Martedì 01 Febbraio 2011 22:53 Scritto da Mina
Si rivede bambino: in una grande casa colonica addetto al governo degli animali delle stalle oppure curvo sotto enormi fascine di legna caricate sulle sue spalle esili. Continuamente sgridato per qualsiasi cosa giusta o sbagliata che facesse, nessuno teneva conto della sua età – era un bambino - che faceva quello che poteva e nel modo in cui era capace.
La madre di Peter era morta dandolo alla luce e di ciò lui se ne era fatto carico come se la colpa di quello che era avvenuto fosse soltanto sua. Il padre si era poi risposato con una donna che non l’aveva mai amato e che palesemente lo trattava male a differenza di come amava i propri figli – i suoi quattro fratellastri.
Dopo aver realizzato che il suo posto non era più in quella casa, una mattina con i suoi pochi stracci se ne andò. Nessuno si preoccupò di cercarlo, nemmeno quando il padre morì.
La sua vita da vagabondo lo portò a rincorrere continuamente una sorta di felicità. La cercava nelle persone che incontrava, ma tutte approfittavano di lui o lo scansavano con degli appellativi che lo ferivano. Aveva buona volontà e anche capacità ma non riusciva a mettere radici in nessun luogo dove prestava la sua opera.
Aveva disperatamente bisogno di qualcosa che nemmeno lui conosceva e che cercava di scoprire senza riuscirci. Non aveva né donne né amici né casa né patria perché lui viveva su una nave mercantile e lavorava come sguattero. Pagava l’amore e il vino nei porti dove la nave si fermava e la notte si accucciava nella sua branda nella stiva.
Più gli anni passavano per Peter e più il suo cuore diventava duro e lui era sempre più solo e rassegnato ad una vita senza amore, perché era quello di cui aveva estremo bisogno e l’aveva capito ormai – aveva un disperato bisogno di amore – Purtroppo era troppo tardi pensava e nessuno avrebbe amato uno come lui.
Una sera, mentre si accingeva a stendersi nella sua branda, un rumore appena percepibile lo incuriosì, perché non erano i soliti ratti. Era un rumore delicato come un fruscio. Accese la lucerna e ispezionò con cura la zona tutta intorno . Spostò le casse di materiale vario che erano accatastate in quell’angolo della stiva. Le spostò ad una ad una per essere certo di eseguire un’ispezione accurata e ad un tratto la luce fioca della lucerna illuminò due occhioni neri. Era una bambina di non più di cinque o sei anni.
Un esserino spaurito e indifeso stava rannicchiato in una fessura fra due grandi casse. Non diceva nulla ma si capiva che era terrorizzata. Peter allungò la sua mano forte e quella creatura gli porse la sua manina esile, fredda e sudicia. Una bimbetta scarna, denutrita , sporca e con abiti stracciati .
Non aveva mai diviso con nessuno i suoi spazi , tantomeno quell’angolo di stiva che per lui era la sua casa. In un certo senso quell’intrusione un po’ lo sorprese ma anche lo infastidì.
La nave era salpata il mattino presto ed era ormai in alto mare. Prese per mano la bimba
Intenzionato ad accompagnarla dal comandante. La piccola intuì quel gesto, si divincolò e corse a nascondersi fra le casse.
Sempre più preoccupato cercò di parlarle per avere da lei qualche risposta: come si chiamava e da dove veniva; dove era la sua famiglia e come era arrivata su quella nave.
La bimba non aprì bocca. Allora pensò che forse aveva fame. Tagliò una fetta di pane e una di formaggio e si avvicinò alle casse. Con un guizzo una mano afferrò quel cibo che sparì in un batter d’occhio. Le avvicinò anche un bicchiere di latte che seguì la stessa sorte.
Pensò di soprassedere a denunciare la clandestina e di istituire con lei una specie di complicità e poter raccogliere così informazioni più dettagliate. Sarebbero servite per restituire la bimba alla sua famiglia che senz’altro la cercava con trepidazione.
Preparò un giaciglio di fortuna nell’angolo più riparato e senza parlare si coricò nella sua branda. Finse di dormire e ad un tratto vide la bambina uscire dal suo nascondiglio e stendersi coprendosi in quel letto improvvisato.
Passò una notte insonne . La sua decisione gli sconvolse la vita: panico, inadeguatezza, paura della legge e anche una gioia nuova mai provata.
Passarono i giorni…. Alla bambina aveva raccomandato di non farsi notare dai marinai e dai mozzi. Lei ubbidiva, rimanendo nascosta tutto il giorno. Lui provvedeva al cibo e tutto quello che poteva servirle acquistandolo nei porti dove la nave faceva scalo.
Piano piano la piccola iniziò a fidarsi di quell’uomo che la trattava bene e, in una lingua che solo chi frequenta tanti porti poteva capire, gli disse che si chiamava Annie Non aveva nessuno al mondo e sulla nave era arrivata nascosta nel carico, in cerca di cibo.
Ormai nei pensieri di Peter c’era Annie e nonostante il suo lavoro fosse duro, egli aspettava la sera con ansia per vederla e stare con lei. Provava un sentimento gratificante nei confronti della bimba – un sentimento paterno. Un sentimento ricambiato. Un affetto che era rivolto solo a lui e per lui che non era stato mai amato da nessuno. Si sentiva finalmente felice.
Una sera portò a Annie una bambola. La bimba spalancò gli occhioni neri e lacrime di gioia rigarono le sue guance. Lasciò la bambola e corse ad abbracciarlo dicendogli – grazie papa’ ti voglio bene –
Quella frase avrebbe cambiato radicalmente la sua vita.
Il dare avere di amore, quella partita doppia di sentimenti gli fecero desiderare una casa e una famiglia.
Anche per le autorità competenti prevalse su tutto l’affetto che li legava e dopo un periodo di affidamento Annie tramite l’adozione venne dichiarata a tutti gli effetti figlia di Peter.
Inutile dire che lasciò la vita sulle navi e scelse per la bimba e per sé una casetta al limitare del bosco in mezzo agli animali e alla natura.
La sua vita era cambiata: aveva una famiglia, una casa ma soprattutto una figlia che gli dava amore incondizionato e che lui ricambiava. Il destino che sembrava crudele era mutato in felicità che lui aveva rincorso per tutta la vita senza trovarla.
- Nonno, guarda cosa ho trovato! –
Improvvisamente il vecchio Peter si riprende e allarga le braccia verso un bimbetto con un grosso fungo nella manina.
- E’ un fungo bellissimo ma velenoso. Lascialo sul prato e il bosco saprà cosa farne. E’ sera ormai , fra un po’ sarà buio e la mamma ci aspetta. Andiamo a casa.
Non solo padre, ma anche nonno . Il destino lo aveva ricolmato di affetti. Così lentamente, tenendo fra le mani un’altra manina il vecchio si incammina verso casa.
Nella bruma serale, un tramonto accompagna a lenti passi una nuova tenerissima aurora.