“Il bushido è fatto di poche regole che non devono essere mai infrante,e quando si è nel dubbio su come si dovrebbe agire, la strada più difficile è quasi sempre quella giusta.”(Daigoro in “La figlia della spada”)
Steve Bein esordisce come scrittore con l’appassionante romanzo “La figlia della spada” con cui inizia a narrare “Le cronache delle spade di Inazuma.” Bein insegna storia e filosofia dell’Asia allo State University di New York, ma insieme alle filosofie orientali, ha studiato anche le arti marziali diventando cintura nera quarto dan di karate.
Il romanzo si inquadra con fatica in un genere preciso ma è definito un urban fantasy, ed è ambientato nella Tokyo del periodo Heisei ossia nel 2010. La storia si svolge su due livelli narrativi e temporali in quanto le vicende del presente sono sempre più chiare intrecciandosi con gli avvenimenti dei vari secoli passati. Questo uso dei vari momenti narrativi non è sgradevole piuttosto diventa assai gradevole per la presenza di indovinati personaggi che ci fanno comprendere la mentalità giapponese.
Tutto inizia quando Fuchida Shuzo, che è padrone di una stupenda spada del maestro Inazuma, decide che deve avere anche un’altra spada che è riuscito a sapere dov’è custodita. Fuchida fa parte di un clan yakuza e agisce per conto dell'organizzazione, ma l’arma che possiede lo domina con il suo potere ammaliatore, perché influisce su chi la possiede:
“La spada sul letto di Fuchida Shuzo era la più antica della sua specie e il canto che produceva era per lui fonte di impareggiabile piacere. Era una spada tachi in stile shinogi-zukuri, forgiata dal grande maestro Inazuma. In quel momento era stesa sulle lenzuola di seta nera, incorniciata da un rettangolo di luce, e l’arco del suo dorso era incantevole come quello di una donna.
Piccole onde, grandi come petali di trifogli, serpeggiavano a meno di un centimetro dal filo della lama percorrendone tutta la lunghezza. Quando si sdraiava accanto a lei, e la osservava da così vicino, Fuchida riusciva a vedere distintamente le striature della sua forgiatura, impercettibili linee argentenee che assomigliavano alle striature del legno e percorrevano tutto lo shinogi-ji, la superficie piatta tra la lama e il dorso incurvato…”
Oshiro Mariko è una tenente della polizia metropolitana di Tokyo, è impegnata a lottare contro i trafficanti della yakuza. Ma deve lottare anche contro i colleghi uomini per avere il loro rispetto. È la prima donna detective della polizia metropolitana perciò questo le impone una dura lotta contro i pregiudizi misogini del suo capo, il tenente Ko. Il tenente Ko è il suo nuovo capo avendo preso il posto del tenente Hashimoto, che è andato in pensione.
Ko è ostile e cerca di trovare un minimo errore nell’operato di Mariko per compromettere il suo lavoro. Anche in famiglia le cose sono difficili, perché la sorella è una drogata che non riesce a disintossicarsi. Mariko è cresciuta in America perciò ha assimilato le abitudini moderne e la mentalità aperta delle donne occidentali, quindi è trattata come una gaijin cioè come un’estranea, una straniera.
Il capo le assegna i casi più difficili oppure quelli insignificanti come il tentato furto di una spada antica. Quando Mariko va a parlare con l’uomo che ha fatto la denuncia del tentato furto ha una sorpresa. L’anziano signore è quasi cieco e lo trova intento a potare la siepe del suo giardino, ma si rivela un famoso esperto dell’arte della spada e un esperto docente universitario di storia giapponese.
Il professore Yamada Yasuo, a dispetto dell’apparente fragilità è nono dan di kendo, nono dan di kenjutsu, ottavo dan di iaido e tante cinture nere di varie specialità. Possiede un dottorato di storia medievale ed è stato professore alla Todai, ma ormai è diventato quasi cieco ed è in pensione. Ma è considerato il migliore conoscitore dell’arte della spada, infatti è autore di molti libri sui forgiatori di lame del periodo Kamakura e Muromachi.
Yamada Yasuo considera il maestro Inazuma il più grande di tutti i forgiatori. L’uomo rivela che la spada che hanno tentato di rubargli fu forgiata 900 anni prima dal grande Inazuma. Il valore di una spada con un’età che oscilla tra 500 e 1000 anni è enorme, ma le lame di Inazuma hanno un valore incalcolabile. Tutte le spade forgiate da Inazuma sono dotate di qualità magiche perciò influiscono sul destino di chi le possiede.
Chiaramente il maestro Inazuma è un personaggio immaginario ma tutte le notizie che sono fornite nel romanzo si basano su fatti simili a quelli storici. I maestri Murasama e Masamune citati con Inazuma sono dei famosi forgiatori di spade del passato che vissero realmente. I forgiatori di Seki erano sacerdoti shintoisti che forgiavano armi, e Seki era una città rinomata per la forgiatura.
Le spade di Inazuma si chiamano Bella Cantante, Tigre sulla Montagna e Vittoria Gloriosa perché non era inconsueto che, alle spade venisse dato un nome. E non era inconsueto neanche credere che una spada avesse la sua personalità. Le spade di Inazuma erano forgiate mentre il maestro era in stato di totale concentrazione perciò potevano avere un grande potere ricettivo.
Alla base della mentalità giapponese c’è una base scintoista e, nello scintoismo è centrale l’idea che i kumi cioè delle entità energetiche potessero entrare e risiedere negli oggetti e negli esseri animati... nulla impedisce che siano anche nelle spade. Le cronache delle spade di Inazuma iniziano con "La figlia della spada" e il romanzo mi è talmente piaciuto che sono ansiosa di leggere il seguito della serie. Come sono belle queste storie di spade shinogi-zukuri ma, soprattutto, com'è buono l'esordio narrativo di Steve Bein!
Buona letturaSharatan