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La matematica a scuola: stereotipi, pregiudizi e falsi miti (ma scientificamente dimostrati!!) parte III

Da Simonetta Frongia

L'alunna stenta in matematica? La colpa potrebbe essere nella scarsa fiducia di mamma

Da una ricerca sperimentale su 124 bambine tra i 5 e i 7 anni, guidata dall'Università di Bologna, risulta che spesso le madri pensano che i figli maschi andranno meglio a scuola, ad iniziare proprio dai problemi con i numeri. Ed evidentemente non lo sanno nascondere. Il risultato è che trasmettono questa loro propensione anche alle figlie, creando un stereotipo che produrrà punteggi nella matematica fino al 15 per cento inferiori rispetto alle coetanee. E i papà? Non avrebbero nessuna influenza?

La matematica a scuola: stereotipi, pregiudizi e falsi miti (ma scientificamente dimostrati!!) parte IIIIn genere le alunne se la sanno cavare più dei maschietti in tutte le materie. Quando accade il contrario, in particolare per il rendimento della matematica, la colpa potrebbe essere delle mamme. Tutto nasce dal fatto che spesso le madri hanno maggiore fiducia nei figli maschi: pensano che andranno meglio a scuola, ad iniziare proprio dai problemi con i numeri. Ed evidentemente non lo sanno nascondere. Il risultato è che trasmettono questa loro propensione anche alle figlie, creando un stereotipo che produrrà punteggi nella matematica fino al 15 per cento inferiori rispetto alle coetanee.La teoria deriva da una ricerca sperimentale su 124 bambine tra i 5 e i 7 anni, guidata dall'Università di Bologna ed in stampa sulla rivista di psicologia dello sviluppo dell'Associazione degli psicologi americani. "E' sorprendente che già a 5 anni le bambine possano essere inconsapevolmente condizionate da stereotipi relativi al genere ma se riusciamo a ridurre gli stereotipi in ambito familiare, potremmo davvero contribuire a migliorare i risultati delle bambine in matematica", ha sottolineato Carlo Tomasetto ricercatore dell'ateneo bolognese e coautore dello studio. Ancora più sorprendente, per un profano, è forse che il condizionamento si attivi solo se, prima dei test di matematica, alle bambine viene chiesto di disegnare una figura femminile.Per i ricercatori invece è una conferma. Si tratta di un fenomeno osservato, per lo più negli adulti, da almeno una decina d'anni. L'esperimento, cui hanno preso parte anche le università di Padova e Chieti-Pescara, si è svolto così: le bambine sono state testate individualmente, a scuola. Prima del test di matematica, pensato per la loro età, è stata loro raccontata una storia. Con protagonista femminile fortemente stereotipata, ad alcune. Incentrata su un argomento neutro, alle altre.Le bambine sono quindi state invitate a fare un disegno relativo al racconto appena ascoltato. Parallelamente ai genitori è stato chiesto di compilare un questionario nel quale, tra l'altro, si chiedeva se, a loro parere, "i maschi di solito sono più portati delle femmine in matematica" e se "le femmine di solito sono più brave nelle materie artistiche e linguistiche che in matematica".Nonostante in media i genitori tendessero a rigettare gli stereotipi, circa un terzo ha invece ammesso di riconoscervisi. Alle maestre, inoltre, è stato chiesto un giudizio sul rendimento scolastico in matematica.Analizzando l'esito del test i ricercatori si sono accorti che il rendimento si abbassava tanto più erano forti gli stereotipi di genere delle madri, fino ad arrivare ad uno scarto del 15 per cento nel caso delle mamme che con più decisione sostengono gli stereotipi. E inoltre che questo effetto è riscontrabile solo nelle bimbe che prima del test hanno disegnato la figura femminile.La prova del nove ha dato conferma quando si è rilevato che se le mamme rigettano con decisione lo stereotipo, al contrario, le bimbe mantengono lo stesso livello di prestazione, qualunque sia la storia ascoltata e il disegno realizzato. “Quando nei pensieri delle piccole si richiama la loro identità di appartenenza, si riattivano tutte le idee e gli stereotipi collegati”, hanno spiegato i ricercatori. Dallo studio è poi emerso che se le bambine temono di sbagliare è soprattutto perchè hanno inconsapevolmente assimilato la convinzione che la matematica non sia pane per i loro denti, si concentrano con più fatica e tendono davvero a fare più errori nei quesiti più difficili. Il fenomeno interessa peraltro tutte le scolare: brave o somare che siano. La spiegazione che offrono dell'influsso negativo sulla performance ha quindi a che vedere con lo stress indotto dall'ansia da prestazione.Già qualche anno fa alcuni economisti italiani avevano dimostrato come il successo in matematica delle donne fosse strettamente legato al loro grado di emancipazione. In alcuni paesi nordici il gap coi maschi risulta di fatto azzerato e in alcuni casi ribaltato (Islanda), mentre in Paesi come Italia, Turchia o Grecia è ancora piuttosto pronunciato. A proposito di maschi: nessuna influenza sul rendimento scolastico, in particolare della matematica, sembrano avere le opinioni dei papà.
Fonti:  http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=32892&action=view
http://www.focus.it/sesso-e-salute/psicologia/26072011-1035-489-bimbe-piu-brave-in-matematica-se-ci-crede-anche-la-madre_C13.aspx
http://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/2011/07/25/550308-bimbe_brave_matematica.shtml 

