Le suite dei capi di Stato non sono mai state utilizzate. Ma il costruttore chiede altri 71 milioni. Spesi per lussi inutili (di Emiliano Fittipaldi - l'Espresso)
Matteo Renzi dovrà aprire il portafoglio e pagare i 4.400 euro che sono serviti per comprare il letto della suite di Michelle e Barak Obama. La coppia presidenziale non ci ha mai dormito perché il G8 del 2009 previsto alla Maddalena fu spostato all'Aquila, ma il costruttore Valerio Carducci (che sei anni fa vinse l'appalto per realizzare l'hotel che avrebbe dovuto ospitare i leader del mondo) i soldi li ha spesi e ora li rivuole tutti. Fino all'ultimo centesimo. Compresi i 3.100 euro sborsati per il lenzuolo di lino che doveva avvolgere il presidente Usa e i 1.170 euro del copriletto color panna, gli 88 mila euro (!) dell'impianto tv-stereo Bang&Olufsen e quelli usati per acquistare una vasca da bagno extralusso da 8.300 euro, rubinetti esclusi. La pila di fatture che Carducci ha spedito alla presidenza del Consiglio è alta un metro e mezzo: gli scontrini delle «tende di lino ignifughe» (35.500 euro), quelle per due armadi di legno (22 mila euro), ricevute per sei-porte-sei (45 mila euro, cioè 7500 euro ad anta) e un'altra per «la boiserie bugnata» da 42 mila euro: tra tappeti persiani, arredi pagati a peso d'oro e specchi da 3.170 euro, i prototipi in scala uno a uno di due suite da 70 e 45 metri quadri (costruite per farle visitare alla Cia e agli altri servizi segreti) sono costati oltre un milione e mezzo. In pratica, quanto un attico a piazza del Popolo.
Oltre al rimborso del modello della stanza dei capi di Stato, il costruttore fiorentino ha chiesto a Palazzo Chigi altri 71 milioni, la somma di tutti gli "extra" sostenuti per realizzare la residenza "Carlo Felice". Costata molto più di quanto Bertolaso e Berlusconi avevano preventivato: invece dei 60 milioni ipotizzati, a causa di varianti e oneri straordinari la spesa finale è schizzata a oltre 170 milioni. Carducci ne ha ottenuti finora poco più della metà: così ha prima tentato un accordo bonario con lo Stato (ma nel 2012, quando al governo c'era Mario Monti, la commissione preposta era disposta a saldarlo con 23,1 milioni), poi ha deciso di passare alle vie legali contro la presidenza del Consiglio. La causa è arrivata in dirittura d'arrivo, ma sembra che gli uomini di Renzi arrivati otto mesi fa a Palazzo Chigi siano più malleabili dei predecessori. Ci fosse davvero un accordo prima della sentenza, non potrà che essere milionario: per meno di 25-30 milioni Carducci non accetterà alcuna transazione.
MEZZO MILIARDO GETTATO AL VENTO - Dunque, mentre all'Aquila le new town volute da Berlusconi cadono letteralmente a pezzi, con balconate che crollano su quelle sottostanti, gli italiani continuano a pagare le follie dell'epoca Berlusconi-Bertolaso. Il G8 alla Maddalena è costato ufficialmente oltre 327 milioni di euro, ma si tratta - come dimostra la vertenza tra la Cgf Costruzioni Generali (un tempo Giafi) di Carducci e lo Stato - di una stima prudenziale: gli investimenti rischiano di aver superato il mezzo miliardo.
Denaro gettato al vento: il vertice in Sardegna non s'è mai fatto, e le strutture che avrebbero dovuto rilanciare il turismo dell'isola sono state abbandonate. Non solo l'hotel dell'ex Arsenale (il gruppo di Emma Marcegaglia che lo aveva preso in affitto è stato risarcito pochi giorni fa con 36 milioni a causa delle mancate bonifiche a mare), ma anche il residence in cui dovevano dormire gli otto grandi è in balia delle intemperie e dell'incuria. Voluta dalla famigerata "struttura di missione" della Protezione Civile, consegnata e collaudata nel 2009, la residenza del "Forte Carlo Felice" doveva diventare un albergo a cinque stelle di 17.500 metri quadri. Peccato che finora nessun imprenditore abbia voluto prenderlo in concessione dalla Regione Sardegna, proprietaria dell'immobile. «Una vergogna», chiosano i cittadini della Maddalena, dove qualcuno in Comune ha recentemente ipotizzato di ri-trasformare l'albergo in ospedale.
