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«La “Marcia per la Vita” ha salvato il mio bimbo dall’aborto»

Creato il 29 aprile 2014 da Uccronline

Marcia per la vitaPapa Francesco è tornato recentemente a condannare l’aborto che «aggrava il dolore di molte donne che ora portano con sé profonde ferite fisiche e spirituali dopo aver ceduto alle pressioni di una cultura secolare che svaluta il dono di Dio della sessualità e il diritto alla vita del nascituro».

Proprio per difendere la donna e il diritto del nascituro, l’appuntamento è il 4 maggio 2014 a Roma per l’annuale ritrovo del mondo pro-life italiano attraverso una marcia per le vie della Capitale. «La “Marcia per la Vita” è il segno dell’esistenza di un popolo che non si arrende e vuole far prevalere i diritti di chi non ha voce sulla logica dell’utilitarismo e dell’individualismo esasperato, sulla legge del più forte», scrivono gli organizzatori sul sito web www.marciaperlavita.it, dove troverete tutte le informazioni (qui l’acquisto della maglietta ufficiale).

La “Marcia per la Vita” è un’iniziativa diffusa in tutto il mondo. Il portale “aciprensa.com” ha pubblicato una testimonianza da parte di una donna, la giovane Cristina Barreto, che ha partecipato alla Marcia di Lima (Perù), a cui hanno partecipato oltre 250mila persone. Cristina ha spiegato: «Nel 2013 ho scoperto di essere incinta, la situazione era piuttosto complicata e mi è venuta in mente la peggiore decisione in questi casi», ovvero l’aborto. La sua attenzione però è stata catturata dalla pagina Facebook della “Marcia per la Vita”, dove in ogni post o immagine si faceva riferimento al valore della vita, parlando del bambino come “dono di Dio”. «Così ho deciso di lasciare nascere mio figlio, oggi siamo qui entrambi alla Marcia per Vita».

Una cosa simile è accaduta a Michelle che nel settembre 2013 è entrata in una clinica spagnola, venendo però accolta da alcune donne: «Era proprio la salvezza che attendevo. Marta ha guardato me e la mia amica, ci ha fermato e mi ha chiesto di cosa avessi bisogno per non abortire: sono rimasta sorpresa da quel suo modo di essere così diretta. Mi sono arresa e mi sono messa a piangere. Ho cominciato ad ascoltarla, non mi sono neppure accorta del tempo che passava. Quelli della clinica ci guardavano. Ho deciso di non entrare. Non avrei mai voluto abortire, ma con tante pressioni attorno…Tutto ti spinge verso quella scelta. Oggi posso parlare del futuro della mia bambina stando accanto a lei: è diverso. Ho mia figlia, ma continuerò a studiare per lei, per entrambe»

Il 5 maggio, il giorno dopo la “Marcia per la Vita” italiana, donne come Cristina, Michelle e Marta saranno puntualmente calunniate e insultate sui quotidiani, accusate dai nostri intellettuali laici, dalle femministe e dai fans dell’associazione Luca Coscioni, di essere fasciste, oltranziste, bigotte e terroriste. E’ accaduto nel 2012, ed è accaduto nel 2013, dove ad esempio Furio Colombo ha parlato ad esempio di puro “terrorismo”. Per il cattolico sui generis Alberto Melloni, invece, «con la Chiesa questa marcia ha ben poco a che fare». Smentito ovviamente da Papa Francesco che ha rivolto parole di incoraggiamento ai manifestanti, a cui ha chiesto di mantenere viva l’attenzione «sul tema così importante del rispetto per la vita umana sin dal momento del suo concepimento».

La redazione


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