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"La marcia" di E. L. Doctorow

Creato il 27 settembre 2012 da Bens
Avevo intenzione di scrivere una cosa ben precisa su questo libro. Volevo fare la fricchettona pacifista invasata da buoni, puri e patetici sentimenti cristiani. Volevo elevarmi al Gandhi della Roma Nord, con un'ampollosa riflessione su quanto l'uomo non sia fatto per la guerra e su quanto essa sia ingiusta, massacrante ecc ecc...
Non che Doctorow indori la pillola: questo è un bel romanzo farcito di morti, ingiustizia, razzismo, speranze suicide, dove gli stivali dei soldati, consumati dalla marcia, affondano esanimi nel fango, dove tutto puzza di polvere da sparo e si diventa sordi ai pianti disperati e ciechi alla pietà.
Quindi sì, ammetto che tutta questa guerra (di secessione americana, per la precisione) mi aveva smosso dolci idee sulla natura umana. Tuttavia, qualche settimana fa, nella sezione Pop de L'Internazionale, un bell'articolo di Slavoj Zizek mi ha convinto ad abbracciare una causa diversa.
Proviamo a mettere da parte l'orrore e la deriva della guerra per concentrarci sulla natura della violenza come appendice dell'amore. Ovviamente il mio tentativo non mira a giustificare la violenza con i sentimenti di "amore" che a volte la animano, sarebbe immorale e fuorviante. Quello che cerco di dire è che l'abbrutimento della guerra è una conseguenza dell'odio che a sua volta è una conseguenza della privazione. Privazione di ciò che si ama, come la libertà, ma è un amore che si estende anche al potere, all'ideologia, alla gloria. Violenza come opera d'amore, che nel caso di questo libro si potrebbe tradurre nella lotta del Nord per liberare gli schiavi del Sud. Vi viene in mente qualcosa che valga più la pena di sconfiggere, anche a costo di abbracciare un fucile? Le lotte politiche sono nate, nella grande maggioranza dei casi, da utopistici sogni di concordia e accettazione della diversità. Un popolo che non odia non potrà mai sconfiggere un tiranno, qualsiasi sia il suo aspetto.
Per mia fortuna mi viene incontro la realtà della storia, con le sue nuove rivoluzioni non violente o con i suoi stermini di massa che affogano e cancellano l'originario spirito nobile di celestiale amore.
Secondo me Doctorow questa intuizione l'aveva avuta e subito sdoganata. I neri sono un peso, i sudisti vengono fatti saltare in aria, i nordisti non vengono certo dipinti come emissari di illuministiche posizioni sulla parità sociale. Insomma, la guerra è guerra, le congetture sono per chi non si sporca le mani e il futuro viene malinconicamente lanciato il più lontano possibile.

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