Una società che è sempre più basata sull’individuo e incapace di empatia è ciò che sembra proporci con sempre maggiore cinismo l’attualità.
Generazioni che vivono un presente senza futuro, e con poca memoria del passato, sballottate tra crisi economiche, difficoltà a trovare lavoro, pochi valori veramente condivisi e tanta confusione. Però, come sempre accade, non è tutto come sembra.
Un mondo sempre più importante e sempre più protagonista è quello del cosiddetto Terzo Settore: una galassia di associazioni, onlus, circoli, enti no-profit che si battono per realizzare opere ed aiutare il prossimo, spesso senza alcun tornaconto. Certo, anche lì ci sono esempi più positivi e situazioni più dubbie, in cui l’etichetta di “volontariato” sembra essere un escamotage per trovare più facili favori da parte di un mercato difficile, però si tratta senza dubbio di una delle più interessanti componenti sociali attuali. Purtroppo non mancano casi di cronaca anche recentissima (come per quanto riguarda le associazioni attive nel Sud per il primo aiuto ai migranti ed ai rifugiati) che gettano ombre sull’opera di alcuni: ma proprio in ragione a queste eccezioni è importante distinguere caso per caso. E valorizzare l’entusiasmo e la forza di chi promuove un settore basato sulla gratuità.
Se infatti fino ad alcuni decenni fa questo genere di attività erano in forte prevalenza legate al mondo religioso, oggi si sono sempre di più le persone coinvolte ed organizzate in soggetti che migliorano il contesto in cui viviamo. E non solo: spesso e volentieri migliorano le persone che ne fanno parte. Ecco quindi che dalla terza età all’immigrazione, dalla malattia alla cultura, un gran numero di ragazze e ragazzi quotidianamente si impegnano per “fare qualcosa” e per “fare del bene”: partendo dai giochi dei boy scout, per arrivare – con le dovute differenze – alle fondazioni bancarie.
Ma in che modo questi soggetti agiscono sulla società che li circonda?
Parata 2010 dei volontari Croce Rossa – Wikipedia
Non è azzardato ritenere che il futuro del welfare passi proprio di qui, dal Terzo Settore. Sono infatti sempre più frequenti i casi di importanti opere di interesse pubblico realizzate grazie al sostegno dei privati: dal modello anglosassone di fundraising (basti pensare nella realtà alla fondazione Gates, del proprietario della Microsoft, o nella fantasia alla fondazione Wayne, del fumettistico supereroe oscuro) abbiamo mutuato una nuova consapevolezza figlia dell’epoca in cui stiamo vivendo, ovvero che nonostante la crescente pressione fiscale e l’impegno che le amministrazioni ci mettono, non dobbiamo più aspettarci che lo Stato finanzi le nostre idee e le nostre battaglie, ma anzi il contrario. Le città, i comuni, gli ospedali vivono tempi duri, di magra, che frequentemente rendono difficile la loro crescita ed il loro sviluppo. Ed allora ecco che i più fortunati, o anche i più volenterosi, riescono a compensare le inefficienze pubbliche organizzandosi e realizzando grandi cose con la forza dell’unione. Ecco che i Vip ed i personaggi con vari livelli di popolarità la sfruttano a fin di bene, e le aziende scoprono una cosa chiamata CSR (Corporate Social Responsability) dando un valore sensibile – e non solo legato al marketing – alle azioni di promozione sociale.
Associazioni di volontariato, associazioni di passioni ed hobby, nuove professioni in un contesto che parte da grandi “multinazionali del settore” con branch locali (come Amnesty, Save the Children, WWF, Rotary, Lyons e chi più ne ha più ne metta), oppure semplice partecipazione attiva, sono quindi il contesto che vogliamo avvicinare e iniziare a conoscere con questo numero. Un contesto che, come primo grande risultato, ha quello di offrire speranza sia a chi lo frequenta direttamente sia a chi, ignaro, ne riceve il valore aggiunto. E voi, fate parte di qualche realtà del Terzo Settore? Potete scriverci la vostra esperienza e che cosa vi motivi ad investire tempo e risorse in ciò in cui ancora credete… per ora le nostre suggestioni negli articoli del numero di questa settimana.