PARADOSSO CARDUCCI - I paradossi non finiscono qui. Carducci, infatti, chiede i soldi allo Stato mentre è indagato dalla procura di Roma per corruzione e truffa allo Stato. È stata proprio una telefonata intercettata del costruttore di Bagno a Ripoli, paesino in provincia di Firenze, a dare il via all'inchiesta sulla "cricca" di Diego Anemone e Angelo Balducci, i dominus dell'organizzazione che avrebbe saccheggiato per anni le casse pubbliche con una gestione fraudolenta degli happening internazionali. Carducci, grande amico di Luigi Bisignani e proprietario di un meraviglioso attico su due piani a via del Tritone, secondo le accuse dei carabinieri del Ros avrebbe ottenuto i lavori alla Maddalena come "risarcimento" di un altro appalto che il fidato Balducci gli aveva promesso, quello per l'Auditorium "Parco della Musica" di Firenze. I cantieri, invece, furono affidati a un'altra ditta. Carducci furioso avrebbe minacciato ricorso al Tar, ma la cricca l'avrebbe convinto a fermarsi "regalandogli" il ricco contratto alla Maddalena. «Non siamo ancora arrivati a processo, ma sono molto tranquillo» spiega il suo penalista, Giorgio Martellino. «Le accuse sono infondate: non solo il mio cliente ha fatto ricorso sia al Tar sia al Consiglio di Stato, ma l'ha pure vinto. Quindi nessun "risarcimento", ma solo lavori fatti a regola d'arte che non sono mai stati pagati».
Non è tutto. Carducci (che fu indagato nel 2007 da Luigi De Magistris per l'inchiesta Why Not, dalla quale è uscito assolto dopo la defenestrazione dell'ex pm) è sotto inchiesta anche per evasione fiscale. Nel 2012 i finanzieri romani hanno sequestrato al costruttore capolavori di Warhol, Chagall, Pomodoro, Schifano e Botero, perché sospettato di aver nascosto al fisco 1,5 milioni attraverso un sistema di false fatturazioni per costi mai sostenuti. Proprio nell'esecuzione delle opere alla Maddalena. «Anche su questo procedimento» ragiona l'avvocato «non ci sono novità. È tutto fermo ai sequestri di due anni fa. Ma non prenda cantonate: la giustizia civile segue un altro corso».
A PESO D'ORO - La causa, in effetti, è quasi a sentenza, e gli avvocati di Carducci sono certi che Palazzo Chigi alla fine pagherà. A parte la suite, l'azienda ha mandato un elenco di "riserve" infinito: 1,2 milioni per «oneri di progettazione straordinaria», 6,8 milioni per «sovrapposizione della mano d'opera», altri 4,7 milioni «per il pagamento del premio di produzione».
Proprio così: la Protezione civile nel contratto aveva stabilito che - se Carducci avesse ristrutturato l'albergo nei tempi stabiliti - avrebbe ottenuto il 12 per cento in più di quanto contabilizzato. Spulciando i dati della commissione dell'accordo bonario (mai firmato dalle parti) si scopre che l'impresa chiede anche 4,6 milioni di extracosti per «il riconoscimento degli oneri di sicurezza», ben 500 mila euro più interessi per l'affitto di alcuni fari «per l'illuminazione a giorno delle aree per far lavorare le maestranze durante le ore notturne», e 15,7 milioni «per costi imprevisti dovuti alla particolare condizione di segretezza»: la Giafi avrebbe speso cifre enormi per controllare gli accessi del cantiere, tesserare tutti gli operai e gli impiegati, monitorare nemmeno fossero terroristi fornitori e subappaltatori.
Ogni pietra, scrivono i legali di Carducci, è stata vigilata con guardie giurate 24 ore su 24. Per l'albergo di Merkel e Sarkozy non s'è badato a spese. Gli accessori del bagno di Obama sono costati oltre 10 mila euro, la rubinetteria marca DornBracht circa 6.300 euro, una sola finestra 9.602 euro. Tra due poltrone "Belmondo" prese alla modica cifra di 6.800 euro, lampade da 729 euro, un divano da 3.900, tendine ricamate da 850 euro, e mobili-frigobar da 4.200 l'uno, il lusso non era un optional, ma la regola. Alla fine le due suite campione sono state demolite, e gli arredi «potenzialmente riutilizzabili» messi in deposito «in area sorvegliata». La sola operazione di smontaggio ha superato i 99 mila euro, ovviamente anche questi fatturati e messi in nota spese da Carducci. Come il prezzo per la pulizia delle due finte stanze, costata oltre 4.000 euro. Di sicuro le colf, alla Maddalena, sono davvero care.
Emiliano Fittipaldi - l'Espresso
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