In questo post faccio una cosa che non ho mai fatto: mi cito, testualmente.
Un Ipse Dixit coi fiocchi, quello su cui vorrei soffermarmi oggi, e più precisamente, un’idea che mi è giunta come un’epifania mentre scrivevo un altro post.
Recita il post: “La disoccupazione, in fondo in fondo, è un po’ una grande avventura. Parti per luoghi inesplorati, che nemmeno sapevi esistessero (gli uffici della burocrazia e l’enorme – non troppo distante- Landa della Disoccupazione, da cui dicono non ci sia ritorno), il futuro è incerto e ci sono delle prove da superare per dimostrare la propria idoneità (a cosa non si sa)… è una grande avventura, che ci cambia, volenti o nolenti, la vita.”
Cioè, gente, ma ve ne rendete conto? Come novelli Dante e Orfeo scendiamo agli Inferi, come Achille, Ercole e tutti gli altri Eroi combattiamo a spada tratta contr i mostri più feroci per salvarci il…ehm…. e nessuno torna poi a cantare le nostre imprese??
Eccomi. Sono qua. Sono io. Racconterò io le nostre quotidiane imprese ai tempi della Disoccupazione.
Non a caso la metafora Dantesca e quella Orfeiana ci accomunano: il girone dell’Inferno (non si sa bene quale: golosi di lavoro? Lussurosi? Acidi? Operosi e volenterosi??) nel quale veniamo sbattuti non appena bollati come inoccupati ha di che rabbrividire, e le fiere che lo abitano non hanno nulla da invidiare a quelle incontrate dagli altri eroi.
L’Idra a 7 teste? Bazzecole, hai provato a chiedere qualcosa che non stesse sul modulo all’arcigna tizia dell’ufficio di collocamento? Hai provato a cercare di capire cosa devi fare per fare quello che devi fare, e dove devi andare per andare dove devi andare?
La ricerca del Tesoro Perduto?? Ma andiamo: la ricerca del posto di lavoro, anche il più schifoso è un’Odissea senza ritorno!
Il mitico paese di Utopia? Shangri- la? Ahahah dilettanti: il Paese del Posto di Lavoro Fisso, quello si che me gusta abitar.
La matrigna di Cenerentola e le sue sorellastre? Fa tanto ministressa del lavoro, con famiglia a carico… che da degli sfaticati choosy a tutti, e ci butta a pulire i pavimenti per imparare “come si fa a vivere”.
L’attraversamento del deserto in 40 giorni e 40 notti? Ma perfavore! Avete provato a fare la fila all’INPS per registrare le vostre pratiche e poi scoprire che tassativamente vanno sbrigate da casa (e sul “comodamente” da casa avrei da ridire vista l’incomprensibile trafila burocratica di 20 giorni solo per ottenere LA PRIMA PARTE DEL PIN esecutivo che serve per ..entrare nella sezione dedicata al cittadino – si, che la voleva proprio questa sezione dedicata – del sito dell’INPS)?
Decisamente il mestiere della disoccupazione, così come quello delle armi, non è per gentaglia senza spina dorsale: è per uomini veri, che non devono chiedere mai (tanto non avrebbero risposta)!
È per gente con le palle, più di quelle dell’albero di Natale (ok questa battuta è vecchia ma mi fa sempre ridere). È per chi non ha paura di gettarsi da una piattaforma a 50 metri da terra verso un succhiellino mezzo vuoto di acqua. È per chi parte, armato solo di tanta rabbia, verso desolate lande e luoghi sconosciuti: l’INPS, l’ufficio di collocamento, gli Enti di Formazione, la Regione, …tutti nomi spaventevoli di regioni finora inesplorate, ma che dovranno ahimè scomodamente ospitarci per i tempi futuri.
Per gli incerti tempi futuri.
Si perché come ho detto, e come dagli ospedali della malasanità, nella disoccupazione sai come ci entri ma non sai quando ci esci.
E come le vele della nave di Ulisse, che sono state ad aspettare per anni uno sbirulo di vento che le facesse finalmente muovere, anche noi disoccupati attendiamo inevitabilmente la botta di culo (perché d’altro non si tratta) che ci sollevi e in volo, finalmente, come la Donna Cannone, dopo tante sofferenze che ci porti via, via di qui…
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