Nel mondo della poliammide e dell’acrilico, signori indiscussi de mercato di massa, riscoprire l’esistenza di un tessuto che non sia sintetico pare una scoperta dell’ingegno ecologista del XXI secolo.
Eppure la fibra di latte, nota anche come lanital per la sua struttura molecolare simile a quella della lana, venne scoperta nel lontano 1935 per mano di un Antonio Ferretti, che per primo ottenne una fibra dalla caseina (la proteina del latte). La modalità è anche abbastanza semplice: il latte viene disidratato, scremato e tramite tecniche di bio-ingegneria, tritato e fluidificato per poi passare a un filatoio meccanico.
Questa tecnica, oltre ad avere un bassissimo impatto ambientale, crea un tessuto talmente morbido da essere molto più piacevole e confortevole del cotone, risultando così ancora più adatto per le pelli delicate e soggette ad allergie. Ha infatti proprietà antibatteriche e stimola la circolazione sanguigna grazie all’alta capacità di assorbimento e traspirazione dell’umidità.
Per realizzare un abito interamente fatto di fibra di latte sono sufficienti 6 litri di latte: ciò lo rende un abito 100% green, eco-sostenibile e una fantastica alternativa alle fibre sintetiche che si impongono in ogni dove.
Sarebbe il caso che ci pensasse un po’ meglio chi si occupa di quote latte… ma questo è un altro discorso…