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La “malvagia coerenza” di Marchionne

Creato il 07 novembre 2012 da Coriintempesta

marchionne

di: Matteo Guinness

Marchionne ha ragione su tutta la linea: i licenziamenti dipendono dal mercato. Non si può voler un’economia di mercato e poi lamentarsi del significato più profondo di questa, ossia la libertà economica. Ma attenzione, sebbene il termine libertà abbia per tutti noi una connotazione positiva a prescindere, non è detto che sia sempre così: è profondamente da scongiurare per esempio la libertà di uccidere, oppure la libertà di fare violenza. La libertà non sempre è qualcosa di buono, altrimenti l’uomo non si sarebbe dato delle regole, e chiaramente la libertà di mercato è una di quelle libertà che creano una giungla dove vince il più forte, fra l’altro non sempre (anzi quasi mai) per suoi meriti.

 Licenziare è quindi – a prescindere da paletti ed accordi che possono, in periodi positivi, dare qualche garanzia – una facoltà, un diritto del privato proprietario che non ha vincoli di nessun altro tipo con i lavoratori se non il contratto. Altro caposaldo, questo, del sistema liberale.

Inutile frignare e sbattere i piedi: se ci piace l’economia di mercato, ci piace la facoltà di licenziare e di disporre della vita dei privati in mano ad altri privati. Punto.

Soprattutto riteniamo utile evidenziare una concezione di questo tipo a tutti coloro che fanno un gran parlare di welfare, ma sempre liberali-liberisti sono. Con tutta le contraddizioni del caso: prendiamo l’esempio della simpatia per l’America di Obama. Marchionne, l’amministratore della Fiat è un “mito” per Obama che lo usa nella campagna elettorale, in quanto grazie alle sue fabbriche riesce ad aumentare posti di lavoro e stile di vita; allo stesso tempo Obama è il mito delle sinistre ben pensanti italiane; che però in Italia odiano Marchionne in quanto diminuisce investimenti e posti di lavoro.

E’ chiara la contraddizione, il black out ideologico che c’è dietro tutto questo. Ed è chiaro come l’approccio socio-economico (classista?) per capire la questione non basta. E’ la geopolitica che ha portato la Fiat negli Stati Uniti e sono sempre gli squilibri internazionali a fare in modo che la Fiat vada a creare ricchezza negli Usa e la tolga all’Europa. Dipende dalla coalizione geopolitica egemone e allo stesso tempo dal suo sistema politico ed economico, figlio di questa stessa configurazione “atlantica”.

Se si vuole pensare ad un futuro diverso dall’attuale baratro, c’è bisogno di ripensare quindi principalmente il sistema economico e la configurazione geopolitica. In un sistema come quello attuale l’Europa è vincolata all’economia di mercato e questa a sua volta crea i disastri umani che vediamo. Soltanto un riscatto da questo punto di vista, l’abbattimento dei tabù e dei dogmi estremistici del sistema liberale potranno darci la possibilità di fornire un futuro a noi e ai nostri figli.

Coriintempesta.altervista.org - Pubblicato anche in: StatoPotenza.eu

 


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