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La pacchia di Marchionne

Creato il 10 gennaio 2011 da Silvanascricci @silvanascricci

La pacchia di Marchionne

Leggevo, qualche giorno fa, un interessante articolo di Bruno Tinti sulla situazione Fiat/Chrysler e sul perchè dell’atteggiamento padronale e leggermente ricattatorio di Marchionne su Mirafiori come su Pomigliano qualche tempo fa; è un articolo che apre prospettive e chiavi di lettura nuove (almeno per me) su tutta la vicenda e non è male condividerle.

Chrysler è in agonia quando arriva Fiat; nessuno la vuole e Obama non può che accettare il progetto Marchionne: allarghiamo gamma, modelli e rete commerciale.

Per farlo servono soldi e sacrifici; i soldi, tanti, ce li mette Obama e i sacrifici li fanno gli operai: meno salario e più lavoro.

Perchè accettano?

Il fatto è che, in America, pensioni e assistenza medica sono aziendali: se l’azienda fallisce il lavoratori non perdsono solo la paga ma anche pensione e assistenza; e là le Asl non ci sono.

E siccome c’era il sindacato unico aziendale, decidere è stato facile.

Obama a questo punto, diventato proprietario del pacchetto azionario Chrysler (i soldi ce li ha messi lui), ne dà il controllo al sindacato: siete responsabili della fabbrica, dateci da fare.

Sicchè adesso il controllo di Chrysler non ce l’ha la Fiat, ce l’ha il sindacato unico dei lavoratori Chrysler.

Che ha naturalmente interesse a far funzionare il progetto Marchionne (alternative non ce ne sono), altrimenti addio lavoro, pensione e assistenza.

A questo punto perfino io ho capito che, per un lavoratore Chrysler, a salario ridotto, orario aumentato, rischio pensione ecc…, che i cugini italiano possano contrattare condizioni economiche migliori, godendo già in partenza di pensione e assistenza sanitaria gratuita, non gli sta bene: se nel gruppo Fiat Chrysler ci sono risorse tali da privilegiare i lavoratori italiani, allora almeno dividiamole; oppure, credo, che ragionino così, investiamole nella fabbrica e ai colleghi italiani applichiamo lo stesso trattamento che ci siamo beccati noi.

E, ovviamente, non è che Marchionne possa discutere: il controllo di Chrysler ce l’ha il sindacato unico aziendale.

Che fa, dice scusatemi mi sono sbagliato e macchina indietro?

In Chrysler sindacato unico aziendale, tutti allineati e coperti, quello che si decide si fa.

E in Fiat, la Fiom?

E se magari riesce a bloccare il piano Marchionne? e che facciamo, pensano i lavoratori americani, dipendiamo da Landini e Camusso?

Qui c’è un progetto che riguarda noi e le nostre famiglie, per il quale abbiamo accettato un sacco di sacrifici, sarà mica la Fiom che ce lo manda al diavolo.

Ecco perchè Marchionne è così determinato: il problema non è Mirafiori, è la sopravvivenza del gruppo.

Alla fine, la crisi dell’auto è una pacchia per Marchionne; non ci fosse stata l’avrebbe dovuta inventare.

Con la crisi, l’omologazione dei lavoratori italiani a quelli americani dovrebbe riuscirgli, Fiom o non Fiom.

Adesso tutto questo può anche non piacere: però, come diceva Lenin: “i fatti sono testardi”.



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