La nuova legge sull’Amazzonia: quando la sinistra devasta l’ambiente

Creato il 08 dicembre 2011 da Eldorado

C’è voluto il vertice di Durban perchè si tornasse a parlare dell’Amazzonia e della scellerata legge brasiliana che riforma il codice forestale. Il Senato di questo paese l’ha appena approvata con una schiacciante maggioranza (58 a favore e 8 contrari): la sinistra ha praticamente ignorato le proteste e le ragioni degli ambientalisti, condannando in pratica il futuro del polmone verde del nostro pianeta.   

Aldo Rebelo Figueredo è il nome del deputato che ha firmato la legge. Comunista e giornalista, è stato premiato in ottobre con quello che è diventato il più importante ministero brasiliano in vista dei Mondiali di Calcio e delle Olimpiadi, quello dello Sport. C’è da rimanere senza parole di fronte a questa sinistra progressista che in Cile incentiva l’educazione privata (con la Bachelet) o che in Brasile si fa beffe dell’ambiente (con la Rousseff). Una sinistra che sta cementando l’Amazzonia, appoggiando mega costruzioni nel cuore delle foreste, tagliando in due il continente in nome di un incerto significato di sviluppo, che si dimentica spesso dei diritti degli indigeni e che si inchina ai postulati devastanti della logica del commercio. I progetti che ha osteggiato dall’opposizione sono diventati manco a dirlo effettivi una volta ottenuto il passaporto per i posti che contano. Leggi che neanche i governi più conservatori si sognavano di proporre, sono passate grazie a questa nuova generazione di sinistroidi che si abbuffano del potere.

Aldo Rebelo è comunista da quando aveva diciannove anni, da quando cioè il PcdoB era un partito che agiva nella clandestinità. Nel 1991 è stato eletto deputato e da allora ha trasformato il suo radicalismo giovanile in un nazionalismo che rasenta la più bieca demagogia. Negli ultimi anni si è occupato della riforma del Codice forestale, intervenendo direttamente nel cambiamento di alcuni articoli per renderli favorevoli ai gruppi di potere che investono nello sfruttamento del territorio amazzonico. Nemico dichiarato delle ong, ha nel suo curriculum anche un progetto di legge per la difesa della lingua portoghese che prevede multe per l’uso di parole straniere in tutti gli ambiti della società. L’Amazzonia è però il progetto che più gli sta a cuore e a cui ha dedicato gli ultimi anni della sua vita politica.  

Dal 2000 all’agosto 2011, 376 persone sono state uccise perchè si dedicavano alla difesa della terra e dell’ambiente degli stati brasiliani che si affacciano sull’Amazzonia. Il record lo detiene il Pará, uno stato piú grande di Francia e Spagna messe insieme, dove l’arroganza dei proprietari terrieri trova giustificazione nella complicità di una classe politica che, da sinistra, spinge verso la lottizzazione del patrimonio forestale. La legge è anche uno schiaffo alla memoria di queste persone che hanno dato la vita per un ideale. Nell’Amazzonia disegnata da Rebelo esiste il condono per le deforestazioni già eseguite (a tutto il 2008) e la diminuzione dall’80% al 50% della superficie delle aree da destinare alla conservazione in ogni proprietà privata. É bene chiarire che i poderi in mano ai fazenderos sono latifondi che si estendono per migliaia di ettari: la legge, in pratica, dà il visto buono a fare dei boschi e della selva una sterminata prateria. Non solo, la fascia di protezione dei bacini e delle rive dei fiumi viene diminuita da 30 a 15 metri. Rebelo ha trovato un alto consenso anche tra i piccoli agricoltori: nelle sue acclamate assemblee negli stati amazzonici ha venduto sapientemente l’idea nazionalista che le ong o i gruppi ambientalisti non debbano mettere il naso negli affari interni brasiliani. L’Amazzonia è brasiliana e solo il Brasile ha il diritto di decidere cosa farne. Sono le stesse idee populiste, che nei decenni passati sono state usate dalle dittature, ma che trovano sempre terreno fertile quando si tratta di vendere una millanteria ad usofrutto del popolo.

Lo scopo di Rebelo è quello di lottizzare l’intera immensa regione dove 2.350.000 chilometri di foresta non hanno ancora un padrone. Una questione di legalità, quindi, per rendere più facile la vendita e lo sfruttamento dei terreni e delle risorse naturali. Il governo vuole assumere il controllo completo della terra e nella sua strategia è disposto a tutto, anche di allearsi con i fazenderos prevaricatori. Intanto, il Brasile, si è presentato a Durban presentando i risultati dei compiti fatti a casa: riduzione della deforestazione al minimo storico in 13 anni ed una legge che promuove l’agricoltura ecologica. Anche così, il Paese rimane il sesto paese produttore di gas serra provocati in maggior parte proprio dall’effetto della deforestazione e, con la nuova legge, si avvia a non poter mantenere gli accordi sottoscritti a Copenhagen nel 2009.


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