Il risultato del referendum non piace alla Fiat, questo è il messaggio di oggi. Un malcontento palpabile e con un preciso riscontro: la Fiat tratta solo con chi ha firmato (giusto) ma esclude una fetta consistente di lavoratori che non si riconoscono nell’accordo (e questo può sembrare meno giusto ma è comunque l’effetto pratico e giuridico dell’accordo sottoscritto: sta al tavolo chi lo ha sottoscritto, non chi si è chiamato fuori).
Però, tavolo o non tavolo, il risultato è medesimo. La Fiat sembra cercare un pretesto per liberarsi dall’accordo e per disempegnarsi. Infatti come non rilevare che un dissenso di oltre il 35% potrà sempre pesare, condizionare, destabilizzare e sostanzialmente sconfessare l’accordo? Come non rilvare in sostanza che la vera provocazione della Fiat sta proprio nel ricercare quel tavolo che ormai essa stessa ritiene inutile quanto non risolutivo del problema vero: non c’è un plebiliscito e prima o poi le contraddizioni esploderanno tutte rendendo carta straccia ogni migliore intenzione di chi ha firmato?
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