Mike Nichols è stato un ottimo regista, capace di regalare tre pellicole che, a loro modo, hanno segnato tre generazioni e tre epoche parecchio differenti e distanti tra loro. Solo per questo, un posticino d'onore nella Storia del Cinema se l'è guadagnato. Per questo, e per aver fatto diventare Natalie Portman una spogliarellista con tanto di parrucca rosa, ma questo credo di averlo già detto.
Il laureato, manco c'è bisogno di dirlo, è la pellicola probabilmente più identificativa della generazione degli anni Sessanta. Dustin Hoffman in piscina e a bordo della Alfa Romeo Spider “Duetto”, le canzoni dei Simon & Garfunkel, Mrs. Robinson che è stata forse la prima MILF nella Storia del Cinema, uno dei finali più spettacolari di sempre... Insomma, un vero e proprio cultone. Altro decennio, tutt'altra musica e tutt'altra storia: Una donna in carriera. Pellicola simbolo dello yuppismo al femminile, della self-made woman che risponde al self-made man di pozzettiana memoria. Passa il tempo, cambiano le mode, arriva Internet e l'ormai vecchiotto Mike Nichols si adegua. Closer è la commedia romantica, o sarebbe più corretto dire l'anti-commedia romantica definitiva del nuovo millennio, capace di parlare il linguaggio delle chat e riscrivere il genere delle romcom in maniera spietata. Tre film che hanno saputo fotografare il loro tempo come pochi altri. Tre film notevoli, che per il resto però in comune non è che abbiano poi molto. A questo punto una domanda sorge legittima: Mike Nichols è stato sì un ottimo regista, ma è possibile considerarlo anche un grande Autore?
Probabilmente no. Nichols non ha mai firmato le sceneggiature dei suoi film e all'interno della sua cinematografia è difficile rintracciare degli elementi ricorrenti. A questo punto si potrebbe ritenere Mike Nichols un semplice mesteriante, solo che sarebbe un madornale errore. Il regista britannico non ha infatti mai girato pellicole apertamente commerciali, né si è adattato alle mode del momento. È semmai lui ad aver definito le mode, cambiando genere, cambiando storie e cambiando stile. Se vogliamo cercare una linea comune all'interno della sua variegata filmografia è questa: il cambiamento, l'adattamento alle situazioni e ai tempi che mutano.
Oggi il gruppetto cinematografico di cui faccio parte ha deciso di rendere omaggio al regista britannico, scomparso lo scorso 19 novembre. Ecco tutti i siti che partecipano al Mike Nichols Tribute Day.
Onironauta Idiosincratico - The graduate
Non c'è paragone - The graduate
Babol - Chi ha paura di virginia wolf?
Denny B - Closer
Recensioni Ribelli - Closer
White Russian - Silkwood
La fabbrica dei sogni - Una donna in carriera Director's Cult - Wit, la forza della mente
Montecristo - Angels in America
Mari's Red Room - Wolf la belva è fuori
Per omaggiare il suo cinema, io ho scelto di recuperare il suo ultimo film, La guerra di Charlie Wilson, e devo dire che purtroppo non si è rivelato per lui il modo migliore per chiudere la carriera e per me il modo migliore per ricordarlo.
La guerra di Charlie Wilson (USA, Germania 2007) Titolo originale: Charlie Wilson's War Regia: Mike Nichols Sceneggiatura: Aaron Sorkin Ispirato al libro: Il nemico del mio nemico di George Crile III Cast: Tom Hanks, Julia Roberts, Amy Adams, Philip Seymour Hoffman, Emily Blunt, Shiri Appleby, Rachel Nichols, John Slattery, Denis O'Hare, Christopher Denham, Faran Tahir, Navid Negahban, Sammy Sheik Genere: freddo Se ti piace guarda anche: La spia - A Most Wanted Man, The Americans, House of Cards
La guerra di Charlie Wilson torna indietro negli anni Ottanta, che Mike Nichols era già andato a rivivere nella notevolissima miniserie della HBO Angels in America, di cui aveva diretto alcuni episodi. Rispetto a quella visionaria produzione tv che affrontava in maniera molto originale i temi di AIDS e omosessualità, ancora una volta il regista britannico ha realizzato qualcosa di totalmente differente, al punto che è davvero difficile riconoscere la stessa mano dietro a questo film, ad Angels in America, a Closer, a Una donna in carriera e a Il laureato.