Questa è il terzo e, per ora l'ultimo esempio di come la scienza non sempre sia portatrice di novità, forse sarò troppo critica ma anche questa è l'ennesima scoperta dell'acqua calda, forse perchè certe novità non sono così nuove o forse perchè si continuano a studiare effetti ben conosciuti almeno per chi fa parte di un certo mondo! Ed ecco che questa ricerca, a mio giudizio non fa altro che riconfermare la famosa "Profezia che si autoadempie", un fenomeno molto conosciuto in ambito sociologico ma anche in quello della psicologia scolastica e delle scienze della formazione.

Questo concetto è stato proposto per la prima volta dal sociologo Robert K. Merton che descrive la profezia che si auto avvera come “una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l’avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità”.
L’idea di base è che un’opinione pur essendo falsa per il solo fatto di essere creduta vera porta la persona a comportarsi in un modo che la fa avverare, fa avverare l’aspettativa.Uno dei più importanti studiosi di questo concetto è stato Rosenthal che ha definito “l’effetto Pigmalione”.Egli propose un esperimento da compiere all’interno di una scuola elementare. Fingendo di aver somministrato un test alla classe, informò le maestre del fatto che i bambini del gruppo x erano risultati più predisposti allo studio e più intelligenti rispetto a quelli del gruppo y.Il risultato finale fu il fatto che a conclusione dell’anno scolastico i bambini del gruppo x ottennero valutazioni più elevate da parte degli insegnanti e questo portò l’autore a ipotizzare che l’atteggiamento degli insegnanti, influenzato dalle previsioni, avesse condotto alla realizzazione della previsione stessa.Questo fenomeno è presente nella nostra vita di tutti i giorni  comprese le relazioni in ambito scolastico e ha diverse implicazioni.Ad esempio quando conosciamo una persona ci facciamo influenzare dalla "prima impressione", basata su caratteristiche fisiche innanzitutto, comportamentali e da una sorta di simpatia o antipatia a "pelle". Le aspettative che abbiamo nei confronti del soggetto porteranno l’individuo stesso a comportarsi come noi ci attendiamo. Ad esempio: se sto parlando con una persona che a prima vista mi pare arrogante, probabilmente assumerò un atteggiamento tale da farla comportare in modo che io abbia conferma di ciò che penso. L’idea alla base è che le nostre impressioni sugli altri possono causare comportamenti che tendono a confermarle. Ed è per questo che è molto difficile modificare le proprie percezioni.Il discorso si sposta a livello degli stereotipi. Lo stereotipo è un modo con cui la persona semplifica il mondo, è una forma di conoscenza, spesso condivisa di un gruppo o di una società è, insomma un modo di "eticchettare" le cose, un modo che la nostra mente ha di cristallizzare un mondo in movimento. Insomma anche chi crede di esserne immune ne è colpito, poichè ci aspettiamo di vedere solo ciò che ci aspettiamo.
Qua entra in gioco, ovviamente, anche la nostra profezia che si auto avvera. Gli stereotipi stessi ci portano ad agire in modo da produrre comportamenti in grado di confermare le nostre aspettative.Si tratta di un circolo vizioso. Le aspettative della persona A portano alla creazione di particolari comportamenti di A stessa nei confronti di B. essi però genereranno come conseguenza dei comportamenti di B verso A che porteranno A a confermare le proprie aspettative.Non legato alla percezione sociale vi siete forse comunque resi conto di come la profezia che si autoadempie esiste anche in relazione a noi stessi e ai nostri pensieri: quando pensiamo o temiamo che avvenga qualcosa