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La Finale “infinita” (1924/25)

Creato il 15 marzo 2014 da Simo785

A cura di Joan Leo

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 Abbiamo già avuto modo di dire, caro Frankie, che dal 1922/23 il campionato italiano di calcio venne strutturato in due Leghe distinte, con una vincente del nord e una vincente del sud che si incontravano nella vera e propria finale nazionale in gare di andata e ritorno.

Nella stagione 1924/25 la finale di Lega Nord tra Genoa e Bologna passò alla storia in quanto furono necessari ben cinque incontri per determinarne la vincitrice. Il Genoa, campiona in carica, puntava dritto dritto al 10° titolo, mentre il Bologna sognava il suo primo scudetto. Oddio, “primo scudetto” sarebbe stato anche in caso di vittoria genoana in quanto è proprio da quell’anno che viene deciso che la squadra campione potrà cucire sulle proprie maglie uno scudo tricolore.

La finale di andata venne giocata a Bologna, sul campo dello Sterlino il 24 maggio del 1925 e la vittoria per 2-1 degli ospiti pareva il preludio alla vittoria finale, senonché una settimana dopo, a campi invertiti, il Bologna, nei minuti finali agguantò con Della Valle il 2-1 che portò la finale in perfetta parità.

Si rende dunque necessario uno spareggio e viene prescelto il campo del Milan, quello di viale Lombardia. Il 7 giugno ben 12.000 spettatori si presentano al campo, ma le tribune non sono in grado di accoglierli tutti e in molti si assiepano ai bordi del campo.

L’arbitro – Mauro – decide di far disputare comunque l’incontro e perciò si inizia. E si comincia alla grande, almeno per il Genoa che chiude il primo tempo in vantaggio 2-0. Tutto deciso? Non proprio, perchè c’è da giocare ancora il secondo tempo ed è lì che se ne vedono delle belle – o per meglio dire delle brutte.

Tutta la vicenda ruota attorno al 61° minuto, dopo circa un quarto d’ora della ripresa. C’è un attacco del Bologna, Muzzioli scatta, porta avanti la palla, tira e…e? Ecco, a questo punto le cose si complicano perchè per alcuni il pallone finisce in rete, per altri invece viene deviato in calcio d’angolo dal portiere. A chi credere? So cosa stai pensando: l’arbitro cosa ha deciso? Bè, l’arbitro concede il corner, scatenando le ire del pubblico che invade il terreno di gioco circondandolo minacciosamente. Dopo ben 13 minuti di discussioni e proteste, in assenza di sicure vie di fuga, il buon Mauro cambia idea e concede la rete. 2-1 e palla al centro. Va bene, ma in definitiva il pallone era entrato oppure no? In assenza di moviole ante litteram dovremo accontentarci di ciò che dicono le fonti. Per il Corriere dello Sport (che è di Bologna…) la rete è perfettamente regolare, per i giornali genovesi, al contrario, il portiere dei liguri avrebbe compiuto una meravigliosa parata. La Stampa di Torino, invece, fa una ricostruzione ancora diversa, introducendo un ulteriore elemento come si legge nel numero del 8 giugno:

“(…) A nostro giudizio il goal non poteva essere concesso. (…) allorquando Muzzioli per scavalcare Bellini spinse avanti a sé il pallone questo andò ad urtare nelle gambe degli spettatori che erano seduti proprio sul limitare del campo. Naturalmente il pallone non andò fuori di gioco – come avrebbe fatto se il campo fosse stato sgombro – e Muzzioli raccogliendo la palla, segnava”

Dicevamo, 2-1 e palla al centro, ma qua, stando ad alcune fonti, accade un altro fatto decisivo. Se continuiamo a leggere la stampa dell’epoca vicina agli ambienti bolognesi, apprendiamo che la partita riprese, il Bologna segnò il 2-2 e si attese la disputa dei tempi supplementari. Se però leggiamo la ricostruzione che fa il Ghirelli, questi fa menzione di un colloquio che l’arbitro ebbe con il capitano del Genoa, De Vecchi: in poche parole, l’arbitro avrebbe avvertito il giocatore che per lui l’incontro era finito sul 2-1 ma che lo avrebbe portato a termine solo per “motivi di ordine pubblico”. Al triplice fischio, dunque, il Genoa è sicuro di aver vinto il titolo, mentre il Bologna si ripresenta sul terreno di gioco per i tempi supplementari. E aspetta. Aspetta il Genoa che invece non si presenta.

A seguito dei ricorsi presentati da entrambe le società, la Lega Nord decise di considerare nullo l’incontro in quanto giocato in condizioni non regolamentari e venne pertanto deciso di giocare un altro spareggio il 5 luglio sul campo di Corso Vinzaglio, a Torino. Anche quell’incontro terminò in pareggio (2-2 dopo tempi supplementari), ma non fu tanto il risultato a destare scalpore quanto quello che accadde dopo, alla stazione, quando vennero addirittura sparati alcuni colpi di rivoltella tra i tifosi delle due squadre. Quelli che seguono sono giorni convulsi, duranti i quali le due squadre – con comunicati ufficiali e mediante le rispettive “fazioni” giornalistiche – si indirizzano accuse sempre più pesanti. La soluzione arriva a fine luglio, più precisamente il 26 luglio, durante l’assemblea della Lega Nord, quando viene deciso di giocare il nuovo spareggio in data 9 agosto: ovviamente non viene detto il dove, per evitare che le rispettive fazioni abbiano modo di organizzare la trasferta.

Il 7 agosto la stampa diede la notizia: si sarebbe giocato a Torino, alle 7 del mattino:

“(…) l’incontro, arbitrato da Achille Gama, avrà luogo sul campo della Juventus, a porte chiuse, alle ore 7 del mattino, allo scopo di evitare un eccessivo assembramento di appassionati e di supporters delle due squadre in lotta”

Ma non si giocò a Torino. In tarda serata dello stesso giorno le due società vennero avvertite in gran segreto di recarsi a Milano per giocare la partita; non venne comunicato il campo, anzi, venne fatto un fenomenale lavoro di depistaggio se è vero come è vero che molti tifosi all’alba del 9 agosto si recarono alcuni al campo del Milan, altri al campo dell’Internazionale, rimanendo delusi. Si giocò, invece, su un campo periferico, quello della Forza e Coraggio:

“(…) Il campo della Forza e Coraggio era guardato a vista da carabinieri in tutti i suopi accessi; dei lancieri a cavallo facevano, durante tutta la partita, delle evoluzioni intorno al recinto. Inersorabili cerberi respingevano all’ingresso tutti coloro che non avevano il diritto di presenziare l’avvenimento, cosicché in breve alcune case dei dintorni si popolarono ben presto nelle finestre e persino sui tetti di gruppi di appassionati: il custode di una casa in costruzione riuscì a trarre benefici facendo pagare due lire a tutti coloro che volevano approfittarne.

Alle 7 erano già giunti i genovesi: dopo pochi minuti arrivarono i bolognesi, gli uni e gli altri in automobili e già in costume.”

La sfida, ripresa da due macchine cinematografiche, terminò finalmente con un vincitore: il Bologna ebbe la meglio (2-0) e poté quindi andare a giocarsi la finalissima contro l’Alba di Roma e laurearsi, per la prima volta nella sua storia, campione d’Italia.


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