Magazine Diario personale

La morale dei rassegnati

Da Anacronista
O dell'alzare il cielo

Qualche sera fa, un'amica quarantenne e straniera esprimeva il desiderio di riprendere a studiare. Come prevedibile, subito è scattato l'obbligo ad abbassare il tiro: una tizia le dice, ma và, lascia perdere, che poi, i migliori sono quelli che si sono messi subito a lavorare senza studiare, ormai che vuoi fare... Perché ogni volta che qualcuno osa desiderare qualcosa di diverso dal solito, deve essere rimesso al suo posto? Nel post mi riferisco a cose apparentemente diversissime, ma tutte accomunate da questo funesto "rimettere a posto" chi osa eccedere la soglia del mediocre stabilita da una cricca di mediocri, vampiri che succhiano la voglia di vivere del prossimo per infilargliela nel cellophane.

Post scritto palesemente a caldo molto tempo fa, ma sempre attuale. Lo pubblico ora per motivi affettivi. 
Abbassa il tiro, sii mediocre, non alzare la voce, non avere troppe pretese, stai al tuo posto, parla come mangi, datti una regolata, ecc. ecc. Cari esponenti di questa inesauribile scuola di pensiero, ne abbiamo abbastanza della vostra ideologia del ridimensionamento coatto dell'esistenza. C'è un detto calabrese molto eloquente in tal senso, purtroppo sempre attuale: 
"Sono nani, e vogliono tutti nani" (Nicola Giunta).
Il diktat della mediocrità spacciata per merito socio-morale continua a mietere vittime: siamo ancora al "dramma del bambino dotato". Il suo contesto relazionale vola rasoterra, segue strade già battute, adora la sicurezza che promana dalla massa approvante, approva a sua volta ciò che gli è uguale. Non è in grado di cogliere le  capacità del bambino dotato, la sua "specificità umana", il suo essere quello che è, insostituibile e inimitabile - in breve la sua libertà. Questo il suo contesto non può sopportarlo. Perché non lo comprende. 
Oppure perché costituisce l'immagine viva di ciò che avrebbe voluto essere ma non è riuscito a essere: e se non ci è riuscito lui non può riuscirci nessuno.
Oppure perché a sua volta gli è stato insegnato (a suon di più o meno metaforiche mazzate) che bisogna mantenersi entro gli angusti confini dell'ovvio, dell'uguale, del già obliterato da un gruppo
Quindi il contesto si adopera incessantemente nella pedagogia della mediocrità, fatta passare per "merito in sé" e promossa come qualità intrinseca. In quanto tale continuamente fomentata, premiata, osannata.
Soddisfare le aspettative altrui (=compiacere il prossimo) è allora buono in sé. Se "stai al tuo posto", se soddisfi la domanda del mercato dell'approvazione, allora avrai l'ambito premio, vagamente tribale, del "sei dei nostri". Avrai il premio se vai anche tu rasoterra, perché tutti vanno rasoterra e quindi per motivi strettamente quantitativi l'andare rasoterra diventa una massima morale, un criterio di distinzione tra i buoni e i cattivi, tra "noi" e "loro".
Bene. A tutto questo rispondiamo pure: No, grazie. Ho smesso!Ho smesso di "darmi una regolata" e di rispettare i confini di azione e pensiero pretracciati da altri, preoccupati di misurare incessantemente il livello di conformità alle richieste del prossimo. Sì, sono i burocrati dell'esistenza. Impiegati che si adoperano per fare della vita qualcosa da ricondurre a una specie di catasto morale: alla vita, loro, prendono le misure.
Io non voglio consegnare in blocco me stessa e la mia libertà a un mucchio di esattori della vita, che si arrogano la vita e vogliono ipotecarla al prossimo perché già la loro si è ridotta all'osso, per debiti di conformità che non intendo essere io a pagare. Eppure, continuamente mi presentano il conto: vogliono che sia io a saldare il conto della loro frustrazione. (Ho il massimo rispetto per la frustrazione; spesso dobbiamo a lei ogni sorta di evoluzione sociale e politica e psicologica. Non sempre, però: non quando, per esempio, diventa parassitaria).
E' lo stesso meccanismo di "io pago le tasse". La gente odia pagare le tasse, e quando qualcuno riesce, pure onestamente (non parlo certo di evasione fiscale, ma per esempio di trovare un parcheggio in un'area non a pagamento, ecc.), a evitare l'antipatico dovere, chi non ci è riuscito è preso da una smania divorante, le tasse! Io pago le tasse! Pago le tasse! Ecco, qualcosa mi dice che  in ballo, qui, ci sia proprio una smania divorante di chi vuole trascinare gli altri nel proprio angusto mondo mediocre.