di negativo ci comportiamo in modo che la previsione si realizzi davvero.Questa regola è talmente vera e talmente conosciuta che i genitori sono consapevoli, molto più spesso di quanto si crede, di influenzare anche se in modo inconscio le aspettative che si hanno nei confronti dei figli. Questa conoscenza dovrebbe essere scontata in ambito scolastico poichè è stato più volte dimostrato che l'opinione che gli insegnanti hanno nei riguardi dei bambini, dei loro progressi o dei risultati ai test di valutazione sono fortemente influenzati dalla profezia. Il bambino sa (anche a livello non cosciente) cosa si aspetta il genitore, l'insegnante, sa cosa pensano di lui, lo capisce dagli sguardi, dalle parole non dette, dagli attegiamenti, lodi o rimproveri.Riprendendo l’esperimento di Rosenthal, è importante sottolineare un altro fatto. I bambini che alla fine dell’anno scolastico avevano ottenuto i voti più alti continuarono anche dopo – alle scuole superiori, all’università – ad ottenere risultati estremamente positivi, anche da parte di docenti che non avevano avuto alcun contatto con gli insegnanti e con le pagelle precedenti. E allora potrebbe essere che forse le nostre aspettative e il nostro comportamento portano gli altri ad agire di conseguenza sul momento ma fanno anche sviluppare in loro la credenza di essere veramente come noi li vediamo e questo si tramuta nella fissazione di alcuni atteggiamenti ritenuti come caratteristici della propria persona. Quanto l’aspettativa che viene trasmessa riguarda una particolare abilità questo può far aumentare la propria idea di autoefficacia e la propria autostima….me se l’idea che passa è negativa, di bassa autoefficacia e capacità? Forse è un problema che ci si dovrebbe porre quando, spessissimo nella nostra vita, agiamo in conseguenza alle nostre aspettative negative nei confronti degli altri. E questo è il punto della questione: anche le mamme che pensavano di non trasmettere stereotipi di genere invece lo facevano. Come? Con l'educazione.Lo vedo tutti i giorni mamme giovani, moderne, eppure trasmettono gli stereotipi attraverso il linguaggio, i giochi ed i giocattoli che tendono ad identificare le bambine con un modello culturale predefinito e ben preciso. La bambina principessa, ballerina, vestita di rosa, con il trucco, che aspetta il principe azzurro.....inconsapevolmente si perpetua un vecchio modello. Le cose non cambiano all'interno della scuola : un pregiudizio comune a genitori ed insegnati  vuole le bambine adatte alle produzioni scritte e i bambini più adatti per le materie scientifiche, anzi questo pregiudizio quasi sempre viene rafforzatto da un altro: o sei bravo nelle materie umanistiche ed artistiche o sei bravo in quelle scientifiche, niente di più falso, se qualcuno si è letto Gardner e la sua teoria sulla moltiplicità delle intelligenze sa che innanzitutto non esiste un solo tipo di intelligenza ( e che non è per forza identificabile con quella richiesta a scuola) e, che anzi chi ha predisposizioni per l'arte e per la musica in particola ha anche una certa familiarità con la matematica, ad esempio, poichè la musica si basa su dei ritmi numerici.Insomma per farla breve questa ricerca mi sembra che più che scoprire qualcosa di nuovo confermi la teoria della profezia e, sopratutto che rafforzi delle false credenze e degli stereotipi che la scienza e l'educazione scolastica invece dovrebbero cercare di eliminare. Le conoscienze scientifiche sopratutto in ambito formativo/educativo dovrebbero servirci proprio ad eliminare stereotipi e false credenze e non a rafforzarle!

 Simonetta Frongia


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