Il camaleonte Nichols con La guerra di Charlie Wilson c'ha regalato una commedia politica che parte in maniera piuttosto accattivante, ma presto si spegne. Lo sceneggiatore Aaron Sorkin, più efficace sul piccolo schermo che sul grande, riempie come al solito di parole e di dialoghi sparati a mille le bocche dei suoi personaggi. Soltanto che, essendo l'argomento la politica americana degli anni '80, per quanto scritti in maniera brillante, non sono i dialoghi più interessanti che vi possa capitare di ascoltare nella vostra vita. La vicenda, profondamente incentrata sulla Guerra Fredda, potrà essere considerata avvincente per i patiti di Storia dell'epoca, meno per gli altri. Il film suscita comunque riflessioni attuali, visto che ci mostra come gli USA negli anni Ottanta abbiano finanziato l'esercito dell'Afghanistan contro i nemici russi. Una cosa che poi gli si sarebbe rivoltata leggermente contro qualche tempo dopo.
L'intreccio politico, pur condotto con un discreto humour, risulta un pochino pesantuccio. A risollevare le sorti del film ci potrebbero allora essere i personaggi e il protagonista non sarebbe neanche male. Charlie Wilson è un politico cazzaro, cocainomane, alcolista e con una passione per le belle donne. Se ci si fosse concentrati su questi aspetti, ne sarebbe potuto uscire un The Wolf of Wall Street ambientato tra i palazzi del potere di Washington anziché nel mondo dell'alta finanza. Peccato che a interpretare il protagonista sia stato chiamato Tom Hanks, che figura anche come producer, e imprime alla pellicola una sua forte impronta. Se i primi minuti ci mostrano un personaggio potenzialmente parecchio intrigante, ben presto Charlie Wilson si trasforma nel solito alter-ego hanksiano e la pellicola scivola nel patriottismo americano, lo stesso celebrato da film come Forrest Gump e Captain Phillips. Più che alla guerra di Charlie Wilson, a un certo punto sembra di trovarsi di fronte alla guerra tra Mike Nichols, che vorrebbe realizzare una pellicola critica nei confronti del Sistema e della politica a stelle e strisce, e il buonismo hanksiano che alla fine prevale. Che tu sia maledetto, Tom Hanks!
Il film non si può quindi dire granché riuscito, affronta una tematica noiosetta e ha un protagonista parecchio fuori parte. Le note più convincenti arrivano allora dall'impressionante cast di comprimari, con un Philip Seymour Hoffman al solito grande, seppure in un ruolo piccolo, e una Julia Roberts stell☆re. Negli ultimi tempi tutti stanno ad applaudire la trasformazione di Matthew McConaughey, passato dalle romcom a interpretazioni mostruose, però la Juliona Roberts sono già anni che ha compiuto una mutazione simile e nessuno ne parla. La Roberts è capace di tenere in piedi da sola un filmetto per il resto pessimo come Biancaneve, o di apparire fenomenale ne I segreti di Osage County così come nel film tv The Normal Heart. Difficile trovare una sua performance meno che notevole tra le sue pellicole recenti. In pratica, Julia Roberts è come Matthew McConaughey, solo con le tette. In questo non eccezionale La guerra di Charlie Wilson non fa eccezione e risulta azzeccatissima nella parte della stronza di estrema destra.
"Applausi per Cannibal...
Almeno quando parla di me."
Nota di merito anche per il resto del cast femminile, la cosa migliore del film, tra una Amy Adams ancora acerba eppure già convincente, e una rassegna di fanciulle sexy che comprende Emily Blunt, Shiri Appleby e Rachel Nichols.
Il potenziale per realizzare una pellicola memorabile con un cast del genere c'era tutto. Peccato che l'ultimo lavoro del buon Nichols si debba scontrare con una tematica non troppo appealing, e lo dice uno a cui la politica anni '80 americana interessa pure, ed è soprattutto un film afflitto da un grave male che ogni tanto colpisce le pellicole di Hollywood: la tomhanksite acuta.