2.Non è una colpa "volare alto". Io voglio "alzare il cielo", per dirla con Carla Lonzi, e non affossarmi a terra solo perché piace alla gente. Se piace alla gente rispondo de gustibus.3. "Parla come mangi"
Il linguaggio si espande con il pensiero e il pensiero si espande con il linguaggio, e con essi anche l'azione. Sicché voglio esorbitarne i limiti perché farlo significa espandere il mio territorio di azione, le mie possibilità e quelle di chi mi sta intorno. La tesi gastro-linguistica ("parla come mangi" appunto) non mi interessa, quando parlo di solito mi piace seguire (inventare) la mia traccia, e non una traccia già stabilita: altrimenti non parlerei, premerei il pulsante per attivare il registratore automatico. Dal momento che parlare è una delle straordinarie occasioni di libertà che mi consente la vita, perché dovrei farlo per compartimenti stagni, selezioni preventive, censure pseudodemocratiche? Dicono che devi farti capire da tutti, ma questa non è democrazia, questa è l'ideologia della mediocrità, nella quale non intendo essere coinvolta.
4.Spero che quel bambino impari a non compiacere gli altri, che impari ad attingere a se stesso o a chi ne rispetta le qualità più autentiche, altrimenti farà una vita alienata e, per la frustrazione che questa comporta, vorrà a sua volta farla pagare agli altri nella forma della morale della mediocrità e dell'omologazione - è così che la mediocrità promuove se stessa all'infinito, di generazione in generazione, di alienazione in alienazione. Cosa domanda il bambino dotato? Domanda di essere se stesso. Ma questo è inaccettabile...
5.Cari dotti della scuola di pensiero dei nani, ponetevi qualche domanda, chiedetevi per esempio se per caso il problema non sia vostro, di voler ridurre l'universo alla vostra statura, perché non sopportate che l'universo abbia altre dimensioni, altri raggi di pensiero e di azione, altre modalità di esistenza che non sono pretracciate dalla morale ufficiale, preoccupata solo di conservare l'esistente manco fosse il migliore dei mondi possibili. Se il futuro fosse interamente nelle mani del club dei moderati - che è il club dei rassegnati -, sarebbe la scialba, noiosa, stagnante copia del presente.Fatevi qualche domanda. Il vostro problema - perché è un vostro problema - non mi riguarda. Scomunicatemi, banditemi dalla cricca del mediocre, fate pure perché tanto non mi interessa entrarci. Ed essere arrivata a pensarla così, mi è costata molta fatica, perché quando sei pischelletta pensi che i grandi abbiano ragione. Ma poi scopri che quei grandi non sono veramente grandi: in realtà sono nani. Vorrei essere rimborsata per le noie e le pene che tale vostro apparente essere grandi mi ha comportato, ma forse mi sta bene così, forse l'averlo capito col tempo, con fatica, da sola e pagando io stessa il prezzo di un debito che non ero stata io a creare, mi è servito per chiarirmi più distintamente cosa merita di essere considerato e cosa no; mi è servito per riconoscere il pericoloso potere dei meccanismi di approvazione.
Che è poi il potere dei cretini, un potere che non sarà mai sovrastimato tanto è grande e potente. I cretini lo esercitano con un'arma potentissima, il ricatto. Usano il bisogno di approvazione e accettazione degli esseri umani, per obbligarli a essere come vogliono loro. Se sei come dico io, ti accetto, avrai il distintivo agognatissimo di "persona normale". Se non sei come dico io ti escludo e ti farò pagare l'inquantificabile scotto di non essere uno di noi, con tutti gli svantaggi della solitudine. Il prezzo è alto, ma,  come diceva qualcuno: ci sono cose che non si possono comprare.

6.

Ci sarà sempre qualcuno pronto a dirgli come dovrebbe essere, mostrandogli la gigantografia della norma con una mano e con l'altra sventolando il premio "sei dei nostri". Ci sarà sempre qualcuno pronto a punirlo perché non conforme e non classificabile. A quel punto è una questione di scelta. Cosa è più importante? L'approvazione basata sulla menzogna compiacente cioè sul ricatto, o la propria libertà? Il bambino dotato dovrà dunque stimare se stesso, saper distinguere il ricatto e sottrarvisi per tempo. Potrà farlo? Richiede una forza, talvolta, disumana. Ma potrà farlo sì. 

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