Raccolta dell’acqua piovana e risparmio idrico erano gli scopi della più grande diga Maya
La più grande diga costruita dai Maya: a scoprirla nell’antica città di Tikal, popoloso insediamento precolombiano nel nord del Guatemala, un’équipe di ricercatori della University of Cincinnati che segue da anni gli scavi nel sito archeologico.
La diga è stata realizzata con materiali naturali e di scarto grazie all’impiego di pietre da taglio, macerie e terra. Misura 79 metri in larghezza e 10 metri in altezza e riusciva a contenere 75 milioni di litri di acqua. Risorse idriche che, a dispetto dei grandi periodi di siccità ricorrenti, sono riuscite a sostenere una popolazione in crescita per oltre 1500 anni.
Per i Maya la razionalizzazione dell’acqua era estremamente importante. Lo testimonia l’attenzione rivolta alla costruzione e alla manutenzione della diga, improntata al risparmio idrico ed ecologica sotto molto aspetti. I Maya praticavano la raccolta delle acque piovane con grande oculatezza. Piazze, strade, cortili, tutte le superfici erano opportunamente pavimentate e inclinate per convogliare le piogge nei bacini di raccolta. L’acqua immagazzinata veniva utilizzata per irrigare i campi nei periodi aridi. Purtroppo la gestione sostenibile delle acque non fu sufficiente a proteggerli dai cambiamenti climatici, come la grave siccità che portò alla caduta della loro civiltà.
Anche per quanto riguarda la filtrazione idrica i Maya adoperavano metodi a impatto zero molto ingegnosi. Grazie all’impiego di contenitori colmi di sabbia l’acqua convogliata nei canali veniva filtrata in modo naturale prima di entrare nelle cisterne. Per costruire questi letti filtranti impiegavano la sabbia di quarzo, un materiale che non si trova nell’area di Tikal e di cui si rifornivano a 30 km di distanza.
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