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La nuova vita di chernobyl. orti coltivabili intorno alla vecchia centrale

Creato il 30 dicembre 2010 da Madyur

Chernobyl torna a vivere e la sua terra coltivata. L’annuncio avverrà intorno al 26 aprile , giorno dell’anniversario di quello che resta il più grave incidente nucleare della storia. Ma per prevenire critiche e obiezioni il Ministero dell’Agricoltura ha già messo al lavoro segretamente periti agrari e contadini che si stanno dedicando con passione ai campi che circondano i villaggi abbandonati di Stecianka e Korogod , la regione di Rovno, le rive del fiume Pripjat fino all’omonima città fantasma che ospitava il personale della centrale nucleare.

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L’obiettivo è, per cominciare , la coltivazione della colza da utilizzare per l’olio come carburante biologico , coltura con cui l’Ucraina è il massimo produttore europeo. IL progetto ha anche una vaga promessa di finanziamento da parte dell’Unione Europea che intende circoscrivere l’esperimento a terre meno contaminate , alle periferie di questa regione divisa tra Russia, Ucraina e Bielorussia.

Ma il governo ucraino ha obiettivi più ambiziosi. Già da gennaio intensificherà i tour guidati per turisti e curiosi. Gli esperimenti agricoli si spingeranno molto dentro la zona proibita , attraverso quella complessa mappa fatta di macchie chiare e di macchie scure che contraddistingue tutta l’area. Per ragioni ancora strana , la contaminazione radioattiva non è avvenuta in maniera uniforme. Già nei giorni del rogo si scoprì che a pochi metri dal disastro l’aria poteva essere respirabile e avvelenata vicina.

Le campagne di questa zona è così : un labirinto diabolico e invisibile. La zona è ancora off-limits e recintata. Dall’altra parte del cancello c’è un villaggio di casette di legno ben tenuto e dai colori pastello. Tutte allineate lungo una strada di quasi un chilometro e tutti con il loro bravo orticello sul retro. Si Chiama Ditjatki che in ucraino vuol dire “Bambini piccoli” ed è abitato soprattutto da anziani che non hanno mai voluto abbandonare la Terra. I primi anni , a dire il vero, il governo sovietico aveva provato a mandarli via , a trasferirli nelle case popolari di Kiev. Ma sono tornati di nascosto , poi tollerati.

Tatjana , che vive in questo villaggio , racconta di coltivare e mangiare le patate e bere acqua del pozzo. I primi mesi avevano sempre mal di testa , nausee, poi è passata, ci sono abituati. Anatolij ha visto morire di cancro la moglie e la suocera. A Kiev c’era lo smog e quindi è tornato a vivere qui. Ora vive del suo orto e ogni tanto supera il reticolato a raccogliere funghi “Buoni con il wodka” racconta.

Movchan , presidente del Centro ecologico nazionale di Kiev , è terrorizzato “E’ una follia , una cosa gravissima. Misurano la radioattività sulla vegetazione e non capiscono che i radionuclidi si sono annidati appena sotto il terreno. Saranno sempre lì per centinaia di anni”. Inoltre aggiunge “I lavori agricoli , l’aratura , il raccolto, alzano la polvere. Ed è una polvere mortale. Basta inghiottire un atomo , dico un atomo, per essere certi di ammalarsi di cancro ai polmoni”.

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L’Ucraina non vuole perdersi l’affare dei turisti durante i Campionati Europei di Calcio nel 2012. Chi durante una partita all’altra non vuole vedere il sito di Chernobyl? Ma c’è anche l’affare di terreni a costo zero , che porterebbero fiumi di denaro e tanti posti di lavoro a un Paese devastato dalla crisi economica. Ecco perché i pionieri di questa regione vengono incoraggiati nel loro ottimismo.

Nikolaj ha 24 anni, e quando scoppiò il reattore nucleare non era ancora nato. “Eppure come vedete non sono venuto deforme” racconta. Ogni sei mesi vengono dei medici a fare dei controlli. Lavora in una fattoria collettiva , alleviamo mucche. Non possono , però, vendere la carne fuori dal paese. Le regole non sono molte ferree, comunque, è vietato vendere il latte , ma i suoi derivati ( la panna acida e la smetana) si. Vassilij , fratello di Nikolaj, racconta di non essersi mai malato , tranne per qualche raffreddore.


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