(immagine tratta dal blog: http://nebulababy.blogspot.com/)
Bruno era soddisfatto di molte cose: del cibo con cui il grande uomo lo rifocillava ogni mattina e ogni sera della sua vita, dell’acqua fresca del fiumiciattolo, del sole sui suoi occhioni, delle mosche e del loro parlottare vicino alle sue orecchie. Ma più di tutto era la sua pancia a dare un significato alla sua vita: Bruno la considerava la “sede della sua anima”, pur non sapendo minimamente il significato della parola “anima” e forse neppure della parola “sede”. Però un giorno aveva sentito il piccolo uomo che a volte accompagnava il grande uomo chiedere il significato di alcune parole sentite chissà dove. E il grande uomo aveva risposto semplicemente che il corpo rappresentava eclusivamente “la sede dell’anima”. E siccome Bruno del suo corpo amava soprattutto la pancia, piena, pelosetta, dolcemente gorgogliante: ecco, aveva deciso che quella doveva essere inequivocabilmente la sede della sua anima. Così rimase un po’ basito il giorno in cui il grande uomo decise di caricare lui e la sua pancia dentro un camion. E ancora di più quando gli venne messo di fronte un piccolo microfono dove vennero registrati i suoi muggiti. Poi capì, non appena la sua anima spuntò fuori dal nulla sottoforma di scatoletta. Da allora ogni mattina Bruno si sveglia in preda alle convulsioni, non riuscendo più a vedere la sua pancia, ma sentendosi sballottato su e giù dalla manina di un piccolo uomo. Per pochi secondi, solo per pochi secondi.