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La guida alla depressione

Creato il 13 maggio 2010 da Rockandfiocc
Sottoporre ai tuoi amici i tuoi problemi quando sei messo male non è una buona idea. Certo, “gli amici sono fatti per questo”. E questo è vero se sei un po’ triste e può risollevarti un abbraccio e una lattina di birra o se ti è stata diagnosticata la depressione da un medico e hai dei buoni amici che vengono a prendersi cura di te ogni giorno. Ma non si possono alienare gli amici con un noioso umore negativo, anche se sei l’esemplare alfa del gruppo. Sono stronzate da egocentrico, e contro le regole dell’essere depressi.
REGOLA NUMERO UNO: CHISSENE
Chi ti credi di essere? Sei “triste”? Ti garantisco che sei messo meglio del 90% del genere umano se hai tutto questo tempo libero. Il tuo atteggiamento da poveretto non interessa letteralmente a nessuno. Sei fortunato ad avere degli amici e un computer invece di un angolino su un ammasso di spazzatura fuori Manila. Vaffanculo. Immaginami mentre sbatto giù la cornetta di un telefono a rotella.
REGOLA NUMERO DUE: ACCETTAZIONE
Effettivamente, ok, va bene. Provare tristezza è brutto, specialmente quando non è del tipo indulgente e fortificante che arriva dopo essere stati mollati da qualcuno di cui magari non ti fregava nulla. Ennui e alienazione anestetizzano le parti di te propense ad uscire e divertirsi, quindi anche facendo uno sforzo ti senti sempre tipo “Eh?” quando la gente ti parla, e qualunque forma di attenzione può farti sentire come se avessi un incendio interiore. Questo è quello che si chiama “stare in una campana di vetro”. (Se non sapete cosa vuol dire, forse siete tristi perché siete taaaaanto stupidi.) Accettare il vostro stato è molto importante, perché ignorare questo genere di cose significa non riuscire a superarle, e la tua personalità potrebbe peggiorare terribilmente. Gli eternamente tristi sono i peggiori, e sono sempre quelli che non vogliono andare dallo strizzacervelli e che gli amici odiano. EVITA.
REGOLA NUMERO TRE: NON USCIRE, OPPURE ESCI
Ok, quindi sei triste, ma è venerdì e hai dei programmi. (Venerdì è il giorno peggiore per essere tristi, credo. Non so perché.) Lasciare o meno casa tua dipende se sei o non sei il tipo di persona che può effettivamente annegare tutto in una sbronza e nella figa/cazzo, o se ti accontenti di trovare un malcapitato con cui piagnucolare. La decisione si basa su quello, non tanto su quanto possa essere divertente la cosa da fare o su quanto possa gasarti l’idea di farla. (A nessuno dei tuoi amici importa se vai o non vai alla festa o all’inaugurazione o quant’altro, o comunque non dovrebbero, perché non è gente appiccicosa. Potenzialmente, qualcuno che voleva portarti a letto potrebbe notarlo, e se sei molto amico del DJ o dell’artista o altro, lo noteranno, ma non per altri motivi. Stai calmo.) Vai al lavoro, invece, se è quello che devi fare. Essere felici a lavoro è quasi peggio che essere depressi.
REGOLA NUMERO QUATTRO: FINGI OGNI TANTO
Indovina! The secret ha ragione. Fare finti sorrisi e fingere di avere una vita meravigliosa funziona. Provateci! In pratica, tutti fingiamo sempre. Chi conoscete che è veramente felice e realizzato? Non vale se sono anziani straricchi che hanno generato tanti figli sani. Noi personcine sensibili sappiamo che la vita è difficile, ma alcune volte dobbiamo nascondere questa informazione per una notte, come un eroe ferito, ed essere il meglio possibile per i nostri amici, perché sono la migliore assicurazione per evitare il suicidio.
REGOLA NUMERO CINQUE: INFETTA I TUOI AMICI CON LA TUA TRISTEZZA OGNI TANTO
Affrontare il freddo mondo insieme è meglio che essere brutalizzati da soli, quindi organizzate un’uscita “tragedia” con i vostri amicissimissimi. Non ne sono sicura al cento per cento, ma immagino che la gente lo facesse un sacco di volte negli anni Sessanta e Settanta quando prendere droghe a lume di candela era una cosa più comune. Potreste asciugarvi a vicenda il moccolo dal naso ed esorcizzare più tristezza di quanta credevate di avere, e forse potreste elevare la vostra amicizia al livello di ferocia emozionale riservato solo alle dodicenni.
REGOLA NUMERO SEI: PRIMA COSA, PIANGERE
Legato alla regola cinque c’è anche il fatto di dover piangere, versare senza vergogna l’acqua degli occhi nel fazzoletto delle debolezze (grazie, 30 Rock) per un bel po’. Bonus: alcune persone, ragazze incluse, impazziscono per questo genere di cose. Questa funzione serve a testare la posizione raggiunta nell’arcobaleno della depressione, il che può tornare utile quando si sta mettendo in atto la regola numero tre. Suggerimento: se c’è una fuoriuscita di lacrime e tu stai cercando di trattenerti e all’improvviso ti assale il pensiero di tuo padre che sembra odiarti, prendi del lorazepam, stai sveglio il tempo di sentirne l’effetto, magari fatti un seghino e vai a dormire. Non sei presentabile in queste condizioni. Se il tuo pianto è più vocale che lacrime e dolore toracico, allora stai bene e stai solo facendo il drammatico. Smettila.
REGOLA NUMERO SETTE: FAI QUALCOSA DI PAZZO
Ammetti la tua tristezza. Dicono che la depressione sia rabbia repressa, giusto, allora se ne hai in te, usa del tempo per incazzarti un po’. Prendi a pugni delle cose. Non ubriacarti da solo perché quello è davvero triste (quel triste sinonimo di patetico). C’è una sottile linea di separazione fra triste-sexy e triste-schifoso, come sanno molti ragazzi passati i 25 anni, quindi non fare finta per il gusto di farlo. Ultima cosa, la tristezza è la più universale delle qualità umane. Quindi potresti sentirti bene a riguardo.
by KATE CARRAWAY
source: Viceland.com (sito bellissimo)

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