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L'art. 67 della nostra Costituzione recita testualmente: "ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato".Sorvolando per un attimo sul significato di rappresentanza nazionale, su cui pure si dovrebbe iniziare a discutere approfonditamente (lo diciamo sostenendo fortemente rale prerogativa), ci sembra opportuno trattare della libertà del parlamentare eletto posta la detta carenza di ogni vincolo elettorale o politico che sia.Diciamo subito che, nonostante la prerogativa costituzionale, tale peculiarità è (purtroppo) oggetto di quotidiano abuso in tutti i consigli comunali della nazione, dove sicuramente i consiglieri eletti non conoscono a pieno il significato della parola vincolo (o fedeltà politica) se non associato al vincolo (a volte parentale) con il proprio elettorato, considerato proprio perchè appunto di loro proprietà.La politica nazionale dunque ha recentemente discusso ampiamente della portata politico-morale di questo precetto costituzionale a proposito delle perentorie dichiarazioni del presidente del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo relative alla possibile espulsione di alcuni parlamentari eletti nelle proprie liste i quali, per un motivo o per un altro, avevano violato o si sarebbero resi responsabili della violazione di alcuni dettami da lui stesso prestabiliti seppur successivamente approvati telematicamente dagli iscritti al movimento.Ebbene, questa presa di posizione, tutta riconducibile ad un modo antico di condurre il partito (forse non così sbagliato), meriterebbe un'analisi seria se non fosse che oggi Grillo ha dato esecuzione ai propri intenti da par suo, ossia in chiave totalmente modernista (salomonica con il senno di poi) affidando ad un voto online tra gli iscritti l'espulsione del Sen. Marino Mastrangeli a causa delle sue dichiarazionirelative proprio all'art. 67 della Costituzione e specificatamente sulla violazione del codice di comportamento autoapprovato dagli iscritti al Movimento 5 Stelle (sempre telematicamente) riguardo al divieto di partecipazione a talk show televisivi senza la preventiva approvazione dei gruppi parlamentari.Non ci stupisce il severo provvedimento di espulsione, adottato peraltro a larga maggioranza secondo i dati forniti da Grillo (Gli aventi diritto erano 48.292, di questi hanno votato in 19.341. L'88,8% ha votato per l'espulsione, il restante 11,2% ha votato per il no), ci fa riflettere il modus operandi di quel movimento.La mancanza di coraggio del Presidente (Grillo) il quale, pur di non voler decidere in prima persona su una chiara disposizione autoadottata, usa l'istituto della delega (che ripudia costantemente quando si tratta di affari politici) per la risoluzione delle questioni relative all'ordine ed alla disciplina interna al movimento.I tanto vituperati partiti adottano per la risoluzione di questioni simili apposite commissioni di garanzia formatesi al momento dei congressi e pertanto pienamente conosciute e riconosciute dagli iscritti delegati. Vorremmo sapere, essendo inguaribilmente curiosi e puntigliosi, da chi guida il Movimento 5 Stelle, se esiste una possibile impugnazione avverso quella decisione telematica (anonima ed infame) che il Sen. Mastrangeli potrà far sua al fine di vedere meglio tutelate le proprie ragioni, se così non fosse sussiterebbe certamente, oltre alle chiare implicazioni politologiche di tale scelta, una seria limitazione della democrazia e delle garanzie di convivenza civile all'interno di detta associazione politica che legittimerebbe di per sè stessa il ricorso fino all'abuso (altrettanto ignobile) al principio dell'art. 67 della Costituzione repubblicana che il predetto Senatore potrebbe vantare a suo vantaggio e del tutto giustificatamente.Ovviamente dal diretto interessato non avremo risposta alle nostre domande, speriamo nel nostro piccolo che ci forniscano ragguagli sul punto almeno gli esponenti locali del movimento ma dubitiamo anche di quello.Attendiamo comunque fiduciosi.
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