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La letteratura bada ad altro

Da Marcofre

Sempre pericoloso scrivere un finale. Non che scrivere sia un’attività immune da rischi; lo so, c’è di peggio.

La parola è potente ma deve avere anche un raffinato senso dell’umorismo, per questo ama creare trabocchetti a ogni piè sospinto, o quasi.

Il finale è uno di quelli. Quando si scrive un racconto e ci si rende conto di averlo già in testa, è meglio calmarsi. In realtà è il nostro finale, non quello della storia.

La testa è una macchina che ama girare a mille, e per questo quando si scrive, subito o quasi arriva la soluzione. Il finale! Non è meraviglioso? È la parte più difficile e avercela lì, su un piatto d’argento è qualcosa di sublime. Be’, insomma.

Se scrivere è ascoltare, è proprio quando si arriva a scrivere la parola “Fine” che l’ascolto si fa più prezioso. Gli errori più grossolani avvengono speso quando il traguardo è proprio lì.

Perché magari c’è pure un’altra storia che preme, e non si vede l’ora di chiudere questa e affrontare quella.
Al diavolo.

Il solo sistema che mi pare funzioni è di leggere per bene quello che si è scritto. Pensarci su, andare a letto con quel pensiero conficcato nel cranio. Lo so che si dice che bisogna riposare, eccetera eccetera. La rilettura di quanto si è scritto è bene che avvenga anche più volte. Intanto si cancella, si lima e si riscrive, e non fa mai male.

Senza fretta, quel finale così bello inizia a mostrare delle debolezze. Intanto ci si avvicina e ci si rende conto che è proprio sbagliato. Si scrive, si scrive e bam! Eccolo lì. Diverso. Proprio un’altra faccenda. Sorprendente.

No, non vuol dire che dal terreno sbuca una creatura mitologica che inizia a ballare il tip-tap. Anche se riconosco che sarebbe originale…

Credo che una storia sia tale se propone al lettore un personaggio che per la prima volta (o per l’ennesima volta?) ha a che fare con una situazione che lo lascia stupito.

Non è detto che questo stupore sia magnifico, anzi. Può essere una rivelazione che gli svela una fragilità. Che lo rende quindi vulnerabile. È importante, secondo me, che non ci sia alcuna soluzione o risposta. Per chi cerca queste cose, la pubblicità è la giusta soluzione.

La letteratura bada ad altro.


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