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La giornata dell’addio

Creato il 06 aprile 2012 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

La giornata dell’addioLa 7 con i suoi SpecialeTg, Otto e mezzo e Piazza Pulita, dedica totalmente il palinsesto serale alla  notizia del giorno: le dimissioni di Umberto Bossi. Dopo una drammatica giornata l’asse vincente della seconda Repubblica lascia la conduzione della Lega. Dimissioni irrevocabili.

La giornata dell’addio
Impossibile andare avanti, dopo lo scandalo legato all’inchiesta del tesoriere Belsito, nella quale si parla esplicitamente di denaro e tangenti, di uso improprio e scriteriato dei fondi del partito, di acquisti e spese volottuose.   In via Bellerio, a Milano, si conclude così il giorno più lungo del Carroccio. L’annuncio è stato salutato in modo  difforme tra estimatori irriducibili,  fuori dalla sede, con le bandiere, che hanno assaltato la lega per cercare di fagli cambiare idea. Loro, a quelle centinaia di migliaia di euro finite nelle tasche della famiglia del capo, proprio non ci vogliono credere.  E altri che festeggiano la fine di questo periodo confuso di storia italiana, durato più di venti anni.

La giornata dell’addio
2011 l’anno delle dimissioni di Berlusconi, 2012 quelle  dell’asso vincente della seconda Repubblica. In 145 giorni si chiude un’epoca, nonostante la tempra che lo ha sorretto fino a oggi.  Dopo 22 anni dalla nascita della Lega, Bossi ha gettato la spugna. Una lunga cavalcata partita nel 1987 con la sua elezione a senatore, poi deputato e poi ancora un male invalidante che non lo ha fatto recedere  la natura ribellista, populista e movimentista del capo del  carroccio.  C’è voluto l’accusa dei finanziamenti pubblici che il partito del senatùr riceve come rimborsi elettorali   utilizzati per investimenti “personali” a Cipro e in Tanzania (quasi sei milioni) e le prove contenute nel  fascicolo denominato “The Family” per farlo uscire di scena. Parte dei fondi sarebbero serviti a pagare i lavori di ristrutturazione della villa di Gemonio di Umberto Bossi, oltre a soggiorni e cene ai figli di Bossi, agli acquisti di auto di lusso e a finanziare la scuola della moglie, nonché a pagare il diploma del Trota. Solo l’evidenza ha sconfitto l’esponente di punta del Carroccio che aveva indicato i pericoli della corruzione nel suo “Roma ladrona”.

 Con le dimissioni, non cade solo Bossi, non solo cadrà la Lega Nord orfana del leader carismatico, ma cade di fatto la cosiddetta “seconda repubblica”. Si chiude l’era di Bossi e nell’uscire di scena  per non smentire la sua fama, sentenzia:  ”Chi sbaglia paga”. Una fine tristissima.  Ma come sopravviverà la base orfana del segretario tanto amato? Per ora la successione  sarà affidata al triumvirato composto da Roberto MaroniManuela Dal Lago Roberto Calderoli, che guideranno la Lega fino al prossimo congresso.  Contestualmente all’investitura della triade, il consiglio federale ha nominato nuovo tesoriere del partito il deputato Stefano Stefani. “Adesso ci rimettiamo al lavoro, per ricompattare il partito” dichiara a caldo Maroni.  Arduo compito lo attende, il partito senza Bossi non sarà mai la Lega e questo Maroni lo sa benissimo. Dovrà rinnovarsi e percorrere un’altra strada e definire un altro scenario.

La giornata dell’addio

Lentamente l’Italia procede nell’operazione pulizia  e chissà che non tornino i tempi della fiducia nei partiti a servizio della collettività e non viceversa.


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