Ho scoperto, leggendo qua e là e ascoltando i vari commenti, che ci sono almeno tre leghe nord padane doc. Tre leghe che comandano sul serio e che siedono nelle dorate poltrone di Roma ladrona. Fra queste tre leghe esiste una profonda rivalità inespressa, come una corsa silenziosa a chi la vince.
Bossi forma la prima lega, con tutta la sua fedelissima scorta che gli sorregge il posacenere: Federico Bricolo (capogruppo al Senato), Marco Reguzzoni (capogruppo alla Camera), Manuela Marrone (moglie del senatur), Francesco Belsito (tesoriere della Lega), Renzo Bossi (l’erede alla successione denominato il Trota), ed infine Rosy Mauro (la passionaria).
Parla con l’opposizione, per esempio, incontra spesso D’Alema. Anche Fini ne era rimasto “stregato” tanto da indicarlo come successore di Berlusconi (e qui forse Fini era proprio disperato). Pensa seriamente di poter essere il primo premier leghista della storia repubblicana. Nel partito, per ora trova l’appoggio incondizionato del fido segretario Giancarlo Giorgetti, lombardo doc.
Calderoli, il ministro del federalismo. E’ lui che tratta con il parlamento sulla questione vitale del federalismo fiscale. E’ l’unico leghista che può entrare senza bussare nello studio del ministro dell’economia Tremonti, col quale da almeno due anni collabora e del quale Tremonti si fida.
Insieme hanno uno scopo: Tremonti a palazzo Chigi in un governo di centrodestra senza Berlusconi. Non si rivolta contro Berlusconi, come ha fatto Fini, ma manovra alla sua successione cercando di portate il pupillo Tremonti a governare. E Tremonti, ovviamente tace, perché gradisce.
La lega è il partito che può decidere la sorte di Berlusconi e chi ne prenderà il posto. Ma è una corsa silenziosa, ed è iniziata tra i padani. Chi vincerà? Il Trota? (improbabile), il solista Maroni? (probabile), il Tremonti sorretto dal robusto e rubizzo Calderoli? (probabile).
Poi c’è il cosiddetto popolo padano, che spalma i suoi voti sulle tre leghe lombarde romane. Sono i padani che si ritrovano, ogni anno, nel pratone di Pontida, che parlano a radio padania, che discutono al bar di clandestini di merda, che ammazzerebbero tutti quelli che non mettono il crocefisso sui muri, e che non assumerebbero mai un negro in regola, ma che lo assumono, assai volentieri, in nero. Tutti quelli che in sede locale esibiscono i simboli legaioli, che vogliono il dialetto nelle scuole, che amano solo gli insegnanti meneghini, che ruttano nelle chiese, che non celebrano l’unità d’Italia e che fanno la ronda di notte, come le lucciole dell’antica canzone.