Magazine Diario personale

La milano di Sorbo

Da Peolaborghese @mesosbrodleto
Santo milanese comunista

Santo milanese comunista

Milano è un posto difficile, una sorta di Foligno su scala più grande. Foligno è nota per due cose: è impossibile rifare due volte la stessa strada, e anche nel caso di riuscirci, la stessa strada porta, in tempi diversi, a destinazioni diverse; la concentrazione di donne supera qualsiasi livello tollerabile da un maschio a primavera. A Milano indovinare l’uscita giusta della metropolitana è ai limiti dell’impossibile, una volta trovata, la città in superficie cambia e bisogna ricominciare da capo.

A Milano può capitare di vedersi arrivare, durante una conferenza scientifica, una donna tipo Fallaci con l’occhiale da sole e la voce odiosa a chiedere: “scusate, sapete se qui c’è un giornalista di repubblica?” “No, guardi è una conferenza scientifica”. “Ma non avete qualcosa, una conferenza stampa?”. Per chi non vive a Milano e ama andare negli zoo a vedere gli stereotipi, questo è il paradiso. Le reception pullulano di giovani studentesse tiratissime, gente che paga più di vestiti che di tasse universitarie. Sono proprio loro, acchittate e con la faccia schifata anche quando ridono, ad alimentare il mito, quando dicono “no ma in bocconi c’è anche tanta génte normale, non son mica tutti dei fighètti!”

La crisi, tuttavia, ha un po’ abbassato la cresta ai milanesi. Girano per piazza duomo in giacca e cravatta, ma pedalano adducendo motivi ecologisti. Non è vero, sopra al sellino c’hanno le pezze, direbbero a Roma. Per questo vanno al lavoro in bici. Milano è ancora il cuore di una grande parte d’italia, solo che di sangue da pompare ce n’è rimasto poco. Era comunque un cuore difettoso, la genetica è stata poco gentile. Milano era la città di Craxi, tanto per dirne uno, ed ora ha tra i punti di attrazione un grattacielo costruito da Formigoni sopra a un boschetto. Ce lo ricorda anche Elio :”Se ne sono sbattuti il cazzo, ora tirano su un palazzo, han distrutto il bosco di gioia, questi grandissimi figli di troia”.

Da Totò in poi, ogni italiano prima o poi deve passare in questa città, anche solo per vedere se è vero quello che si dice su di essa. Dopo aver visto che è tutto vero ed aver resistito alla tentazione di fermare un vigile e chiedergli “Noio, volevàm savuar l’indiriss”, si può tornare da dove si è venuti.

Insomma sì, sono stato a Milano e no, non ho ordinato cocktail né preso parte ad apericene o happyhour.



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