I playoffs NBA, mai come quest’anno, hanno regalato e continuano a regalare tanto divertimento ed un confronto davvero serrato tra tutte le squadre impegnate a conquistare l’accesso alla finale NBA. In un contesto fatto di spettacolo ed emozioni forti quasi ci si dimentica che, comodamente adagiati in poltrona, seguono le vicende dei playoffs in tv due nobili decadute come Boston Celtics e Los Angeles Lakers che di titoli NBA, è il caso di ricordalo, ne hanno vinti 33 (con Boston a quota 17 ed LA a 16).
Anche se per motivi diversi, la stagione di queste due squadre non è stata affatto positiva: entrambe l’hanno conclusa con record negativo e mai in lizza per avvicinare la qualificazione ai playoffs.
Per i gialloviola di Los Angeles senza dubbio hanno pesato gli infortuni del leader Kobe Bryant e di Steve Nash, l’unica indispensabile pedina in mano a coach D’Antoni per implementare il suo gioco fatto di contropiede e pick and roll. Ed inevitabilmente i segni del tracollo di Los Angeles si possono osservare dalle statistiche, impietose nel registrare la totale debacle gialloviola:
E se Atene piange, Sparta non ride verrebbe da dire analizzando le statistiche riguardanti i bianco-verdi del Massachusetts i quali però hanno affrontato una stagione di dichiarato rebuilding:
Dopo aver quindi disputato una stagione nel purgatorio delle rispettive Conference e considerando il background glorioso alle spalle verrebbe da chiedersi se entrambe sono pronte a ripartire con un serio progetto di ricostruzione che riporti due storiche franchigie nell’olimpo NBA nel più breve tempo possibile.
Per i Celtics la stagione appena conclusa è la prima del “nuovo corso” inaugurato dall’arrivo in panchina di Brad Stevens (37 anni e prima esperienza assoluta in NBA) come sostituto di Doc Rivers liberato dalla dirigenza insieme ai contratti di Kevin Garnett e Paul Pierce autori di autentici capolavori in maglia Boston.
La situazione risulta invece più complessa per la franchigia della città degli angeli: la tragica stagione gialloviola è costata il posto a Mike D’Antoni (che ufficialmente si è dimesso) e per l’imminente mercato free agent i Lakers avranno potenzialmente 3 soli giocatori con il contratto garantito (che pesano per circa 35M$ sul tetto ingaggi). Un tale margine di manovra per la costruzione della squadra potrebbe essere decisamente vantaggioso soprattutto se si cercherà di convincere qualche top player a raggiungere Kobe Bryant in California.
E per questo i nomi sul tavolo per il mercato free-agent sono tanti e non di poco conto, dato che annovera i Big-Three di Miami, a cui si aggiungono i vari Rudy Gay, Kyle Lowry, Eric Bledsoe, Luol Deng e Greg Monroe, solo per fare alcuni nomi.
Tali giocatori potrebbero essere tutti più o meno obiettivi di mercato sia dei Lakers che dei Celtics, anche se nel caso dei bianco-verdi il payroll per la prossima stagione ammonta ad oltre 46M$, cifra che potrebbe scendere se Boston decidesse di scambiare due pezzi pregiati come Rajon Rondo e Jeff Green (entrambi in scadenza di contratto nel 2015).
Va però ricordato che nel volubile mondo NBA nessun verdetto è per sempre e per restare al vertice per molti anni è fondamentale saper programmare bene il futuro, sopratutto attraverso oculate scelte nei Draft dei prossimi anni.
Da questo punto di vista entrambe le squadre sembrano ben fornite, come riportato di seguito:
Per guadagnarsi un posto al sole per le prossime stagioni vi è poco margine di errore e sopratutto quando si deve attraversare una fase di ricostruzione del progetto tecnico è di fondamentale importanza scegliere i giocatori giusti per avviare un ciclo pluriennale.
E ciò, come insegna la lunga storia dell’NBA, non è affatto facile nonostante i numerosi successi delle due franchigie sembrino dimostrare il contrario. Sarà vero anche stavolta?