmente. Ora che il romanzo è online, a disposizione dei lettori per il loro giudizio, la sensazione che mi rimane più viva è quella della speranza ritrovata. Di questi tempi, è il miglior sentimento che si possa provare. E che sia un libro a suscitarla, mi sembra di ottimo auspicio”.
Quello che colpisce in quest’intervista, oltre alla forza d’animo dell’autore, è constatare, ancora una volta, quanto sia diventato spietato e difficile il mondo dell’editoria. E, soprattutto, una considerazione di Casiraghi mette una fastidiosa pulce nell’orecchio: che sia paradossalmente quasi più facile farsi pubblicare quando si è autori emergenti? Dubbio non solo suo, ma già esternato da altri importanti nomi del panorama editoriale italiano. Il mercato ha veramente una fame insaziabile di nuovi nomi? Di esordienti strabilianti che, alla loro prima pubblicazione, promettono grandi emozioni, salvo poi scomparire nel dimenticatoio? Pazzesco ma, se entrate in una qualsiasi libreria e vi guardate intorno, comincerete a notare anche voi che non si tratta della solita teoria complottistica buttata nel mezzo di un discorso per scaldare gli animi. Ogni mese ci vengono proposti nuovi nomi da tutto il mondo, lanciati come i nuovi successi letterari e che, spesso purtroppo, si rivelano un nulla di che. Non per niente, quanti di questi nomi tornano in libreria dopo il successo del primo libro o della prima fortunata trilogia? La verità sta nel mezzo. Se intervistassimo un certo numero di autori esordienti ci sentiremmo raccontare quanto sia difficile arrivare sugli scaffali quando non hai un nome, quando sei una scommessa o poco più. Dall’altra parte della barricata, la sensazione è che agli autori non più alle primissime armi si preferiscano, a volte, dei “dilettanti allo sbaraglio”. Chi ha ragione? Probabilmente nessuno. Guardando meglio e leggendo un po’ di risvolti di copertina, ci si accorge che molti degli autori emergenti che troviamo in libreria sono stranieri – che novità vi sento già dire – il cui libro è corredato dalla critica positiva di vari giornali del paese in questione. Quindi sembra essere ancora più facile puntare su un prodotto che ha già avuto successo altrove, che potrebbe bissare in un altro paese, piuttosto che dare credito a sconosciuti italiani, oppure a nomi più o meno noti che propongono romanzi con una difficile fascia di mercato, come nel caso di Casiraghi.

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