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La pagina di un libro/70 - Una posizione scomoda

Creato il 01 settembre 2014 da Mapo
A volte uno può leggersi un libro anche solo per farsi una risata, anche se amara.Una posizione scomoda, di Francesco Muzzopappa è il libro perfetto! Graffiante, irriverente, ironico e innaffiato di cinismo.Il protagonista è un giovane sceneggiatore, diplomato in un'importante scuola di cinema italiana, che si trova costretto per sbarcare il lunario a scrivere trame e titoli (davvero esilaranti) per una nota casa di film pornografici.Lo associo, per analogia, ad una pellicola italiana nelle sale proprio in queste settimane, che qualche giorno fa ho visto ad un cinema all'aperto milanese. Si chiama "Smetto quando voglio" e racconta le vicende di un manipolo di menti brillanti, ricercatori rampanti e restauratori di prima scelta, in grado di dettagliare ogni sanpietrino di Roma o di litigare in latino davanti a una pompa di benzina, che si trovano quasi costretti, per tirare a campare, a spacciare nelle discoteche un nuovo tipo di droga, ancora nuova alle liste delle sostanze proibite.Da non perdere il colloquio di lavoro in un cantiere della capitale, in cui un giovane (e un po' disperato) erudito in cerca di guadagni, camuffato da burino con tanto di canottiera, basette e accento d'ordinanza, spergiura di non avere sul serio una laurea, pur di ottenere un contratto a ore sottopagato per smontare automobili. Ma siamo qui per raccontare di un libro.
La pagina di un libro/70 - Una posizione scomoda
"La differenza sostanziale tra la passerella davanti al Kodak Theatre di Los Angeles e quella del Palais di Cannes durante il festival del porno è una questione di stile: non ho mai visto Natalie Portman sollevare un abito Armani per mostrare ampie fette di culo, o Uma Thurman lasciar cadere una spallina di Gucci per tirar fuori un seno e leccarsi il capezzolo davanti alle telecamere.Il tappeto rosso che porta all'ingresso del Palais è un pullulare di donnine stile tangenziale e uomini impettiti in smoking. La ressa di maniaci poi è alle stelle: allungano mani, chiedono autografi, urlano nomi e secernono quintali di bava come golden retriever durante una battuta di caccia.Per entrare senza dare nell'occhio, decido di infilarmi nel gruppo delle conigliette di Playboy, tutte bionde e parecchio gonfie. In mezzo a loro, nessuno farà caso a me, con i Ray-Ban inforcati e il mio passo felpato e veloce.Mentre le donnine di burro salutano i giornalisti e mandano baci volanti ai fan dietro le transenne, io mi infilo nel Palais, mostrando il mio pass a un gorilla dallo sguardo scuro e severo.Vengo preso in custodia da una hostess che mi guarda disgustata come fossi il peggior maiale della terra: storce il naso, storce la bocca, storce gli occhi. Tutta storta mi accompagna in decima fila e mi lascia al mio destino, senza nemmeno salutare. Brutta stronza, penso, dissimulando il mio disappunto con un sorriso da pubblicità.Per descrivere il teatro non basterebbe il dizionario di aggettivi della Treccani: è grandioso, imponente, maestoso, monumentale, solenne e ufficiale. Perchè c'è poco da fare, questo è il teatro dei teatri.Le stesse poltrone che stasera accoglieranno disinibite chiappe al vento e sederi ancora doloranti hanno ospitato dal 1939 tutti i grandi del cinema."Francesco MuzzopappaUna posizione scomodaPag. 132

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